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Web tax: perché potrebbe far aumentare i costi e frenare la crescita delle imprese

Riportiamo l’opinione di Roberto Liscia, presidente di Netcomm, in merito alla web tax, pubblicata su Agenda Digitale.

È chiaro che un’ulteriore tassa, come quella prevista, sarebbe un costo eccessivo per la stragrande maggioranza. Siamo contrari all’ipotesi di una web tax non armonizzata a livello europeo e lo siamo ancora di più quando vediamo a rischio le possibilità per le imprese del nostro Made in Italy di competere sui mercati globali. Siamo al passo opposto rispetto ad alcuni esecutivi del passato, in cui si ventilava l’idea di finanziare le imprese tese all’internazionalizzazione.

Le attuali norme sulla tassazione delle società non sono adatte alle realtà della moderna economia e certamente questo è un problema globale che richiede una soluzione globale. Netcomm è uno dei membri fondatori dell’Associazione Europea del Commercio Elettronico, Ecommerce Europe, che rappresenta gli interessi di oltre 75.000 aziende che vendono beni e/o servizi online ai consumatori in Europa. Dal nostro ruolo di esperti del settore e-commerce, siamo favorevoli all’applicazione di un’imposta sulle società che operano nel mercato digitale, purché essa sia basata sui profitti e non sui fatturati e a parità di condizioni nel contesto fiscale, così che le imprese siano tassate in modo equo e non discriminatorio.

La portata applicativa della norma è ampia poiché inserisce una gamma estremamente vasta di servizi digitali che sono divenuti ormai una componente essenziale e imprescindibile per l’economia italiana e, soprattutto, nell’attività lavorativa di tutti i giorni (cloud computing, sviluppo software, servizi pubblicitari sul web, e-Learning, ecc.), coinvolgendo sempre più imprese. I merchant europei e, a seguire, i consumatori saranno coloro che sosterranno il peso economico maggiore: il costo della tassa si rifletterà inevitabilmente lungo la catena di approvvigionamento, con maggiori costi per le PMI e di conseguenza per i consumatori, frenando la crescita delle imprese e gli investimenti, con effetti dannosi sulla competitività delle aziende e perdita di posti di lavoro.

Un altro aspetto che deve essere considerato è la protezione delle imprese: la web tax metterà inevitabilmente le aziende europee in una posizione di svantaggio rispetto a quelle non UE, perché attualmente non disponiamo di mezzi legali per garantire l’applicabilità della tassa nei confronti di società fuori dai confini europei. Le imprese e in particolare le PMI, alla base del tessuto economico italiano, devono poter crescere e innovare: la web tax disincentiverebbe la loro espansione e gli ulteriori investimenti, ancora una volta con effetti dannosi sulla competitività dell’UE e perdita di posti di lavoro.

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