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Comunicare fiducia e speranza nella società della conoscenza. Il seminario di riflessione

“L’accesso ai mezzi di comunicazione, grazie allo sviluppo tecnologico, è tale che molti soggetti hanno la possibilità di condividere istantaneamente le notizie e diffonderle in modo capillare.  Queste notizie possono essere belle o brutte, vere o false. Già i nostri padri nella fede parlavano della mente umana come di una macina di mulino che, mossa dall’acqua, non può essere fermata. Chi è incaricato del mulino, però, ha la possibilità di decidere se macinarvi grano o zizzania. La mente dell’uomo è sempre in azione e non può cessare di “macinare ciò che riceve ma a sta a noi decidere quale materiale fornire”(cfr Cassiano il Romano, Lettera a Leonzio Igumeno)”. Le parole di Papa Francesco per la 51 ma giornata mondiale delle comunicazioni sociali hanno ispirato e guidato il Seminario di riflessione “Comunicare fiducia e speranza nella società della conoscenza” svoltosi nell’ambito delle settimane culturali, ufficio pastorale universitaria, presso l’Università Telematica Uninettuno, con il patrocinio del  col patrocinio di Corecom Lazio – rappresentato dal suo presidente Michele Petrucci – e coordinato da Gianpiero Gamaleri, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione e docente di “Linguaggi della tv e del giornalismo”.

 

A dare il via al convegno il rettore Maria Amata Garito che ha invocato la necessità di norme più efficaci che regolamentino la rete e rendano «libero il cittadino globale». Riferendosi anche al suo libro L’università nel XXI secolo tra tradizione e innovazione (McGraw-Hill Education), che si interroga sulla funzione dell’università nella società della conoscenza, il Rettore si è chiesto come sia possibile assicurare la libertà dei cittadini, soprattutto sul versante della loro corretta informazione.

Una sfida accolta da tutti i relatori: «Noi comunicatori siamo i primi a dovere avere fiducia e speranza, perché solo così riusciamo a comunicarla agli altri», ha affermato Paolo Montesperelli, docente della Sapienza Università di Roma. Per Mons.

Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede e docente de “Lo spettacolo nella società multimediale, forme e linguaggi” all’Uninettuno, la ricetta sta nel non «confondere la visibilità delle notizie con la loro pertinenza» e, ha aggiunto, riprendendo alcuni passaggi del messaggio di Papa Francesco per la Giornata delle Comunicazioni Sociali, «dobbiamo raccontare il dramma del vissuto ma anche il bello che c’è in esso», unico modo per dare ancora speranza.

Giacomo Mazzone, responsabile relazioni istituzionali dell’Unione Europea di Radiodiffusione, ha invocato «il principio dell’etica». Occorre, ha aggiunto, «ripristinare la fiducia nei confronti dei media» e combattere lo «svilimento della professione giornalistica». Del tutto d’accordo Vincenzo Morgante, direttore della Testata Giornalistica Regionale RAI con le sue 24 redazioni distribuite su tutto il territorio nazionale, secondo cui si rende necessario un ritorno alla qualità dei contenuti e a un giornalismo che «recuperi la sua dimensione sociale e di servizio. Solo così il giornalista adempie al suo dovere di raccontare tutta la realtà. Opinione ribadita da Rodolfo De Laurentiis, docente di “Diritto dei new media” all’Uninettuno, ha parlato del ruolo determinante e di guida che ha il servizio pubblico radiotelevisivo e sull’importanza di riconoscere il ruolo e la funzione dei media, come garanzia di un’informazione corretta.

Alberto Gambino, prorettore dell’Università Europea, presidente dell’Accademia Italiana del Codice di Internet, ha invece ricordato la necessità di «ritrovare una piena sintonia tra l’essenza dell’essere umano e le nuove tecnologie» per evitare di diventarne vittime. Il Prof. Gambino inoltre richiamato l’attenzione sulla dinamica secondo la quale, in uno scenario tecnologico, l’oggettività è quella stabilità dalla maggioranza e in cui la percezione della verità sembra prevalere sulla verità sostanziale.

Un ritorno alla lentezza è stato, invece, l’invito di Giovanni Anzidei, capo ufficio stampa dell’Accademia dei Lincei: «Riportiamo l’umanità al centro del sistema», ha affermato, valorizzando le eccellenze in ambito culturale. Marco Ferrazzoli, capo ufficio stampa del CNR, ha sottolineato l’importanza di dare nuovo impulso e fiducia alla ricerca, per evitare che la Rete la svilisca. Massimo Marzi, autore del Benegiornale (Armando Editore): un nuovo format, adatto a tutte le piattaforme, che ha lo scopo di diffondere contenuti che raccontano il Bene.

Il vaticanista di Radio1Rai, Fabrizio Noli ha inviato un suo contributo al dibattito: «Il vero problema non è cosa comunicare, ma come. La buona notizia è una parola che troviamo nella Bibbia. Ma c’è pure una buona notizia laica, che si muove attorno a quelle cinque W, cardini del giornalismo anglosassone: chi, cosa, quando, dove, perché».

A concludere il convegno, l’intervento del vescovo ausiliare di Roma, Mons. Lorenzo Leuzzi, responsabile della pastorale universitaria: «Viviamo in una società in cui la gente crede a tutto, occorre insegnare un metodo critico-oggettivo perché – ha aggiunto – una società che adopera la tecnologia per evadere, non ha futuro. La rapidità dell’informazione non va confusa con la rapidità della conoscenza, a quest’ultima deve essere riconosciuta la priorità».

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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