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Se Gmail legge la tua posta viola le leggi sulle intercettazioni?

Unnamed

unnamedPassare al setaccio il contenuto delle mail che transitano sui server di Google per proporre pubblicità mirata potrebbe porsi in violazione delle leggi sulle intercettazioni degli Stati Uniti. È il senso della decisione con la quale il giudice distrettuale della California Lucy Koh ha rifiutato di chiudere il caso che vede BigG difendersi da una class action intentata contro Mountain View. Google ha cercato di far archiviare il caso chiamando a sua discolpa una sezione del Wiretap Act che autorizza i provider a scansionare il contenuto delle comunicazioni nel caso in cui questa pratica servisse al corretto funzionamento del servizio; il giudice Koh ha invece sottolineato che:

Il regime legale suggerisce che il Congresso non ha intenzione di consentire ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica un margine di manovra illimitato nel praticare le intercettazioni dalle quali potrebbero trarre beneficio in termini di business”.

L’altro argomento con il quale Google ha cercato di difendere le sue ragioni è quello secondo il quale gli utenti di Gmail, sottoscrivendo il contratto d’uso, accettano anche tutte le pratiche di business dell’azienda ad esso associate. “Non è detto che un utente debba per forza aver compreso che le sue email saranno utilizzate per la profilazione”, è il commento del giudice, e in ogni caso in tal senso nessuno dei querelanti ha dato un consenso implicito o esplicito per permettere la scansione delle sue corrispondenze. Soprattutto, quelli che non usano Gmail. Il senatore di Scelta Civica Stefano Quintarelli, a tal proposito, ha colto l’occasione per richiamare una sua vecchia riflessione in materia:

mi viene in mente anche la pubblicità che viene inserita analizzando il contenuto di una mail da parte di un fornitore di servizi, per proporre pubblicità contestuale.  Sebbene ciò non sia specificatamente associato alla privacy, la segretezza della corrispondenza è garantita a livello costituzionale e non è consentito il trattamento di terzi senza esplicita autorizzazione. Certo, se scrivo a qualcuno@gmail, posso immaginare benissimo che il contenuto viene processato e quindi di fatto avere fornito una autorizzazione, ma se invece ciò viene fatto senza che io lo sappia, qualche dubbio sulla correttezza costituzionale si pone, IMHO”.

Che è poi la sostanza dell’accusa lanciata verso Google, nell’ottobre 2012, anche da un cittadino canadese. Su un altro fronte, come suggerisce Wired.com, la decisione rappresenta un duro colpo anche per Yahoo!, sul cui servizio di posta elettronica vengono messe in atto simili pratiche di setacciamento; una dinamica che non interesserebbe, invece, l’Outlook di Microsoft. Proprio la Microsoft a febbraio aveva duramente puntato il dito contro lo scanning praticato dal rivale di Mountain View, arrivando ad organizzare una vera e propria campagna, Scroogled, condita ovviamente dal “try Outlook”. Secca la risposta che arrivava in quel caso da Google: “Nessun essere umano spia le mail. La scelta degli annunci da mostrare la fa un algoritmo che lavora con gli stessi principi e metodi dei filtri antispam. E la pubblicità è quello che ci permette di offrire servizi gratuiti”. Tutte posizioni che non hanno però retto al giudizio del giudice Koh. È questo il secondo grande caso che vede Google alla sbarra per presunta violazione del Wiretap Act; è ancora in corso, infatti, il procedimento sulle intercettazioni di dati operate dalle Google Cars sulle reti WiFi in molte delle strade oggetto della mappatura. 27 settembre 2013

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