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DDL diffamazione, i nodi tra la rettifica e il diritto all’oblio

Ascolta Il Podcast Della Puntata Di Domenica 2 Novembre 2014

Il disegno di legge in materia di diffamazione approvato dal Senato la scorsa settimana e in attesa di passaggio definitivo alla Camera ha sollevato un’ondata di polemiche per via delle disposizioni in materia di rettifica e deindicizzazione di contenuti che coinvolgerebbero le testate online. I nodi del ddl sono stati al centro anche del dibattito della puntata del 2 novembre di “Presi per il Web“, trasmissione di Radio Radicale condotta da Marco Perduca, Marco Scialdone e Fulvio Sarzana con la collaborazione di Marco Ciaffone e Sara Sbaffi.

Ascolta il podcast della puntata di domenica 2 novembre 2014
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Ospiti dell’appuntamento Arianna Ciccone, co-fondatrice e direttrice dell’International Journalism Festival e fondatrice del blog collettivo Valigia Blu, e Marco Orofino, ricercatore confermato di Diritto costituzionale presso il Dipartimento di Studi Internazionali, Giuridici e Storico‐Politici dell’Università degli Studi di Milano. “Sono molte le criticità – ha esordito Ciccone – innanzitutto perché è stato inserito una sorta di diritto all’oblio rifacendosi alla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea che è ancora dibattuta e sta creando problemi. È poi una forzatura inserire questo principio in una legge sulla diffamazione, senza contare che stiamo parlando di una legge del 1948 che viene estesa al web. Sul tema tema rettifica bisogna poi notare come sia in sostanza l’interessato a decidere se c’è la diffamazione o meno, non c’è intervento del giudice, e se non viene pubblicata una rettifica senza repliche c’è la possibilità che l’interessato si rivolga alla giustizia ordinaria, che non verifica se c’è diffamazione o no ma ordina la rettifica. Si introduce un arbitrio dal mio punto di vista inaccettabile.  In ultimo, il combinato disposto tra deindicizzazione e rettifica rischia di creare una situazione paradossale nella quale il cittadino che fa una ricerca online può trovarsi di fronte la rettifica ma non l’articolo originale”. “Giungo a conclusioni simili a quelle di Arianna – ha commentato Orofino – soprattutto per quanto riguarda l’articolo 3 sulla deindicizzazione, mentre ho punti di vista in parte diversi per quanto riguarda altre parti del disegno di legge. In particolare mi riferisco alle disposizioni sulla pena detentiva nei reati di diffamazione e ingiuria: averla cancellata è sicuramente un aspetto positivo. È vero tuttavia che le multe restano particolarmente alte, non tanto per le diffamazioni a mezzo stampa per le quali una volta pubblicata la rettifica scatta la non punibilità, ma per i casi in cui non c’è la possibilità di rettifica e quindi per tutte quelle pubblicazioni online che non rientrano nell’attuale nozione di stampa; quest’ultima è ormai molto vecchia e di sicuro andrebbe aggiornata per essere maggiormente calzante allo sviluppo tecnologico”. “Ma tornando all’articolo 3 – ha chiosato Orofino – bisogna evitare di fare confusione: la norma in questione, così come la stessa sentenza della Corte di Giustizia Europea, non stabilisce il diritto all’oblio, ma il diritto alla deindicizzazione, con il contenuto che permane nel sito fonte ma non viene più trovato dai motori di ricerca. Il diritto all’oblio è collegato invece alla cancellazione. Devo dire in ogni caso che è incomprensibile come il legislatore voglia collegare due fattispecie così diverse, e mentre la deindiccazione può essere rimessa ad un rapporto tra privati, questo non è possibile per la diffamazione, per la quale deve intervenire l’autorità pubblica”.

LEGGI “La libertà di espressione tra costituzione e carte europee dei diritti”, pubblicazione di Marco Orofino 3 novembre 2014

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