A gennaio 2025 l’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo ha pubblicato il report “The definition of independent…
Bocciati tutti gli emendamenti contro Skype ai super boss

(via Il Fatto Quotidiano) Nomi di boss del calibro di Salvatore Messina Denaro (fratello di Matteo), Vito e Mariuccio Brusca, Mario Santafede, Antonio e Giuseppe Trigida potrebbero beneficiare di alcune nuove disposizioni del disegno di legge di iniziativa governativa “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario”, licenziate dalla Commissione Giustizia della Camera, dopo il voto di fiducia al Senato.
Sono stati respinti, infatti, gli emendamenti, decine, delle opposizioni che miravano a scongiurare – con una formulazione meno vaga di quella del ddl – l’utilizzo di sistemi audiovisivi, tipo Skype, da parte di criminali sottoposti al 41bis o in regime di alta e media sicurezza “per favorire le relazioni familiari” direttamente dal carcere.
A lanciare l’allarme su quello che potrebbe prospettarsi come una sorta di teleworking criminale, l’associazione “Vittime del Dovere” che rappresenta i familiari di giudici, agenti, carabinieri uccisi o feriti. Il presidente Emanuela Piantadosi mette in guardia: “non vogliamo che nessuna legge italiana favorisca le relazioni familiari di ‘ndranghetisti, camorristi, mafiosi o terroristi. Così come è formulata la norma non esclude la possibilità ai soggetti sottoposti al 41bis di poter usufruire di collegamenti audiovisivi e peggio ancora a quanti si trovano in regime di alta sicurezza, nemmeno citati”. A finire sotto la lente d’ingrandimento è un inciso del comma 85 dell’unico articolo del testo che approderà nell’Aula di Montecitorio: “fermo restando quanto previsto dall’articolo 41bis”. La formulazione, così delineata, non supera inequivocabilmente la prospettiva che i nuovi tipi di comunicazione audiovisiva possano essere estesi ai più efferati criminali, i quali potrebbero continuare a dettare ordini a familiari e gregari dalle loro celle di sicurezza. Il 41bis non esclude infatti incontri o colloqui telefonici con i propri congiunti e il passo all’utilizzo di diverse modalità di comunicazione potrebbe essere breve.
Il Ministro della Giustizia Orlando dichiarò al Fatto: “E’ una questione che approfondiremo”, mentre dai suoi uffici arrivavano rassicurazioni: “si tratta di una delega, la legge è tutta da scrivere, la possibilità d’introduzione di strumenti audiovisivi, Skype compreso, non potrà riguardare i detenuti al 41bis”. Posizione ribadita anche da Donatella Ferranti, Presidente della Commissione Giustizia, la quale ha sottolineato come i rischi paventati siano infondati.
L’articolo è apparso sull’edizione cartacea de “Il Fatto Quotidiano” del 19 maggio 2017 pag. 8 a firma di Eduardo Meligrana