La Corte di giustizia dell’Unione europea è intervenuta in merito a una questione sollevata dalla…
La rete ha bisogno di leggi speciali?

È sempre più facile, leggendo le cronache politiche, imbattersi in roboanti dichiarazioni nelle quali vengono invocate nuove leggi, spesso accompagnate dall’aggettivo “speciali”, volte a contrastare fenomeni socialmente pericolosi dipinti come autoctoni del Web. Le polemiche intorno alle recenti uscite del presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e del presidente del Senato Piero Grasso hanno lasciato detonare come mai prima il dibattito intorno ad un quesito fondamentale: la rete ha bisogno di leggi speciali? Un quesito al quale pochi giorni fa il Ceo di Google, Eric Schmidt, ha risposto da Roma un secco “no”.
@martinapennisi : “Non conoscendo il mezzo Internet si tende a demonizzare ciò che vi avviene sopra. Il problema è di alfabetizzazione” — PresiperilWeb (@PresiperilWeb) October 13, 2013
Poi il focus si è spostato sull’anonimato in rete, con Pennisi che ha dichiarato sicura che “l’anonimato è una prerogativa della rete, ma la cronaca insegna che quando c’è una denuncia la rete permette di risalire alle persone meglio di quanto succede offline”. La palla è passata così a Stefania Maurizi, autrice del libro “Dossier Wikileaks. Segreti italiani”, testo la cui prefazione è stata scritta da Julian Assange. “Il processo alla fonte di Wikileaks Manning davanti alla Corte Marziale – ha spiegato Maurizi – ha dimostrato che l’anonimato pensato da Wikileaks funziona, che non è stata la tecnologia a tradirlo. Wikileaks fa semplicemente una riproposizione tecnologica di ciò che si fa da sempre nelle redazioni: ricevere documenti scottanti e proteggere la fonte. Assange ha reso tutto questo molto più impattante. Una differenza fondamentale tra Bradley Manning ed Edward Snowden è che il primo ha voluto agire nel totale anonimato, mentre il secondo ha scelto fin dall’inizio di essere una fonte messa sotto i riflettori, ritenendo che fosse poroprio questo a poterlo proteggere. Le rivelazioni emerse da Snowden hanno rivelato che ormai è possibile un livello di sorveglianza totale dal quale non c’è difesa e che era difficile da immaginare prima, soprattutto per l’imponenza dei numeri. E non credo che la Nsa tornerà indietro, perché ha acquisito le tecnologie e la fattibilità economica della sua attività la rende senza dubbio conveniente”. A tirare le fila alla fine della puntata è stato Marco Scialdone: “Sembrano emergere due aree di regolazione: quella dei comportamenti giuridici in rete e quelli che riguardano la rete in quanto strumento a se stante”. Sul secondo aspetto Gambino ha affermato: “Bisogna prestare grande attenzione a non perdere, nella regolazione, la sovranità statale come l’abbiamo conosciuta finora e che viene messa in crisi dalle nuove tecnologie. Inoltre, non si possono lasciare sacche di monopolio all’interno dei contesti tecnologici, questo è il vero tema della regolazione; poi nell’utilizzo dello strumento entrano i temi intersoggettivi, e lì andremo a vedere se ci sono lesioni e violazioni di leggi, ma in questo secondo scenario si ripercorrono semplicemente le logiche dei rapporti convenzionali esistenti da sempre”. “Sarebbe bello – ha chiosato il professore in conclusione – se riuscissimo a liberarci dalla cooptazione che caratterizza l’arrivo dei protagonisti della politica in Parlamento, dinamica che rende sempre meno competente il potere legislativo. Il tutto in un contesto in cui i nostri testi universitari non prendono in considerazione tutti i temi che riguardano le più avanzate tecnologie. E sui contenuti di carattere informativo sarebbe bene che i vuoti regolamentari venissero colmati dal Parlamento e ancor meglio da ministeri come quello dei Beni Culturali. Ma soprattutto occorre riaprire una stagione di cultura tecnologica che deve affiancare quella giuridica, serve la conoscenza da parte del cittadino rispetto all’utilizzo che fa delle tecnologie. In questa fase storica l’autorità legislativa di fonte secondaria, il governo, deve prendere in mano la situazione”.