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Dispositivi indossabili: la Casa Bianca annuncia un nuovo laboratorio nella Silicon Valley

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Assicurare agli Stati Uniti “la leadership” nel campo dei dispositivi elettronici di nuova generazione ibridi flessibili e indossabili. È questo per la Casa Bianca l’obiettivo di un progetto fresco di annuncio e che prevede la nascita a San Josè, principale centro della Silicon Valley, di un laboratorio ad hoc gestito dal consorzio pubblico-privato FlexTech Alliance e al quale parteciperanno 162 tra centri di ricerca, organizzazioni no profit, università (come Stanford, UC Berkeley, Harvard, MIT) e aziende (tra le quali Apple, Qualcomm, HPGeneral Motors). Il Dipartimento della Difesa si è impegnato a contribuire alla nascita del Manufacturing Innovation Institute for Flexible Hybrid Electronics con 75 milioni di dollari (ai quali vanno sommati 96 milioni di fondi non-federali) per sostenere lo sviluppo di un mercato che spazia dal monitoraggio della salute alla messa a punto di sensori per le smart cities, dalla componentistica per i nuovi velivoli alla fabbricazione di tessuti tecnologici fino alla robotica di assistenza, anche in contesti di guerra. f09fb4e807eb4cdc9bdbb75939a65864 L’intersezione tra industria elettronica e stampa di alta precisione è dunque il terreno nel quale affondano le radici di questa iniziativa, che punta a sperimentare la fabbricazione di sensori sempre più leggeri, adattabili al corpo umano e abilitanti lo sfruttamento delle potenzialità dell’Internet delle cose. Settimo di nove contigui progetti messe a punto dall’Amministrazione Obama in tema di manifattura hi-tech, questo istituto nasce dalla consapevolezza che, come si legge in una nota della Difesa Usa, “se negli anni 2000 una buona parte delle grandi aziende americane ha chiuso i battenti, oggi assistiamo ad una crescita di produzione e posti di lavoro che non ha eguali negli ultimi decenni; questo tipo di investimenti sono quelli che servono per far sì che questo trend porti gli Stati Uniti a guidare la manifattura del futuro”. “In questo senso – prosegue il Dipartimento – ci stiamo impegnando per la costruzione di una rete che vede come nodi importanti, ad esempio, il pionieristico centro per la stampa 3D di Youngstown o quello focalizzato sulla fotonica a Rochester. Un impegno che in termini economici ci ha visto utilizzare oltre 500 milioni di dollari, ai quali si aggiunge il miliardo di dollari di fondi non federali, cifre che testimoniano la crescita della domanda e dell’interesse nei confronti di queste nuove tecnologie. La novità in questo senso sta nella possibilità di far incontrare direttamente la ricerca e lo sviluppo dei prodotti, in un processo supportato da co-investimenti pubblici che puntano ad aggirare le barriere di investimento spesso insuperabili per certe imprese e da sforzi orientati a formare la nuova generazione di ingegneri, scienziati e tecnici per la manifattura del futuro prossimo”. Tra gli obiettivi del progetto anche la creazione di standard e regole che rendano scalabili queste piattaforme di produzione. 1 settembre 2015

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