Il Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, Pasquale Stanzione, e il Direttore…
Diagnosi pre-impianto, Gambino: “Un giudice non può disapplicare una legge”
“È una sentenza che applica un principio che non è presente nel nostro ordinamento”. Così il giurista Alberto Gambino, in un’intervista rilasciata al Tg2000, ha commentato la decisione con la quale il tribunale di Roma ha dato il via libera alla diagnosi pre-impianto per una coppia portatrice di fibrosi cistica. “In essa infatti si parte dal presupposto che la nostra legge sulla fecondazione assistita sarebbe irrazionale, incoerente e confusa alla luce di un diritto alla vita privata familiare che nasce in seno all’Europa, e questo fatto da un giudice italiano implica che si è passata la procedura che invece dovrebbe proporsi in questi casi e cioè la remissione davanti alla Corte costituzionale, unico organo che può stabilire che una legge che fosse confusa va disapplicata, non può essere un giudice a farlo. Inoltre la legge 40 è chiarissima, può non piacere e forse in questo caso non è piaciuta ai giudici, ma è fuori dubbio che mette al primo posto la tutela dei soggetti coinvolti nella fecondazione assistita, cioè la coppia e l’embrione, che ha un interesse giuridico rilevante”. “Ed è proprio in forza di questo interesse giuridico rilevante – ha proseguito Gambino – che non si può intaccare l’embrione attraverso una diagnosi pre-impianto, procedura che è particolarmente invasiva e, toccando alcune cellule, può provocare la morte dell’embrione stesso. In questa maniera si può arrivare all’aberrazione di selezionare, forse con derive eugenetiche, l’embrione, e quindi andare a scegliere poi l’embrione che ha quelle caratteristiche, magari un domani legate anche all’aspetto fisico, che grazie al cielo è qualcosa che abbiamo scongiurato in tempi neanche troppo lontani”. L’intervista è disponibile dal minuto 15.50 del video qui sotto: 27 settembre 2013