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Svantaggio sociale e individuazione delle tutele

Unier19maggio

unier19maggioIl tema della giornata di studi che si vuole progettare è quello dei profili giuridici della tutela dei c.d. “svantaggiati”, già oggetto di alcuni interventi normativi (Regolamento 2008/800/CE; D.M. 20.3.2013 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), che necessita di un approfondimento che possa offrire un contributo di sistematizzazione al dibattito socio-giuridico-economico. Il tema e la giornata di studi si inseriscono nel contesto di una ricerca condotta dall’Università Europea di Roma su “non autosufficienza, disabilità, disagio psico-fisico specialmente giovanile; profili giuridici” che, con il supporto finanziario della Fondazione Generali, approfondirà i profili soggettivi ed oggettivi dell’ampio scenario della non autosufficienza con l’obiettivo di sistematizzare fra la dimensione pubblica e quella privata gli strumenti di intervento a sostegno e governo del bisogno e del rischio derivanti dalla condizione in parola. In tale contesto un primo momento di approfondimento sistematico appare proprio quello della condizione di svantaggiato o, meglio, di svantaggio. La riconduzione di questa prima parte dell’indagine sotto il profilo oggettivo, infatti, consente di avere un campo di osservazione più ampio e completo di quanto non sia consentito avere dal riferimento soggettivizzante che gli esigui riferimenti normativi settoriali offrono all’osservatore giuridico. Ponendosi alla ricerca del concetto di “svantaggio”, prima di esaminare come lo stesso sia ricondotto a categorie di svantaggiati diversificate in ragione del contesto di intervento, ci si rende conto, con maggiore immediatezza, come il concetto in parola sia nozione pre-giuridica, e non per questo non giuridica, che può rappresentare un denominatore comune alle diverse fattispecie della non autosufficienza, incluse quelle della disabilità e del disagio psico-fisico. In chiave problematica ed, in uno, ricostruttiva di una necessaria sistematicità, il concetto di svantaggio può rappresentare il modulo base, l’unità di misura del coordinamento degli interventi e della loro redistribuzione soggettiva in ragione dei contesti. Posti questi primi elementi del ragionamento, la definizione del contenuto del concetto di svantaggio in chiave modulare risulta, dunque, necessaria in via prioritaria e preliminare. Un’operazione, questa, che, se si vuol svolgere perseguendo quella sistematicità fra dimensione privata e pubblica, potrà trovare un riferimento fondante nella dicotomia rischio-bisogno che guida il processo di valutazione delle esigenze di intervento o di tutela anche rispetto alle finalità di inclusione sociale che la mancata rimozione dello svantaggio mina. L’oggetto dell’intervento o della tutela, lo svantaggio, è poi da contestualizzare per consentire il completamento del processo di astrazione delle categorie soggettivizzanti utili alla modulazione e redistribuzione di mezzi e misure di rimozione dell’ostacolo all’inclusione sociale ovvero al benessere. Così, contesti come il lavoro e la famiglia, visti anche come momenti di inclusione, l’età, la differenza di genere ed altri potranno essere considerati come esperienze, in sé distinte dall’essenza della nozione di svantaggio, che, tuttavia, la qualificano contribuendo alla costruzione delle diverse categorie di svantaggiati ed alla relativa modulazione e distribuzione delle tutele e degli interventi.

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