skip to Main Content

Prenotazioni online, l’Antitrust accetta gli impegni di Booking e chiude l’istruttoria. Expedia: “In corso dialogo costruttivo, speriamo di giungere nel prossimo futuro ad una soluzione”

L’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso nella riunione odierna di accettare, rendendoli vincolanti, gli impegni presentati dalle società del gruppo Priceline Booking.com B.V. e Booking.com (Italia). Si chiude così, nei confronti di tali società, l’istruttoria avviata il 7 maggio scorso per verificare le possibili limitazioni della concorrenza connesse all’utilizzo, da parte delle principali piattaforme di prenotazione di strutture alberghiere on line (le c.d. online travel agencies, Ota), di clausole, nei rapporti contrattuali con i propri hotel partner, di parità tariffaria e di altre condizioni (anche in termini di numero di stanze disponibili) Most favoured nation (Mfn). Il procedimento è ancora in corso nei confronti di Expedia. Le clausole Mfn vincolano le strutture ricettive a non offrire i propri servizi alberghieri a prezzi e condizioni migliori tramite altre agenzie di prenotazione online, e in generale, tramite qualsiasi altro canale di prenotazione (siti web degli alberghi compresi). Esse si inseriscono in un contesto di mercato in cui il principale modello di business delle Ota – che offrono i propri servizi sia in favore delle strutture ricettive che dei consumatori finali – è quello basato sulle commissionipraticate agli hotel. Sulla base di tale modello gli hotel pagano il servizio reso dalle piattaforme solo in caso di avvenuta prenotazione da parte del consumatore attraverso la corresponsione di una commissione sul prezzo di vendita della stanza, mentre i consumatori utilizzano gratuitamente i servizi di ricerca, confronto e prenotazione offerti dalle Ota. In sede di avvio l’Agcm aveva rilevato come la presenza di clausole di Mfn nei contratti con gli hotel partner fosse suscettibile di limitare significativamente la concorrenza sulle commissioni richieste alle strutture ricettive, con un impatto sui prezzi dei servizi alberghieri, in danno, in ultima analisi, dei consumatori finali. Nel corso dell’istruttoria, condotta in collaborazione con le Autorità nazionali di concorrenza di Francia e Svezia e in coordinamento con la Commissione, le società del gruppo Priceline – leader del mercato in Italia – hanno presentato impegni ritenuti “consistenti” in una riduzione significativa dell’ambito di applicazione delle clausole di Mfn, le quali si applicheranno esclusivamente ai prezzi e alle altre condizioni pubblicamente offerte dagli hotel attraverso i propri canali di vendita diretta online, lasciando piena libertà agli hotel nella determinazione delle condizioni di offerta praticate sulle altre Ota e sui propri canali diretti offline, nonché nell’ambito dei propri programmi di fidelizzazione. Gli impegni si applicheranno, a partire dal 1 luglio 2015, a tutte le prenotazioni effettuate dai consumatori con riferimento agli hotel siti in Italia ed avranno una durata di 5 anni. I medesimi impegni sono stati presentati alle Autorità nazionali di concorrenza di Francia e Svezia. L’Agcm ha quindi ritenuto che gli impegni presentati siano idonei a risolvere le preoccupazioni concorrenziali connesse alle condotte di Booking.com, in quanto, ridimensionando significativamente la portata delle clausole di Mfn da questa utilizzate, consentono alle Ota di avvalersi delle commissioni praticate agli hotel quale leva concorrenziale volta ad ottenere da questi ultimi la vendita delle stanze sulle proprie piattaforme a tariffe e condizioni più favorevoli. Il Presidente dell’Agcm Giovanni Pitruzzella, il Presidente del l’Autorité de la concurrence Bruno Lasserre e il Direttore Generale del Konkurrensverket svedese Dan Sjöblom hanno così commentato le decisioni assunte: “Con il coordinamento della Commissione le nostre tre Autorità hanno collaborato secondo modalità che non hanno precedenti nell’ambito delle rispettive investigazioni sulle piattaforme di prenotazione alberghiera online. Oggi possiamo annunciare che abbiamo deciso di accettare gli impegni offerti dall’operatore leader del mercato, Booking.com. Gli impegni sono stati significativamente migliorati a seguito del market test”. “Questi nuovi impegni – proseguono – limitano l’uso da parte di Booking.com delle clausole di parità tariffaria quale parte integrante del proprio modello di business basato sul pagamento di commissioni e aumentano in modo sostanziale il margine di manovra degli hotel. Gli impegni offerti da Booking.com conseguono il giusto equilibrio per i consumatori in Francia, Italia e Svezia, ripristinando la concorrenza e, al contempo, preservando la fruizione semplice e gratuita dei servizi di ricerca e di comparazione, incoraggiando lo sviluppo dell’economia digitale”. Expedia – Dal canto suo Expedia fa sapere di aver “preso atto delle dichiarazioni rese in data odierna da parte delle autorità garanti della concorrenza francese, italiana e svedese. Tali dichiarazioni si riferiscono specificamente a Booking.com nell’ambito dei paesi di cui sopra e non si applicano pertanto a noi. Possiamo confermare comunque che è in corso un dialogo costruttivo con le tre Autorità garanti della concorrenza al fine di risolvere tali questioni. Gli accordi di Expedia con i suoi hotel partner, oggetto di indagini in corso, rientrano nella soglie di sicurezza previste dalla regolamentazione europea. Tuttavia, speriamo di giungere nel prossimo futuro ad una soluzione i cui termini soddisfino gli obiettivi di tutte le parti”. Federalberghi – È invece una “netta insoddisfazione” quella manifestata da Federalberghi per bocca del suo direttore generale Alessandro Nucara: “Una decisione che lascia in mezzo al guado gli interessi dei consumatori e delle piccole e medie imprese, a tutto vantaggio dei grandi portali. La seconda parte della soluzione (concernente la parity rate, con gli alberghi italiani che potranno pubblicare prezzi diversi su portali diversi, ma dovranno offrire su Booking.com il medesimo prezzo pubblicato sul sito della struttura ricettiva) lascia a dir poco perplessi, in quanto si muove in direzione opposta alla storia ed al mercato, imponendo inutili complicazioni, promuovendo l’utilizzo di canali di comunicazione obsoleti e finendo col penalizzare i consumatori e le piccole e medie imprese, a tutto vantaggio delle grandi multinazionali dell’intermediazione. Inoltre – conclude Nucara – non si capisce in base a quale criterio venga autorizzato in Italia un comportamento che solo pochi giorni fa è stato duramente censurato dall’Autorità tedesca”. 21 aprile 2015

Back To Top