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“Perquisizioni digitali” in Usa: i provider devono consegnare i dati delle email anche quando sono conservati all’estero

I provider di servizi Internet americani devono consegnare i dati scambiati nelle email dei loro clienti su richiesta delle autorità anche quando le informazioni e i contenuti digitali sono memorizzati all’estero. È quanto stabilito dal giudice federale di New York James Francis. Stando a quanto riferito da Reuters, compagnie come Microsoft e Google non potranno più rifiutarsi di aprire alle forze dell’ordine l’accesso a determinate informazioni, perché a detta del giudice “l’onere di un coordinamento in tal senso con gli omologhi dei Paesi esteri sarebbe notevole per il Governo americano e gli sforzi delle autorità di polizia seriamente ostacolati”. Continua dunque la battaglia sul valore dei confini geografici applicati ad uno strumento per sua vocazione globale, soprattutto in un’area, quella della conservazione dei dati e della loro condivisione con le autorità, che appare quanto mai oggetto di attenzione a seguito delle ripercussioni dello scandalo Datagate. Sembra infatti riproporsi il dilemma sul trattamento che sarà riservato ai dati di cittadini esteri, già al centro di roventi reazioni, polemiche e proposte proprio all’indomani delle rivelazioni dell’ex funzionario dell’Nsa Edward Snowden. In Europa, dove il quadro della data retention è stato stravolto dalla recente sentenza della Corte di Giustizia sull’invalidità della direttiva a riguardo, avanza la corrente di pensiero del “i nostri dati sul nostro suolo” (soprattutto per ciò che attiene comunicazioni strategicamente sensibili e rilevanti; vedi a riguardo le dichiarazioni rilasciate a Dimt nel novembre scorso dal deputato di Scelta Civica Stefano Quitarelli), che trova le conseguenze più estreme in proposte come quella che qualche settimana fa ha visto la cancelliera tedesca Angela Merkel avanzare l’idea di creare una rete autonoma da quella americana. Se nel sistema si inserisce il protagonismo della presidente del Brasile Dilma Rousseff, da un lato promotrice anch’essa di una proposta su una rete indipendente, dall’altro in prima linea nella messa a punto di un percorso verso una nuova governance del mezzo (vedi in proposito anche le dichiarazioni del vicepresidente della Commissione Europea Neelie Kroes), peraltro all’indomani dell’approvazione del Marco Civil sui diritti digitali, il quadro che ne esce è quello di una partita globale entrata in una fase ormai caldissima. Immagine in home page: Allvoices.com 28 aprile 2014

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