Edoardo Giardino è avvocato e professore associato nonché abilitato alle funzioni di professore ordinario di…
La via europea al digitale. Intervista a Cristina Schepisi
Cristina Schepisi è docente di Diritto dell’Unione europea e di Diritto comunitario della concorrenza presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”.
«Il mio impegno non è di rendere l’Europa come la Cina o come l’America. Il mio impegno è di rendere l’Europa più come sé stessa». Sono parole della commissaria Margrethe Vestager, pronunciate nel suo discorso di apertura. In cosa consiste, secondo lei, questa “via europea al digitale” che Vestager sembra preannunciare? Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni?
La “via europea al digitale”, che sembrerebbe evocare la commissaria Vestager, la interpreto come l’impegno, da parte dell’Unione europea, e in primis della Commissione, a sviluppare ulteriormente il digitale in tutti i settori, al fine di creare realmente un Mercato unico digitale, ma salvaguardando al contempo le specificità e i valori europei.
Detto in altri termini, rispondere alla sfida del digitale significa rendere, da un lato, più competitivi a livello mondiale i prodotti e servizi europei, attraverso l’innovazione tecnologica e l’accessibilità da parte di imprese e cittadini alle nuove tecnologie e ai nuovi modelli dell’economia digitale. D’altra parte, la rete internet – che costituisce il mezzo e allo stesso tempo il luogo di trasmissione di dati digitali, si presenta di per sé come a-territoriale, portando perciò ad un aumento esponenziale delle situazioni cd transnazionali e rendendo del tutto insufficienti discipline e interventi circoscritte a livello nazionale.
Nella sua Strategia per il mercato unico digitale la Commissione europea ha, come noto, posto l’accento su molteplici aspetti, dall’“accesso” alla rete (la banda di alta qualità dei 700 Mhz disponibile per la banda larga senza fili e coordinamento in materia di spettro radio al fine di consentire un funzionamento efficace delle reti 5G – con ricadute positive sulle smart cities, le auto connesse, l’assistenza sanitaria a distanza, la promozione di infrastrutture – reti di telecomunicazioni di alta qualità) allo scambio di prodotti e servizi in rete (e tutto ciò che dunque riguarda il commercio elettronico e la semplificazione di taluni aspetti; es. semplificazione della dichiarazione IVA, o una più agevole soluzione online delle controversie). Da ultimo, la Commissione ha focalizzato l’attenzione sull’uso della rete ed in particolare sulla questione della circolazione dei dati (personali e non). Per rispondere alla sfida digitale, occorre evidentemente garantire e realizzare una vera e propria libera circolazione dei dati digitali ed abbattere talune barriere normative. Una più ampia, effettiva e libera circolazione dei dati è essenziale per la realizzazione del mercato interno e ad un più ottimale funzionamento delle altre libertà di circolazione. Nella mente della Commissione essa rappresenterebbe di fatto la quinta libertà del Mercato interno.
Dall’altro lato, raccogliere la sfida del digitale non significa tuttavia porre unicamente l’accento sullo sviluppo economico e la competitività delle imprese attraverso la libera circolazione dei dati digitali. La “via europea al digitale” – e qui veniamo al riferimento ai valori europei ai quali accennavo all’inizio – implica invece anche una particolare attenzione ai diritti dell’utente dei servizi e della persona. Al fine di mantenere un elevato livello di fiducia e di trasparenza nelle transazioni on line e nell’uso delle piattaforme digitali deve essere, infatti, sia garantita la sicurezza informatica sia assicurata la tutela dei dati (digitali) personali. Un passaggio contenuto nella Comunicazione sulla revisione intermedia dell’attuazione della strategia per il mercato unico digitale è in tal senso eloquente: «La forza dell’Unione europea si basa su un mercato pienamente integrato e su un sistema economico aperto sul mondo. Nel mondo digitale, ciò presuppone la libera circolazione delle informazioni e l’esistenza di catene del valore mondiali, che sono agevolate dalla presenza di un Internet libero, aperto e sicuro. La transizione verso un mercato unico digitale dell’UE basato sul sostegno ad una concorrenza equa e saldamente ancorato ai nostri valori, diritti e libertà fondamentali può aiutare l’Europa ad affrontare le numerose sfide economiche e mondiali che l’attendono […] La protezione della vita privata non è una merce di scambio. Piuttosto, il rispetto della vita privata e la protezione dei dati personali sono due condizioni che garantiscono la stabilità, la sicurezza e la competitività dei flussi commerciali mondiali. La Commissione si prefigge di facilitare tali flussi di dati transfrontalieri, garantendo però al contempo un livello elevato di protezione».
Ecco, mi sembra che tale passaggio – che è poi uno dei tanti in cui si ribadisce tale concetto – sia un chiaro esempio dell’equilibrio che la Commissione intende assicurare tra la realizzazione di un vero e proprio mercato digitale e la particolare attenzione ai diritti della persona, che – oramai da decenni – fanno parte dei principi fondamentali di diritto dell’Unione europea e che costituiscono il parametro interpretativo e di legittimità degli atti delle istituzioni europee e dei provvedimenti degli Stati membri.
Ursula von der Leyen ha parlato della necessità per l’Europa di raggiungere la «sovranità digitale», termine che potrebbe far pensare a qualche forma di barriera protezionistica o comunque di ostilità verso le aziende straniere. Esiste, secondo lei, il rischio che questa strategia finisca per ostacolare la concorrenza e la spinta all’innovazione?
La necessità di raggiungere la “sovranità digitale” si raccorda in parte a quanto detto prima e cioè che obiettivo della Commissione, e dell’Unione europea in genere, è quello di rispondere alla sfida digitale attraverso una serie di azioni mirate che la stessa Commissione ha indicato nella sua Strategia per il Mercato unico digitale.
Il termine “sovranità digitale” non va, a mio avviso, interpretato come l’intenzione di introdurre barriere protezionistiche nei confronti delle aziende straniere. E non sarebbe neppure la soluzione migliore. In un’economia digitale globalizzata è infatti pressoché impossibile impedire che aziende straniere operino pienamente anche in Unione europea. Google, Amazon, eBay, Uber sono solo alcuni esempi. Un Rapporto del PE sulla European App Economy del 2018, nel sottolineare come l’innovazione tecnologica abbia generato enormi benefici per i consumatori, sembrerebbe, infatti, evidenziare che la presenza di operatori mondiali (si pensi a Google, Amazon, eBay, ecc.) lungi dal restringere la concorrenza a danno del mercato e dei consumatori, garantiscono invece una più ampia offerta di prodotti e servizi, ad un alto livello di tecnologia, e a prezzi sempre più competitivi. Tali aziende devono ovviamente rispettare le discipline europee nei vari settori (protezione dei dati personali, diritto d’autore, ecc.) e dunque garantiscano gli stessi standard di tutela.
Raggiungere la sovranità digitale implica invece, la necessità di sostenere la crescita di aziende europee che operino nell’ecosistema digitale, investendo nella ricerca industriale ed eliminando gli ostacoli esistenti a livello di scambi online, in maniera da consentire alle nuove start-up di sfruttare al massimo le nuove opportunità dell’economia digitale. Obiettivo della Commissione è dunque non tanto quello di limitare l’accesso al mercato europeo delle aziende di Paesi terzi, ma quello – al contrario – di rafforzare la posizione delle imprese europee, sia in ambito europeo che in un contesto internazionale. Il ruolo che l’Unione europea dovrebbe svolgere in tale contesto è quello di una partecipazione attiva nell’ambito del commercio mondiale e nell’accesso ai mercati esteri, attraverso la stipulazione di accordi di libero scambio e la ricerca degli strumenti più efficaci per agevolare il flusso di dati transfrontalieri. La condizioni che l’Unione europea imporrà ai suoi partner commerciali sarà ovviamente quella dell’adozione da parte loro delle norme UE sulla protezione dei dati personali. La Commissione ha, infatti, avviato dialoghi sul tema con vari Paesi e la finalità è dunque anche quella di avere un ruolo guida a livello mondiale nella protezione dei diritti connessi alla rete internet.
Ciò detto, la condizione preliminare affinché le aziende europee possano rafforzarsi e competere a livello mondiale è che – prima di tutto – siano forti in Europea e, dunque, che la loro attività non sia ristretta entro i confini dei singoli Stati membri. Torniamo dunque a quanto detto in precedenza, e cioè che appare imprescindibile, anche a tale fine, l’effettiva realizzazione di un Mercato unico digitale, attraverso l’ulteriore eliminazione degli ostacoli agli scambi di prodotti, servizi e di dati e nell’ambito del quale persone e imprese possano liberamente accedere in maniera sicura a beni e servizi on line.
Un’espressione che rende molto bene tale concetto è quella secondo cui occorre trasferire online il mercato interno e ciò può avvenire affiancando alle quattro libertà di circolazione la libera circolazione dei dati digitali. La “sovranità digitale” dovrebbe dunque coincidere, a mio avviso, con la piena realizzazione del mercato unico digitale.