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Divieto sperimentazione su embrioni, il Prof. Contaldi: “Dalla Corte di Strasburgo parole chiare. Prevedibile stessa posizione dalla Consulta”

“Dispiace sinceramente per le dolorose vicende umane dalle quali è scaturito il caso giudiziario, ma al contempo non si può nascondere la sensazione che questo procedimento sia stato utilizzato come tentativo di scardinare l’ordinamento italiano sulla questione”. Così il Professor Gianluca Contaldi, Ordinario di Diritto Internazionale presso l’Università di Macerata e docente presso l’Università Europea di Roma, commenta la sentenza con la quale la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha ritenuto che il divieto di utilizzare gli embrioni per la ricerca scientifica, contenuto nella legge 40/2004, non viola i diritti umani. “Una sentenza con la quale mi trovo perfettamente d’accordo sotto tutti i punti di vista, anche considerando che la posizione dell’Italia – spiega il Prof. Contaldi – non è per nulla isolata. Sono diversi gli ordinamenti che prevedono simili divieti e la stessa Germania, Paese di innegabile tradizione liberale, impone fortissime restrizioni a certi tipi di sperimentazione. Ancora, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, nella Sentenza Brüstle del 2011, ha escluso la brevettabilità di invenzioni che implicano la distruzione degli embrioni; una decisione che si pone sulla scia di un movimento internazionale che propende in maniera sempre più evidente verso la tutela degli stessi embrioni, e non il contrario. Va poi tenuto in conto che non si può pretendere che in un territorio estremamente sensibile, connotato da profonde convinzioni etiche oltre che religiose, sia una corte internazionale a prendere una posizione estremamente radicale”. “Più nel merito della vicenda – prosegue Contaldi – è stato riconosciuto che non essendoci un nucleo familiare non era pertinente la violazione del diritto alla vita familiare, che non lo era neanche quello alla vita privata in quanto lo Stato gode di un ampio margine di apprezzamento nell’imporre certe restrizioni e che, infine, non è possibile leggere la questione con le lenti del diritto alla proprietà privata; in caso contrario saremmo di fronte ad una equiparazione dell’embrione ad un bene patrimoniale”. Intanto la Corte Costituzionale italiana è chiamata a pronunciarsi a breve su un caso simile: “Mi aspetto che anche la Consulta si pronunci per la compatibilità del divieto di sperimentazione con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Tra i due casi c’è una differenza, e cioè in quello in attesa di giudizio entrambi i genitori sono d’accordo alla donazione. Ma è una differenza irrilevante, perché nella sentenza di Strasburgo la mancata certezza che il compagno defunto della Parrillo potesse essere d’accordo con la donazione è un di più, non è il cuore centrale della decisione, che resta la mancanza di accordo comunitario sulla questione e la conseguente libertà di manovra degli Stati membri”. 31 agosto 2015

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