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Presentazione del workshop “Il futuro del cinema indipendente” sul report “The definition of independent production in direct and indirect public support measures”

 

A gennaio 2025 l’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo ha pubblicato il report “The definition of independent production in direct and indirect public support measures” che sarà presentato il prossimo 9 maggio dalla dott.ssa Maja Cappello, Capo del Dipartimento giuridico dell’Osservatorio, nonché membro del Consiglio consultivo dell’European Digital Media Observatory, nel corso del workshop “Il futuro del cinema indipendente”, organizzato da IAIC, dal CREDA e dalla Fondazione De Gasperi.

Abbiamo chiesto all’Avv. Elena Maggio, Associate di Unistudio & Gambino, specializzata in diritto della proprietà intellettuale e privacy, di introdurci al tema.

 

 

L’Avv. Elena Maggio

 

Secondo lei perché è tanto importante tutelare i produttori indipendenti nell’attuale scenario economico e sociale?

“La tutela dei produttori indipendenti oggi è cruciale per diversi motivi. Principalmente perché i produttori indipendenti spesso creano contenuti che esplorano temi, storie e prospettive uniche o impiegano tecniche narrative e tecnologiche innovative che i grandi produttori, spesso sottoposti a pressioni commerciali, non sono disposti ad affrontare. Supportarli contribuisce alla diversità culturale e alla pluralità di voci nel panorama cinematografico, favorendo, al contempo, l’innovazione nel settore. In un mercato dominato da poche grandi entità, i produttori indipendenti necessitano di protezioni legali ed economiche per accedere equamente alle risorse di distribuzione e promozione, garantendo che le loro opere raggiungano il pubblico e al pubblico di poter accedere a opere di nicchia e innovative. Ciò senza dimenticare che i produttori indipendenti spesso fungono da trampolino di lancio per nuovi talenti, offrendo opportunità a giovani registi, sceneggiatori e attori che potrebbero non avere le stesse chances in seno alle produzioni maggiori”.

 

Qual è l’importanza del concetto di “indipendenza” per i produttori audiovisivi nell’Unione Europea?

“L’indipendenza dei produttori è, come si diceva, fondamentale per garantire una diversità culturale e creativa nel panorama audiovisivo europeo. La scelta di non imporre all’interno dell’Unione Europea i criteri atti a definire l’indipendenza dei produttori è, almeno in parte, dovuta alle diverse esigenze culturali, economiche e industriali dei vari Stati membri. Ogni Paese ha quindi sviluppato criteri specifici che riflettono le priorità e il contesto socioeconomico dello stesso. Questa flessibilità consente a ciascuno Stato membro di adattare le regolamentazioni alle loro specifiche dinamiche di mercato, pur aderendo agli obiettivi generali dell’Unione Europea di promuovere la diversità culturale e la competitività nel settore audiovisivo. Ad esempio, in Austria, si limita al 25% la percentuale di partecipazione che un fornitore di servizi può detenere in una società di produzione, mentre in Francia viene prescritta l’assenza di controllo societario da parte di fornitori media e la libertà creativa del produttore. In Portogallo, il focus è incentrato sulla limitazione della partecipazione al capitale da parte di operatori televisivi, garantendo così una netta separazione tra produzione e distribuzione”.

 

Avv. Maggio, quali sono i canali distributivi più spesso impiegati dai produttori indipendenti?

“Dallo studio emerge che i produttori indipendenti hanno a disposizione diverse modalità di distribuzione per le loro opere, dalla distribuzione televisiva, oggi avvantaggiata dalla creazione di moltissimi canali tematici, alla distribuzione digitale diretta, come iTunes e Google Play, e fisica, sebbene in netto declino, sino alle piattaforme di streaming, senza tralasciare i circuiti festivalieri, che offrono visibilità, opportunità di networking e potenzialità di concludere ulteriori accordi di distribuzione. Queste modalità di distribuzione offrono ai produttori indipendenti occasioni per raggiungere il loro pubblico e opportunità per massimizzare il ritorno sugli investimenti. La scelta della modalità più adatta dipende da diversi fattori, inclusi il tipo di contenuto, il pubblico target e le risorse a disposizione”.

 

Non c’è dubbio che oggi le piattaforme di streaming costituiscono il principale canale attraverso il quale il pubblico accede ai contenuti audiovisivi. Quali sono secondo lei le principali sfide che i produttori indipendenti incontrano nella distribuzione su queste piattaforme?

“I produttori indipendenti si trovano ad affrontare diverse sfide quando tentano di distribuire i loro contenuti sulle piattaforme di streaming. Un primo problema attiene all’accesso alle piattaforme poiché queste hanno un numero limitato di slot disponibili per nuovi contenuti e tendono a preferire nomi già affermati e produzioni di grandi realtà, rendendo difficile per i produttori indipendenti entrare nel mercato. Inoltre, le piattaforme per l’accesso spesso chiedono che i contenuti soddisfino specifici standard di qualità e requisiti tecnici, che possono essere onerosi per i produttori indipendenti con budget limitati.

Un ulteriore problema attiene ai contratti di licenza con le piattaforme di streaming che possono essere complessi e presentare termini di licenza limitativi dei diritti dei produttori sui loro contenuti. Spesso, infatti, i produttori devono cedere gran parte dei diritti di distribuzione e sfruttamento commerciale a fronte di compensi inferiori rispetto ad altri canali di distribuzione, riducendosi, quindi, per i produttori indipendenti i margini di profitto”.

 

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