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Al Rome Investment Forum 2017 protagonisti gli investimenti sostenibili. Gambino: percorsi universitari più orientati alle professionalità che nascono dai nuovi trend legati allo sviluppo sostenibile

La crescita in Italia e in Europa sta prendendo vigore, ma basterà a rendere la UE, tra le sfide che è chiamata a raccogliere a cominciare da Brexit, una delle locomotive mondiali dello sviluppo? E cosa fare per rendere più attrattiva l’Italia dopo un lungo periodo di riduzione degli investimenti, diminuiti del 25% circa dallo scoppio della crisi e che mostrano finalmente segnali di ripresa da consolidare?
A questi interrogativi ha provato a dare risposte la quarta edizione del Rome Investment Forum 2017 – Financing long-term Europe, la due giorni organizzata da FeBAF, la Federazione Banche Assicurazioni e Finanza (per cui lavoro).
Il 15 e 16 dicembre si sono alternati alle Scuderie di Palazzo Altieri 70 relatori delle istituzioni e della business community da Italia, Unione Europea e resto del mondo. Oltre 300 i partecipanti, che hanno sfidato il maltempo della prima giornata nonostante la possibilità del collegamento in streaming.
La manifestazione si è svolta sotto il patrocinio di Parlamento e Commissione europei e della Presidenza del Consiglio per i 60 anni dalla firma dei trattati. Nel corso delle sei sessioni che hanno animato la due giorni, spazio a molti dei temi caldi per il settore finanziario e per il futuro dell’UE: sviluppi dell’Unione Economica e Monetaria, Mercati dei capitali (nell’acronimo inglese, CMU) e Piano Europeo per gli investimenti, l’innovazione, il confronto sul futuro dell’Europa e sul più generale contesto della governance e della leadership internazionale. Una sessione ad hoc è stata dedicata alla sostenibilità e alla gestione dei rischi catastrofali.
“Unione Europea e Italia devono accelerare, rispettivamente, su riforme e investimenti”, ha detto il presidente della FeBAF, Luigi Abete aprendo i lavori. “A Bruxelles serve un cambio di passo per ridare identità all’Unione e fiducia agli europei, completando i processi avviati, a cominciare dall’Unione Bancaria e dall’Unione dei Mercati dei Capitali (CMU).
In Italia – ha aggiunto – stiamo lavorando come Federazione per realizzare condizioni di rilancio degli investimenti e per favorire la crescita e la capitalizzazione delle imprese. La prossima legislatura – ha concluso Abete – sarà decisiva per una ripresa degli investimenti pubblici e privati e dovrà mettere al centro del suo programma la ‘finanza per la crescita’ ”.
Protagoniste della giornata di venerdì le riforme, quelle al centro dell’impegno riformatore degli ultimi governi e quelle europee, e dell’Eurozona in particolare, che vengono invece promosse con riserva innanzitutto perché il completamento di queste riforme è essenziale, come ha ricordato il Ministro Pier Carlo Padoan, e poi perché si ritiene che sarebbe necessario un ritorno ai principi dell’Unione che devono ispirare e guidare i processi di integrazione.
L’Europa, rifacendosi all’intervento del Ministro Claudio De Vincenti, deve riscoprirsi come “comunità di valori” e attorno a questi valori deve ridefinire il proprio futuro, rafforzare l’integrazione, il bilancio, la rappresentanza esterna.
Accanto alla nuova vision per l’Europa e le “grandi riforme”, si è parlato anche di temi più “settoriali” legati al mondo bancario, come Unione Bancaria e Basilea IV, al centro dell’intervento di Giovanni Sabatini (Direttore Generale ABI e Presidente FBE) e quelli specifici al mondo assicurativo con il discorso della Presidente ANIA Maria Bianca Farina sulla revisione di Solvency II e gli investimenti di lungo periodo e infrastrutturali.
Trattati anche altri temi come il prodotto pensionistico individuale paneuropeo (PEPP) previsto all’interno della CMU, gli incentivi fiscali per la crescita, le garanzie in favore delle piccole e medie imprese e il venture capital, il crowdfunding, le start-up e gli acceleratori, il fintech e l’insurtech.
La seconda giornata di lavori si è aperta con una sessione dedicata al ruolo dell’Unione Europea nell’arena competitiva e di governance globale, con riferimento alle sue prospettive in termini di confini geografici e di aree di influenza e interazione col resto del mondo, in un contesto in cui i rapporti bilaterali riassumono maggior peso anche a discapito delle organizzazioni internazionali di governance globale.
Come da tradizione, l’ultima sessione è stata dedicata ai temi della sostenibilità, della resilienza – con la proposta di un Green Supporting Factor avanzata dall’industria tra i requisiti di capitale a fronte di prestiti alle imprese – e della riduzione dei rischi catastrofali auspicando una opportuna integrazione e valorizzazione delle partnership pubblico-private per il contenimento dei danni sulla fiscalità pubblica che, per un Paese come l’Italia in cui circa 4 miliardi di euro/anno vengono spesi dallo stato per il solo costo dei danni diretti causati dai terremoti, è drammaticamente significativa.
Lo sviluppo sostenibile, in particolare, è stato declinato anche dal punto di vista della preparazione degli studenti nelle università. C’è infatti un grande lavoro da compiere per formare le giovani generazioni sui temi legati alla sostenibilità e ai c.d. parametri ESG, ovvero ambiente (Environment), sociale (Social) e di Governance che ispireranno sempre di più le scelte di investimento e finanziarie del futuro.
“Ci sono ritardi da colmare anche nei percorsi universitari – come ha ricordato il prof. Alberto Gambino (pro-rettore dell’Università Europea di Roma e Direttore Scientifico di DIMT) – per mettere al passo la preparazione degli studenti rispetto alle nuove professionalità che si affacciano su impulso dei nuovi trend e fabbisogni legati allo sviluppo sostenibile”.
Appuntamento al 2018, come ha detto nelle conclusioni Paolo Garonna, segretario generale della FeBAF, per la quinta edizione del Rome Investment Forum. Sarà l’occasione per un nuovo “tagliando” sui temi degli investimenti a lungo termine e della sostenibilità.
Che poi, a ben guardare, sono due facce della stessa medaglia.