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Vizi e virtù dei mercati digitali. Commento alla Relazione Annuale dell’Agcm

di Augusto Preta E’ stato evidente fin dall’inizio del proprio mandato che l’Antitrust di Giovanni Pitruzzella avrebbe posto “la questione digitale” al centro della propria attività, raccogliendo la sfida posta dall’innovazione alle autorità di concorrenza, in termini di comprensione dei fenomeni e valutazione del loro impatto sull’economia, di idoneità degli interventi, di efficacia degli strumenti, di tutela e benessere dei consumatori.
Se da questo punto di vista negli scorsi anni la Relazione annuale al Parlamento si concentrava soprattutto sul ruolo centrale dell’innovazione e della rivoluzione digitale come volano della “grande trasformazione in cui siamo immersi che inevitabilmente interagisce con il ruolo e con le funzioni delle autorità di concorrenza” sottolineando come nella nuova economia l’accesso ai servizi digitali è una componente essenziale della competitività, nella relazione di quest’anno emergono anche preoccupazioni e rivendicazione di un ruolo attivo dell’Antitrust al fine di ridurre le disuguaglianze e le sue conseguenze politiche ed economiche.
In altri termini, certamente non rinnegando i potenziali e in molti casi reali effetti positivi dell’economia digitale, in termini di crescita economica, di innovazione, di riduzione dei prezzi per i consumatori, Pitruzzella paventa al contempo come il modello economico legato alla globalizzazione dei mercati possa cominciare a segnare il passo determinando parziali fallimenti e creando disuguaglianze ancora più ampie che nel precedente modello economico.
Sotto il primo aspetto il passaggio più significativo è quello in cui si ricorda come globalizzazione e apertura dei mercati abbiano stimolato la concorrenza e l’innovazione, favorendo produttività e crescita economica: “La riduzione dei prezzi nei settori più aperti alla concorrenza è evidente: è sufficiente citare il caso esemplare delle telecomunicazioni (in specie del mobile). La riduzione dei prezzi non soltanto giova al consumatore, ma riducendo il costo degli input fondamentali rafforza la competitività delle imprese che utilizzano quegli input nel loro ciclo produttivo… E l’innovazione è il principale driver della crescita economica”.
D’altro lato però la crescita economia che si è realizzata sull’onda della globalizzazione, dell’apertura dei mercati e dell’innovazione tecnologica, secondo l’Antitrust, ha lasciato alle spalle un drammatico aumento delle disuguaglianze. Tali preoccupazioni “forniscono il combustibile che alimenta le politiche protezionistiche”.
A fronte di questo scenario complesso e con forti contraddizioni, secondo Pitruzzella, prende corpo l’idea di correttivi per privilegiare l’inclusione e l’equità sociale nel processo di crescita, riducendo le disuguaglianze nella logica einaudiana (particolarmente cara a chi scrive ndr) “dell’uguaglianza dei punti di partenza”.
In questa Antritrust più vicina alle persone, citando la stessa Relazione, l’uso di strumenti di enforcement diventa essenziale. In particolare l’abuso di posizione dominante per prezzi eccessivi, che però sembra più efficace in particolari settori (es farmaceutico) dove la fissazione di un prezzo eccessivamente elevato rispetto a quello di equilibrio appare più facilmente misurabile e sanzionabile.
Su altri ambiti, maggiormente legati all’ICT e all’innovazione, il ruolo dell’Autorità sembra essere quella di facilitatore nell’accesso a nuovi servizi come quelli della sharing economy, rimuovendo gli ostacoli che le nuove forme di condivisione stanno incontrando.
In conclusione, non sarà certamente l’Autorità della concorrenza da sola, come ricorda Pitruzzella, a risolvere molte delle questioni epocali qui richiamate, ma è chiaro altresì che su questi temi e sulla capacità di affrontarli con gli strumenti adeguati che l’antitrust nazionale dovrà confrontarsi e cooperare con le autorità antitrust a livello globale, accettando la sfida dell’innovazione, salvaguardando la globalizzazione, ma spingendo al contempo con decisione verso una progressiva riduzione degli elementi di distorsione dei mercati.
Un compito e una sfida estremamente complessi ma per molti versi esaltanti, a cui un’autorità antitrust autorevole e indipendente come quella italiana non potrà e non vorrà certamente sottrarsi.