Il 5 agosto, la morte di colui che Montanelli definì “il principe del giornalismo televisivo”…
Messaggio di fine anno, un’eccezione alla regola
di Gianfrancesco Rizzuti
Messaggio di fine anno, un’eccezione alla regola
Chi l’ha detto che per “bucare” lo schermo della TV (e del PC) bisogna fare come i quattro capponi di Renzo, che s’ingegnavano a beccarsi l’uno con l’altro, “come accade troppo sovente tra compagni di sventura”? E’ vero che i capponi in questo periodo fanno una brutta fine, e che la necessità del battibecco è una regola della comunicazione. Perché se in un messaggio non c’è almeno una delle cosiddette “5C”, quel messaggio non passa. E’ così che Crisi, Catastrofi, Crimini, Corruzione e Conflitti sono l’ingrediente immancabile di ogni notiziario radio/tv, prima pagina, post su web. Perché, si sa, nell’informazione – di massa o social – una buona notizia è una non-notizia, e una cattiva è una gran notizia.
Eppure, ogni regola ha le sue eccezioni. Un’eccezione è certamente quella che ha riguardato il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. I numeri sono significativi, con oltre 10 milioni di spettatori collegati in diretta, alle 20.30 del 31 dicembre, sulle reti TV, pari al 40% di share. Nell’appuntamento di fine 2017 erano stati quasi un milione di meno. C’è di più. I passaggi principali del messaggio presidenziale sono stati “twittati”, e si conterebbero 3,5 milioni di visualizzazioni sull’account twitter del Quirinale.
Senza entrare nel dibattito politico di attualità, ad un addetto ai lavori si impongono alcune considerazioni, che vanno al di là dei numeri ma che da essi partono.
- Anche le Istituzioni comunicano. Nelle scelte di comunicazione e diffusione dei messaggi, anche le principali istituzioni integrano ormai i canali tradizionali e quelli social. E lo fanno per raggiungere la cittadinanza, e le varie categorie di utenti che usano mezzi diversi per informarsi. Certamente i social sono “i più amati dagli italiani” giovani.
- La Rete non è solo pascolo per le bufale. I mezzi di comunicazione possono accettare una narrativa pacata, equilibrata, inclusiva. Chiamiamola pure “buonista”, se con questo termine si evoca un’accezione positiva. La rete non è solo terreno di pascolo per le “bufale” (meglio note come fake news), per l’odio degli “haters” e le manipolazioni degli “hackers”.
- La comunicazione premia la coerenza. Il messaggio del presidente Mattarella è coerente con la sua storia e con il clima che ha accolto i suoi ultimi interventi e apparizioni pubbliche. Basti pensare all’applauso tributato alla Prima della Scala, o alle migliaia di visualizzazioni del video che su YouTube ha mostrato l’accoglienza all’aeroporto di Ciampino della salma di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista ucciso a Strasburgo lo scorso dicembre.
- La comunicazione passa se autorevole e di interesse. Un’altra regola della comunicazione è che un messaggio “passa” se proviene da fonte affidabile, e se esso interessa il destinatario. Evidentemente, nel nostro caso, le cose dette dal Presidente Mattarella, dalla sicurezza alla manovra di bilancio, dalle elezioni europee alla disoccupazione, sono state percepite come appartenenti al vissuto di ciascuno degli ascoltatori. Il fatto che a dirlo sia stato il Presidente della Repubblica ha dato al messaggio un sigillo di autorevolezza. Prova ne sia che secondo diversi analisti, le interazioni sulla rete sono state per la grande maggioranza positive, segnalando un “mood” favorevole all’istituzione.
Siamo a inizio 2019 e non è tardi per farci gli auguri. Tra di essi, può trovare posto anche l’auspicio che sul web e in generale nel dibattito pubblico si affermi un confronto serio ma non astioso, un clima non indulgente e tuttavia sereno. Alcuni segnali, come il messaggio di fine anno del Presidente, vanno studiati e valorizzati.