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Intervista al Professor Salvatore Sica in memoria del Professor Rodolfo Sacco giurista, partigiano e socio dell’Accademia dei Lincei.

In memoria del Professor Rodolfo Sacco, recentemente venuto a mancare, la redazione di DIMT ha intervistato il Professor Salvatore Sica, professore ordinario di Istituzioni di diritto privato e titolare della cattedra di Diritto privato delle nuove tecnologie presso l’Università degli Studi di Salerno e socio fondatore della Italian Academy of the Internet Code (IAIC).

Il Professor Rodolfo Sacco, giurista, partigiano e socio dell’Accademia dei Lincei, è venuto a mancare lunedì 21 marzo nella sua casa torinese all’età di 98 anni. Considerato uno dei massimi esponenti del diritto comparato a livello internazionale, maestro originale ed innovatore del diritto civile, professore emerito dell’Università degli Studi di Torino nel 1987 ha ispirato il manifesto sugli studi comparatistici noto come Tesi di Trento.

Oltre che socio dell’Accademia dei Lincei, il Professore era membro dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Institut de France Académie des Sciences Morales, dell’Academia Europaea. E’ stato membro titolare della International Academy of Comparative Law e presidente dell’International Association of Legal Sciences, organo dell’Unesco per le scienze giuridiche. Dottore honoris causa delle Università di Parigi e di Ginevra. Ha diretto a lungo la “Rivista di diritto civile” e ha diretto “il Trattato di diritto civile” e il “Trattato di diritto comparato” della Utet. Tra i suoi libri vanno ricordati “Introduzione al diritto comparato” (Utet), “Il contratto” (Utet), “Sistemi giuridici comparati” (Utet), “Antropologia giuridica” (Il Mulino), “Il diritto muto. Neuroscienze, conoscenza tacita, valori condivisi” (Il Mulino).

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A Suo avviso, Professor Sica, tra le moltissime eredità intellettuali lasciate dal Professor Sacco lungo il Suo grande percorso da giurista, quale è stata la più rilevante nell’orizzonte civilistico e comparatistico che tutt’oggi pervade la giurisprudenza italiana?

Gli uomini si dividono in due categorie, quelli che aprono nuove strade e quelli che le percorrono. Magari i secondi apportano migliorie, tengono il percorso in buone condizioni, ma nulla è assimilabile all’opera di chi per primo si avventura in territori inesplorati. Rodolfo Sacco appartiene senza dubbio alla prima categoria; Egli tra i primi e, per certi versi, il primo, ha dato il senso della circolarità inter-ordinamentale del Diritto, del suo fondamento culturale ed antropologico e dell’impossibilità di conoscerlo nel solo perimetro che Egli definiva del diritto “municipale”. Rodolfo Sacco, straordinario e riconosciuto Maestro del diritto civile, si differenzia da altri grandi della sua generazione per la capacità di porre in discussione le categorie dommatiche, non nella sola prospettiva della lettura realista, politica od economica – questo lo hanno fatto e lo fanno in molti – ma in quella della visione globale dei fenomeni giuridici. Per Lui il diritto comparato, lungi dalle stucchevoli dispute su metodo o scienza, è il solo modo di squarciare il velo delle apparenze per pervenire alla “sostanza” della norma giuridica, intesa come sintesi di apporti linguistici, culturali, economici e politici, sicché l’unico modo di comprendere il “proprio” diritto muove dalla consapevolezza che esso è parte di un processo più ampio che non conosce confini nazionali.

Se dovessi provare a rinvenire una parola “simbolo” di un pensiero immenso e non riassumibile, mi viene in mente “regola operazionale”: i civilisti cresciuti all’ombra dell’influenza dell’insegnamento di Rodolfo Sacco e della sua Scuola – ed io, grazie all’indirizzo di Pasquale Stanzione e Gabriella Autorino, ho avuto tale privilegio – sanno che questa espressione concettuale sottintende una ricostruzione in cui non v’è spazio per una visione formale delle fonti ma v’è l’aspirazione a conoscere il diritto che risulta dall’incessante apporto di Legge-Dottrina-Giurisprudenza.

 

 

Quali sono i contributi sviluppati dal Professor Sacco che hanno maggiormente inciso sulla Sua formazione?

La produzione di Rodolfo Sacco è sconfinata, sempre protesa verso l’innovazione e l’originalità dei temi trattati: ricordo ancora la curiosità provata nello sfogliare un volume sul diritto privato somalo, pubblicato a metà degli anni settanta.

Quanto alla mia formazione, l’“Introduzione al diritto comparato” è stata un punto di riferimento imprescindibile che ha accompagnato l’avvicinamento allo studio del diritto comparato e, ancora, i primi passi nel mondo della ricerca accademica. Io, giovane studioso che ebbe ad addentrarsi nel territorio della responsabilità civile – e che ebbe la fortuna di sottoporre la sua tesi di dottorato ad una commissione nazionale (sì, all’epoca funzionava così!) presieduta da Rodolfo Sacco – provai a fare tesoro del modello per cui non si può arrestare alla massima, talora “mentitoria”, e secondo il quale la disposizione legislativa nasce spesso con un intento ma poi prende il percorso che il diritto vivente (dottrinale e giurisprudenziale) gli propone. La lezione di Rodolfo – amava che gli si desse del Tu, e lo “pretendeva” anche dal giovane studioso! – Sacco va ben oltre i propri scritti; è negli “occhiali” di cui ha munito i giuristi per comprendere la “sostanza” del fenomeno giuridico e che a me, ad esempio, è capitato e capita di utilizzare anche su argomenti sui quali Egli non ha scritto neppure un rigo. Oggi in sostanza non possiamo non dirci “sacchiani” se intendiamo arrivare al “cuore” della norma giuridica, in una “neodommatica aperta al pensar per problemi”.

Sotto un diverso angolo visuale, più precipuamente civilistico, spicca il monumentale volume sul contratto, edito da Utet ed ospitato nella sua prima stesura all’interno del Trattato di diritto civile italiano diretto da Filippo Vassalli, ma tra le altre vorrei menzionare anche la ricerca su “L’arricchimento ottenuto mediante fatto ingiusto”, del 1959, in cui con riferimento alle lesioni dei diritti sui beni immateriali denunciava i limiti del rimedio risarcitorio nel sistema giuridico italiano, disvelando l’esistenza di quell’“angolo morto degli illeciti che non producono depauperamenti patrimoniali”.

 

 

Qual è l’apporto sviluppato dal Professor Sacco che ritiene essere di maggiore interesse per la comunità internazionale? Quale l’eredità giuridica, multidisciplinare e umana, che a Suo avviso ci ha lasciato?

Rodolfo Sacco è stato un Maestro geniale e anticonformista, punto di riferimento per almeno tre generazioni di giuristi – italiani e stranieri – che si sono avvicinati alla comparazione giuridica quale scienza eclettica e aperta alla multidisciplinarietà, criterio-cardine nel controllo di validità del discorso giuridico, nella piena consapevolezza che “il diritto o è comparato o non è”.

Tra gli apporti più rilevanti per la comunità scientifica internazionale penso alla c.d. dissociazione dei formanti quale strumento concettuale che permette di inquadrare il diritto nel suo insieme (e quindi nella sua complessità), analizzando l’esistenza (e l’influenza) di ogni figura che “dà forma” all’ordinamento giuridico “senza illusioni ottiche capaci di far vedere ingrandite le figure più generali (definizioni d’insieme) e di nascondere le regole di dettaglio; ma anche senza errori di prospettiva che rendano invisibili le figure più astratte”. L’analisi dissociata del formante dottrinale, legislativo e giurisprudenziale permette oggi di studiare il fenomeno giuridico evidenziando scambi e interazioni, punti di criticità e profili evolutivi, offrendo al giurista uno strumento essenziale per “conoscere” un diritto sempre più globale.

In definitiva, Rodolfo Sacco è riuscito a porre al centro del dibattito internazionale la comparazione giuridica come scienza autonoma e “matura”: lascia alle future generazioni dei comparatisti un’eredità immensa – frutto di rigore metodologico, ma anche di incessante curiosità e di innata sensibilità verso la comprensione della realtà sociale – e la “sfida” di edificare un diritto comparato del XXI secolo pienamente riconoscibile nella sua specificità disciplinare e ricercato per il suo apporto scientifico.

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