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Siae, spacchettiamo la rete per evitare la procedura Ue

(via www.lastampa.it) Enzo Mazza*

Caro Direttore, 

 

Nei giorni scorsi «La Stampa» ha rivelato la potenziale iniziativa di Bruxelles contro la formula con cui l’Italia ha recepito la direttiva in materia di gestione dei diritti d’autore e connessi, provvedimento che ha rilanciato il tema relativo alla posizione di monopolio salvaguardata dal governo italiano in relazione a Siae. 

Il dibattito circa il dover procedere a una liberalizzazione del settore con potenziali effetti collaterali non sempre positivi, come avvenuto nel segmento degli artisti e performer, è certamente importante. Ma ancor di più lo è quello su come individuare un sistema di raccolta e di gestione del copyright che soddisfi le esigenze di aventi diritto da un lato e degli utilizzatori dall’altro. 

Sulla scelta italiana di mantenere una riserva di legge in favore della Siae nel settore dei diritti d’autore, ha pesato anche la sua indubbia capacità, sviluppata ovviamente in anni di esclusiva, di disporre di una rete territoriale in grado di raccogliere capillarmente i diritti. Spesso, scherzosamente, si è detto che in ogni paesino magari non si trova la caserma dei carabinieri o il parroco ma certamente c’è un agente Siae. Per questo, di fronte ad una liberalizzazione non governata, il rischio vero sarebbe quello di disperdere il patrimonio di questa rete che, di fatto, grazie al monopolio garantito per anni, è un asset di pubblica utilità. 

Molti settori della musica e dell’audiovisivo hanno oggi realtà attive nella raccolta dei diritti. La Direttiva europea sugli organismi di gestione collettiva ha dato ulteriore legittimità alle varie forme di «collecting». Mentre la contestuale attribuzione di poteri di vigilanza all’Agcom ci porta a suggerire un’ipotesi che potrebbe salvaguardare l’asset della rete di Siae senza radicali mutamenti che, inevitabilmente, un’eventuale procedura di infrazione di Bruxelles, potrebbe determinare sul mercato, in danno anche proprio dei titolari dei diritti, soprattutto più piccoli rappresentati da Siae. 

Senza andare troppo lontano, la soluzione della rete pubblica aperta a tutti gli organismi di gestione collettiva, a parità di condizioni, e ovviamente con il riconoscimento di un tariffa di accesso alla Siae, potrebbe essere la soluzione più idonea che un governo attento agli interessi di autori ed editori, ma anche di produttori ed artisti, potrebbe individuare. 

Si tratterebbe di stabilire una sorta «open access network» simile a quanto avvenuto nel settore delle telecomunicazioni, dove operatori concorrenti o di segmenti contigui possano accedere ai servizi per la raccolta dei diritti. 

Nel segmento della musica già alcune società dei diritti connessi come quelli musicali di Scf hanno affidato a Siae il mandato o attivato uno «one stop shop online» per gli utilizzatori. Qui la soluzione avrebbe il pregio di garantire parità di trattamento, di autonomia tariffaria a condizioni eque e ragionevoli, e di penetrazione sugli utilizzatori, superando di fatto la posizione dominante di Siae senza intervenire sul perimetro della società degli autori. Siae manterrebbe l’assoluta autonomia e indipendenza nel settore del diritto d’autore. 

Il governo dovrebbe solo scorporare i servizi di rete in un’entità separata, aperta agli altri operatori, ovvero tutte le società registrate e vigilate dall’Agcom che intendessero utilizzare quello che di fatto è un servizio essenziale per esercitare la raccolta dei diritti e non replicabile in un mercato aperto. Una soluzione che incontrerebbe sicuramente il favore degli utilizzatori, evitando loro di trovarsi di fronte a più soggetti attivi nella richiesta di pagamento di diritti, e dei rights holders che guadagnerebbero in efficienza e in concorrenza.   

*Ceo Fimi (Federazione industria musicale italiana)  

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