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Servono regole comuni per l’Intelligenza artificiale

(Via Eastwest)

Mai come prima la tecnologia sembra oggi in grado di poter rivoluzionare in modo radicale qualsiasi aspetto della nostra vita. La frase pronunciata lo scorso settembre da Vladimir Putin “Chi svilupperà la migliore intelligenza artificiale dominerà il mondo”, alla quale ha fatto seguito l’affermazione del tycoon Elon Musk “L’intelligenza artificiale potrebbe causare la terza guerra mondiale” − riportate entrambe dai media con molta enfasi − hanno colpito enormemente l’opinione pubblica. L’idea poi che grazie al machine learning (l’apprendimento automatico) la tecnologia possa evolversi autonomamente anche dalla volontà dei suoi stessi creatori, ha rafforzato una visione distopica del nostro futuro, dove le “macchine” sembrano destinate a dominare gli esseri umani.

Sebbene molti esperti, correttamente, hanno fatto notare che, in realtà, sia ancora molto lontana la completa realizzazione dei principali obiettivi di queste tecnologie − come la piena diffusione delle auto a guida automatica o la realizzazione dell’Intelligenza artificiale generale (AGI), con macchine capaci di eseguire con successo qualsiasi compito intellettuale al pari di un essere umano − ci sono pochi dubbi che aree fondamentali come il mondo del lavoro, la sanità o le strategie militari saranno sempre più influenzate da quel complesso di tecnologie che genericamente chiamiamo intelligenza artificiale (IA).

Se da una parte l’IA presenta potenzialità enormi per migliorare le nostre vite, ad esempio nel prevenire i disastri ambientali o nel migliorare la salute e il benessere di milioni di persone del nostro pianeta, dall’altra gli algoritmi sui quali si basano queste tecnologie spesso mostrano la tendenza a replicare molti dei pregiudizi diffusi nelle nostre società, diventando di fatto strumenti di discriminazione. Far emergere una visione tutta al negativo significherebbe perdere molto del potenziale della IA nel migliorare concretamente il nostro futuro, d’altra parte una visione eccessivamente succube della sua straordinaria efficienza ci farebbe correre il rischio di sottovalutarne pericolosamente i rischi.

Nonostante tutto questo, non esiste una strategia comune a livello globale per determinare lo sviluppo di queste tecnologie e nemmeno organismi capaci di indicare almeno i codici etici basilari per orientarne le scelte.

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