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In ricordo del Prof. Avv. Cesare Massimo Bianca. Intervista al Prof. Avv. Salvatore Patti.

Lo scorso 7 Settembre è venuto a mancare il Prof. Avv. Cesare Massimo Bianca, uno dei maggiori giusprivatisti italiani e titolare della cattedra di diritto civile nell’Università la Sapienza di Roma.

In ricordo del Professor Bianca la redazione di DIMT ha intervistato il Prof. Avv. Salvatore Patti, professore ordinario di diritto privato presso l’Università “Sapienza” di Roma e Visiting Professor presso le Università di Stanford, Yale, Zurigo, Friburgo e Bochum.

 

 

Nel corso della sua carriera accademica e professionale, il Professor Bianca è stato uno dei precursori della riflessione giuridica sugli strumenti digitali e informatici. Di grande importanza soprattutto la sua riflessione sulla firma digitale, già nei primi anni 90. Secondo Lei, cosa può aver spinto il Professore a rivolgere l’attenzione con tale lungimiranza a un fenomeno che in quegli anni stava appena nascendo? E qual è stato, a Suo avviso, il contributo di maggiore interesse e attualità sviluppato dal Professore in questa materia?

Il Prof. Cesare Massimo Bianca nel corso della sua lunga carriera di studioso ha affrontato temi classici del diritto civile, in primo luogo quelli della vendita e dell’inadempimento delle obbligazioni, ma ha altresì dimostrato un grande interesse per le problematiche nuove, come ad esempio quelle collegate alla firma digitale e al diritto informatico. Per quanto concerne la firma digitale, il Prof. Bianca ha compreso immediatamente che le nuove forme di attribuzione della paternità del documento avrebbero profondamente inciso – come infatti è avvenuto – sulle tecniche di conclusione del contratto e di conseguenza sul lavoro quotidiano degli operatori del diritto: basti pensare all’uso della firma digitale da parte di avvocati e notai.

 

Quali saranno a Suo parere gli elementi più rilevanti dell’eredità teorica che il Professor Bianca lascerà nel campo del diritto informatico?

Penso che a livello sistematico l’eredità teorica del Prof. Bianca in questo settore possa scorgersi nell’aver inserito, sul piano metodologico, la nuova disciplina nell’impianto sistematico del diritto civile. A dimostrazione di quanto sopra basti ricordare il Commentario da lui diretto nel 2000 per le “Nuove leggi civili commentate” su “Formazione, archiviazione e trasmissione di documenti con strumenti informatici e telematici”, con la partecipazione di esperti della materia, tra cui Lucio Moscarini, Franco Gallo, Alberto Gambino, Giusella Finocchiaro, Alessandro Pace e Francesco Macario. Di grande rilievo, inoltre, non solo per la pratica notarile, il saggio pubblicato in “Vita notarile” del 2009 su “Documento digitale e atto notarile”, in cui lo studioso rispose al quesito «se e in che misura il documento elettronico abbia sostituito l’atto pubblico». Anche in questa occasione la preoccupazione maggiore fu quella di inquadrare il documento digitale nella «figura generale del documento quale mezzo materiale rappresentativo di atti o fatti», confermando che il compito principale del civilista consiste nel ricondurre le discipline di fenomeni nuovi al sistema, sistema del Codice civile e sistema giuridico nel suo complesso.

 

Il Professor Bianca ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali, come la nomina a Professore onorario dell’Università San Marco di Lima in Perù. Quale contributo, secondo Lei, ha dato il Professore alla riflessione sul diritto nel panorama internazionale?

L’opera del Prof. Bianca è molto nota nei paesi dell’America del sud, che tradizionalmente manifestano grande attenzione e ammirazione per la migliore letteratura giuridica italiana. Non a caso alcuni dei volumi del “diritto civile” sono stati tradotti in lingua spagnola. Peraltro, il contributo scientifico del Prof. Bianca è apprezzato e riconosciuto in Europa e in molti paesi extraeuropei, soprattutto per il rigore con cui l’illustre studioso ha affrontato problematiche di centrale rilievo che riguardano la persona umana e la società civile. Mi riferisco in primo luogo al superamento delle autorità private, in particolare nei rapporti familiari, ma anche alla protezione dei soggetti deboli e, tra questi, del contraente debole. Il contributo più importante che il Prof. Bianca ha lasciato alla comunità scientifica concerne tuttavia, a mio avviso, il principio di effettività, e cioè la ricerca e l’individuazione della norma effettivamente vigente alla luce soprattutto del dato giurisprudenziale, coniugato con la “fedeltà” alla norma dettata dal legislatore.

Ma devono altresì ricordarsi le innovative teorie – recepite dalla Corte di cassazione – in materia di divieto del patto commissorio e di «causa concreta», e soprattutto la lunga “battaglia” che ha condotto all’accoglimento legislativo dello status unico di figlio.

 

In ultimo, ci potrebbe raccontare un ricordo particolarmente esemplificativo della vita del Professore non solo come giurista ma anche come Uomo? 

Osservando i sette volumi del “diritto civile” si potrebbe pensare che il Prof. Bianca abbia trascorso le sue giornate unicamente scrivendo il suo Trattato. Non è così. I tanti studenti e giovani studiosi che hanno avuto la fortuna di frequentarlo nei lunghi pomeriggi trascorsi all’Università hanno certamente avuto l’impressione di incontrare una persona serena e disponibile, perché ad essi ha sempre dedicato tempo e attenzione senza mostrare di avere fretta o altri impegni più importanti che lo attendessero. Il Prof. Bianca ha infatti considerato molto rilevante la ricerca scientifica ma con entusiasmo ha riservato buona parte della sua giornata agli studenti. Ciò è anche dimostrato dalla circostanza che il Prof. Bianca non ha mai abbandonato l’insegnamento: completato il periodo di ordinariato presso la facoltà di giurisprudenza della Sapienza ha infatti continuato ad insegnare in diverse Università, tra cui la Lumsa, con la stessa dedizione degli anni giovanili, generando sempre negli ascoltatori una grande passione per il diritto e la consapevolezza dell’importanza del ruolo del giurista.

Mi sembra utile aggiungere un dato poco noto. Il grande impegno nella ricerca e nell’insegnamento ha necessariamente determinato una ridotta attività professionale del Prof. Bianca, che è stata comunque di altissimo livello, sia perché anche come avvocato il Prof. Bianca è riuscito ad incidere sull’evoluzione della giurisprudenza sia perché buona parte dell’attività è stata svolta pro bono, soprattutto a favore di famiglie bisognose per evitare che minori in tenera età venissero ad esse sottratti ed affidati ad altri.

 

 

 

In memoria del Prof. Avv. Bianca, la Redazione di DIMT unisce la recensione del grande giurista al libro “L’Accordo Telematico” del nostro direttore scientifico, il Prof. Avv. Alberto Gambino, per la “Rivista di Diritto Civile”:

 

L’Accordo Telematico

 

estratto dalla ” Rivista di Diritto Civile” 

del 1999 – n.1 – Parte prima

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