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“Scritto nel cuore. Il diritto naturale come fondamento di una società umana”, recensione del volume del prof. Waldstein

Wolfgang Waldstein, "Scritto Nel Cuore. Il Diritto Naturale Come Fondamento Di Una Società Umana". Traduzione Italiana A Cura Di Filippo Vari, G. Giappichelli Editore, Torino, 2014, Pp. 143.

Di seguito la recensione, prossima alla pubblicazione sulla Rivista “Ius Ecclesiae“, del volume del prof. Wolfgang WaldsteinScritto nel cuore. Il diritto naturale come fondamento di una società umana” (traduzione italiana a cura del prof. Filippo Vari, G. Giappichelli Editore, Torino, 2014, pp. 143) di Massimo Del Pozzo

Wolfgang Waldstein, "Scritto nel cuore. Il diritto naturale come fondamento di una società umana". Traduzione italiana a cura di Filippo Vari, G. Giappichelli Editore, Torino, 2014, pp. 143.
Wolfgang Waldstein, “Scritto nel cuore. Il diritto naturale come fondamento di una società umana”. Traduzione italiana a cura di Filippo Vari, G. Giappichelli Editore, Torino, 2014, pp. 143.
Pochi libri possono vantare la ripetuta menzione in un discorso papale! È il caso del testo del prof. Waldstein più volte citato da Benedetto XVI nell’ormai celebre Discorso al Bundestag del 22 settembre 2011. La traduzione italiana curata dal prof. Vari ha perciò opportunamente inserito in Appendice il testo dell’allocuzione di Papa Benedetto preceduta dalla foto della consegna del volume. I riferimenti pontifici non sono tra l’altro richiami eruditi o circostanziali, s’inseriscono nel corpo dell’argomentazione e ne costituiscono un supporto importante. Il riscontro documentale non è quindi un cortese ossequio all’Autore, ma un utile completamento e quasi una doverosa presentazione dell’opera. Il Papa emerito, facendo buon uso del dono ricevuto e pur aggiungendo una rielaborazione molto personale (cfr. L’intelligenza del diritto di Benedetto XVI, in questa Rivista, 24 [2012], pp. 169­181), ha colto e illustrato in profondità il messaggio del libro e gli ha dato ancor maggior risonanza e diffusione. Scritto nel cuore (Ins Herz geschrieben) si inserisce nel tentativo di recupero critico del diritto naturale e delle fonti classiche della cultura europea. Il richiamo al glorioso passato giuridico non nasce da un atteggiamento nostalgico o conservatore ma dalla fiducia nella razionalità e nel desiderio di liberare il sapere dalle strettoie del formalismo e del nichilismo: «Per quanto riguarda il reale sviluppo del diritto, simili affermazioni possono solo mostrare dove porta “l’autolimitazione della ragione”. Al contrario, le conoscenze della giurisprudenza romana mostrano che cosa può fare il “retto uso della ragione”. Grazie ad esso si potè creare una cultura giuridica che è stata fino ad oggi anche la base della nostra cultura […] Le conoscenze che ci arrivano dall’antichità possono piuttosto essere un prezioso aiuto per superare le false teorie oggi dominanti e per liberare la ragione umana dall’ “autolimitazione”» (Conclusione, p. 132­133). Il testo propone una presentazione storica e generale della questione relativa allo ius naturale con una dimostrazione della sua influenza e pregnanza negli ambiti più nevralgici dell’ordinamento (diritto alla vita, matrimonio, diritto all’educazione dei figli, diritto di proprietà, diritto dei contratti) e nella costruzione del modello sociale. La lucidità e chiarezza del principio trova quindi un diretto riscontro nell’esperienza concreta. La prof. Baccari, da esperta romanista in linea con l’impostazione dell’Autore, osserva nella Premessa: «Principale obiettivo odierno degli studiosi deve essere quello di ricostruire la memoria storica dei giuristi tornando alle fonti, richiamando alcuni antichi concetti del sistema giuridico romano, eliminando astrazioni, incrostazioni e stratificazioni concettuali accumulate negli ultimi due secoli sui concetti romani che sono da attribuire variamente all’individualismo, allo statalismo, al positivismo giuridico, al realismo e al relativismo, al fattualismo e al nichilismo che impediscono la comprensione dell’antica concezione dello ius» (p. XII). Quest’operazione è stata sagacemente compiuta da Waldstein. L’eterno ritorno del diritto naturale (richiamando la celebre opera di Rommen) trova quindi non solo un’apprezzabile rivisitazione ma un’attualizzazione più specifica e motivata in dialogo e confronto con la letteratura di area tedesca. Il prof. Waldstein si segnala come noto romanista e uno dei più convinti assertori dell’attualità e della vitalità del Naturrecht. La sua linea di ricerca non ha quindi un carattere meramente storiografico e cultuale ma ha un piglio polemico e propositivo. La parabola intellettuale del docente austriaco è molto interessante e significativa: da aspetti più tecnici e specialistici (l’esame degli istituti dell’abolitio, indulgentia e venia o delle operae libertorum) si è concentrato sempre più decisamente sulle questioni fondamentali (fa seguito a Ins Herz geschrieben anche il piurecente saggio Naturrecht im römischen Recht und in der europäischen Rechtsentwicklung). Lo sbandamento della giustizia contemporanea lo ha portato a proporre una radicale riconsiderazione dei fondamenti dei sistemi moderni. L’ampiezza di orizzonti scientifici e di competenze d’insegnamento (diritto romano, filosofia del diritto, teoria generale) assicura una visione ricca e articolata. L’esimio romanista ha maturato quindi la stoffa e la sensibilità di un giurista davvero universale. Il presente testo dunque più che al passato (dimostrando una dimestichezza non comune con le fonti romane: Cicerone, Ulpiano, Modestino, ecc.) guarda al presente e al futuro. Il prof. Vari ha avuto dunque l’intuizione e il merito di offrire al pubblico italiano meno attrezzato linguisticamente un volume già ben noto e destinato ‒ ci auguriamo ‒ a fare scuola. La traduzione, finanziata in parte dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, si inserisce nelle interessanti iniziative editoriali dell’Università Europea di Roma contribuendo a quella linea di pensiero di alto profilo cui non poco sta contribuendo lo stesso Curatore. Il Saggio in parola è abbastanza agile ma ben ponderato e articolato attraverso i suoi dieci Capitoli (compresa l’Introduzione), la Conclusione e la già descritta Appendice. I primi quattro capitoli hanno un taglio più generale e speculativo. Nel Cap. II (Esiste un diritto naturale?) si contesta l’erroneo pregiudizio antinaturalistico e in particolari le posizioni di Hans Kelsen e Josef Fuchs che tanto hanno influito nel rigetto del sapere tradizionale. Nel Capitolo III si riporta l’emblematico esempio dell’Antigone, di Camillo e di Catone il Censore. Nel Cap. IV (Il diritto romano e lo sviluppo del diritto europeo) si analizza la radicazione del diritto romano nel diritto naturale, l’influenza romanistica nel diritto europeo e la garanzia di un solido fondamento dei diritti umani. Dal Cap. V comincia il riscontro più pratico e operativo del volume. L’esposizione segue un ordine abbastanza logico e rigoroso, il discorso comincia perciò dal diritto umano alla vita, tema che sta particolarmente a cuore all’Autore (membro della Pontificia Accademia per la Vita). Dalle offese e gli attentati alla dignità umana più sedimentati (tortura fisica e spirituale, guerra, violenza, fuga ed emigrazione forzata) si giunge alle questioni più spinose della morte celebrale, del trapianto d’organi e della tutela del bambino non nato. La considerazione giusnaturalista è quindi penetrante e stimolante. Anche a proposito del matrimonio (Cap. VI. Il diritto naturale come fondamento del matrimonio) si parte dalla definizione di Modestino per riconoscerne la permanente validità e le conseguenze in particolare circa l’indissolubilità e l’eterosessualità. L’analisi si estende al diritto dei genitori all’educazione dei figli anche riguardo alla conformità dell’indirizzo morale e religioso. A proposito del diritto di proprietà si chiarisce la distinzione tra uso e abuso dei beni e la destinazione all’utilità comune. L’intero sviluppo del diritto delle obbligazioni ‒ rileva Waldstein ‒ si radica poi sul diritto naturale. La dottrina sociale infine si basa sullo ius naturale e sono ben note le tristi conseguenze dei modelli sociali contrari al diritto naturale (es. comunismo). Il professore austriaco mostra inoltre la sintonia e il collegamento dell’insegnamento cristiano col giusnaturalismo classico e si sofferma in particolare sull’enc. Caritas in veritate. L’opera si segnala quindi come una moderna e documentata riproposizione della dottrina giuridica plurimillenaria (da Aristotele alle soglie della postmodernità). L’Autore si mette tra l’altro in diretta comunicazione con la letteratura soprattutto mitteleuropea. La critica nei confronti di Kelsen, Fuchs, Leinweber, Weinberger, Klug, Muratore, Koschaker e altri è piuttosto accesa e penetrante. Non manca per contro l’apprezzamento per gli spunti offerti da tanti altri studiosi (Kriele, Schambeck, Messner, Welzel, Verdross, Detjen, solo per citarne alcuni). Occorre precisare che il testo costituisce un saggio più che un trattato: ha un intento prevalentemente apologetico e polemico più che un’esaustiva impronta esplicativa e argomentativa. L’abbondanza di riferimenti e citazioni (soprattutto ai giuristi romani e alla dottrina sociale della Chiesa) sminuisce un po’ l’esplorazione e l’apporto personale. Il volume non è quindi paragonabile allo spessore speculativo di Introducción crítica al derecho natural di Hervada o analitico di Das Naturrecht di Messner ma ne costituisce quasi una prosecuzione o un’integrazione. È sicuramente originale e accattivante l’inserimento del diritto naturale nella realtà e nel dibattito odierno, anche se la parte, per così dire applicativa o ricognitiva (Capp. V­X), sembra corrispondere ad una raccolta di contributi un po’ sparsi e diversificati, unificati dal tema e dall’impostazione di fondo. È abbastanza spiccata inoltre la dipendenza dal contesto e dal dibattito pubblico di provenienza (si pensi ai casi esaminati, all’ABGB austriaco, alla Grundgesetz, ecc.). Si nota perciò un certo sbilanciamento tra l’impostazione iniziale e il prosieguo. L’opera recensita anche per la sua vivacità e attualità risulta piacevole da leggere e accessibile anche a non specialisti. La buona qualità della traduzione e della presentazione tipografica rendono particolarmente fruibile il volume. Paiono particolarmente significative e illuminati: la confutazione della “errata conclusione naturalistica” supposta dai detrattori del diritto naturale, l’individuazione del concetto positivistico di scienza e di realtà alla base degli equivoci della modernità, la riconduzione della promozione dei diritti umani al loro autentico fondamento (pp. 51­54). Il contenuto non delude dunque la menzione da parte del Papa. Non resta che rinnovare i complimenti per l’iniziativa editoriale e l’auspicio di una riscoperta profonda del messaggio del libro: l’invito ad allargare gli orizzonti della razionalità giuridica fatto proprio da Benedetto XVI. 21 gennaio 2015

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