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Suicidio assistito, grave la decisione della Corte: si rompono i vincoli di solidarietà

“La decisione della Corte è una decisione grave, perché per la prima volta in Italia introduce la possibilità di troncare la vita di un malato attraverso l’iniezione di un farmaco letale”, commenta Alberto Gambino – prorettore dell’Università Europea di Roma e direttore scientifico di Diritto Mercato Tecnologia – ai microfoni del TG1. La Corte costituzionale ha infatti ritenuto “non punibile, ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

“Ritengo che questo rompa i vincoli di solidarietà che invece deve avere lo Stato, la legge e tutti i consociati nei confronti delle persone più fragili”, conclude Gambino.

“C’è un grande rammarico”, ha detto Alberto Gambino al TG2000, “perché si sarebbe potuto impedire questo pronunciamento con una legge del Parlamento che avrebbe anche potuto mitigare la soluzione della nostra Corte costituzionale. Il tema adesso è molto impegnativo perché significa che, in effetti, entra nell’ordinamento italiano una forma di suicidio assistito e, in quanto assistito, coinvolgerà altri soggetti. Ed è presumibile che questi soggetti coinvolgano il servizio sanitario. E questo è davvero devastante”.

Di seguito, gli interventi di Alberto Gambino al TG1, a Unomattina, a TG2000 e a Radio Vaticana.

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