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Parlamento Ue: “Il Privacy Shield? Ci preoccupa”

Il Privacy Shield? Il Parlamento europeo non è convinto ed esprime “preoccupazione”.

La notizia è clamorosa e arriva nelle stesse ore in cui Il Garante Privacy Irlandese chiede ai giudici della Corte di Giustizia Ue di verificare la conformità con le norme comunitarie delle Standard Contractual Clauses, una delle deroghe (stabilite nel comma 2 dell’articolo 26 della Direttiva 95/46/CE) al divieto di effettuare il trasferimento verso Paesi che non offrono garanzie “adeguate” ai sensi della Direttiva 95/46/CE.

Con larga maggioranza (con 501 voti favorevoli, 119 contrari e 31 astensioni), i parlamentari approvano una risoluzione non legislativa (dunque non vincolante) che evidenzia le “lacune” del Privacy Shield che, nel trasferimento dei dati dall’Unione europea agli Stati Uniti, dovrebbe subentrare al cosiddetto Safe Harbour, cassato lo scorso 6 ottobre dalla Corte di Giustizia Europea.

In particolare, i membri del Parlamento sottolineano come punti critici:  l’accesso da parte delle autorità pubbliche ai dati trasferiti, la possibilità di raccogliere una quantità di dati che, in alcuni casi, non risulta conforme ai criteri di necessità e proporzionalità sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, il ruolo del Mediatore nel Dipartimento di Stato americano, che i deputati accolgono con favore, ma che si ritiene non sia sufficientemente indipendente né dotato di poteri adeguati per esercitare efficacemente le proprie funzioni come anche la complessità del meccanismo di ricorso a tale figura per cui i parlamentari invitano la Commissione e l’amministrazione Usa a rendere tale procedura di semplice utilizzo.

Il Parlamento sottolinea inoltre che il Privacy Shield fornisce alle agenzie di protezione dei dati personali negli Stati membri dell’UE un ruolo di primo piano nell’esame delle richieste di protezione dei dati e la facoltà di sospendere i trasferimenti di dati. Viene rilevato ancora l’obbligo imposto dal Dipartimento del Commercio statunitense di risolvere tali reclami.

I deputati chiedono, infine, alla Commissione di effettuare periodiche valutazioni sul Privacy Shield, in particolare in vista delle nuove norme sulla protezione dei dati UE che entreranno in vigore tra due anni.

Quasi tutto da rifare per la Commissione, dunque, che non senza ostacoli aveva definito il nuovo accordo.

27 maggio 2016

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