Oreste Pollicino* e Pietro Dunn, in “Intelligenza artificiale e democrazia” (Egea), esplorano l’impatto dell’intelligenza artificiale…
“Le nuove frontiere dell’innovazione tra diritto d’autore e brevetto”: report e materiali del Convegno
“La strada verso soluzioni equilibrate è complessa, ma bisogna iniziare il lavoro e saper osare. In questo senso il ministero dei Beni Culturali è impegnato nella messa a punto di misure che, al netto di polemiche, puntano a dare una spinta in questa direzione”. Così il Prof. Giampaolo D’Andrea, Capo di Gabinetto dell’On. Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, ha aperto il lavori di “Le nuove frontiere dell’innovazione tra diritto d’autore e brevetto”, convegno che ha avuto luogo nella giornata di mercoledì 20 ottobre, a Roma, e organizzato dalla sinergica collaborazione tra la Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti Culturali e il Diritto d’Autore del MiBACT e l’Università Europea di Roma, attraverso il Centro di Ricerca d’eccellenza per il Diritto d’Autore (CREDA). L’evento, inserito tra le iniziative del Semestre di Presidenza italiana del Consiglio UE, ha avuto l’intento di dare alcune risposte concrete alle molte sfide da affrontare in ambito di tutela e sviluppo della proprietà intellettuale.
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“Sarà importante, e vi invito a farlo – ha chiosato D’Andrea – continuare ad animare il dibattito in tutte le sedi, così da aiutare chi dovrà prendere le decisioni alla migliore conoscenza possibile per raccogliere quella che è una sfida piena di occasioni”.
“Il diritto d’autore e le sfide del digitale”
La prima sessione ha così spaziato dalle occasioni per produrre e diffondere cultura e per condividere valori offerte dal Web alla necessità di enforcement in chiave antipirateria e di politiche di regolamentazione che assicurino il rispetto delle libertà e al tempo stesso dei diritti dei vari attori coinvolti; a presiedere il Professor Alberto Maria Gambino (Università Europea di Roma), Coordinatore Nazionale PRIN “La regolamentazione giuridica delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione” e presidente dell’Accademia Italiana del Codice di Internet. “In questi anni – ha spiegato il Prof. Gambino – il CREDA ha animato proprio il dibattito del quale parlava il Professor D’Andrea, ottenendo il grande successo dell’ottenimento, con 70 accademici, del progetto PRIN. Bisogna considerare che, in ultima analisi, c’è un fruitore che beneficia della creatività di un settore, ed è centrale che sia il ministero della Cultura ad occuparsi della preservazione dei diritti che devono accompagnare la circolazione di contenuti artistici e creativi che sono una specificità d’eccellenza del nostro Paese”. Nella relazione introduttiva Vittorio Ragonesi, Presidente del Gruppo Proprietà intellettuale del Consiglio dell’Unione Europea per il Semestre di Presidenza italiana, ha sottolineato come la Commissione Europea avesse “predisposto un libro bianco sul diritto d’autore che non ha più visto al luce soprattutto a causa del ricambio istituzionale seguito alle elezioni. Il dato rilevante è stato tuttavia il trasferimento della unità del diritto d’autore alla DG Connect, che si occupa in prevalenza di commercio in ambito digitale. Questo passaggio è frutto di diversi tentativi già fatti in passato e ovviamente questo separare il diritto d’autore dalle altre materia della proprietà intellettuale, che restano localizzate presso la Direzione generale del mercato interno, susciterà delle problematiche a partire da quelle dell’enforcement, che finora è stata una materia disciplinata in modo unitario per tutta la proprietà intellettuale”. “È poi tutta da risolvere – ha proseguito Ragonesi – la disparità di opinione tra chi considera il diritto d’autore un diritto da ribadire anche online e chi invece pensa ad una profonda riforma alla luce dell’evoluzione tecnologica. C’è poi, in ambito internazionale, una divaricazione tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo, con i secondi impegnati ad incentivare le eccezioni, e a richiedere invece la protezione di ambiti non ancora protetti dal diritto d’autore. Infine, i negoziati in sede ONPI sono diventati estremamente difficoltosi, oltre che per la differenza di vedute di alcuni importanti attori, per via del fatto che ormai è intervenuta una mentalità di scambio: si scambia un trattato con l’altro, un do ut des che rende i negoziati sempre più difficili, tanto che gli USA hanno proposto di modificare lo stesso sistema di governance cercando di focalizzarlo su aspetti tecnici e non politici”. Via Skype è intervenuto successivamente l’Ing. Roberto Viola (Commissione europea – DG Connect): “La modernizzazione del quadro normativo dell’UE in materia di diritto d’autore alla luce della rivoluzione digitale in corso è una delle priorità della Commissione Juncker. Le linee guida politiche del Presidente-eletto della Commissione Europea e le lettere di missione indirizzate al Vice-presidente per il mercato unico digitale Ansip ed al Commissario Oettinger sottolineano l’esigenza di abbattere i silos nazionali che impediscono il pieno sviluppo del mercato interno digitale. Si tratta di una questione vitale per la crescita e la competitività internazionale dell’Unione. Il diritto d’autore è al centro di questo dibattito. Il compito della Commissione è fare in modo che il diritto d’autore sia in grado di continuare a giocare pienamente il suo ruolo d’incentivo per la produzione e la disseminazione della cultura nell’era digitale, offrendo ai consumatori la possibilità di accedere ai contenuti anche al di là dei confini nazionali, ed ai titolari dei diritti i giusti incentivi per continuare ad investire nella creazione e nelle opere intellettuali. L’apparato normativo europeo, vecchio di 15 anni, ha sicuro bisogno di una rinfrescata, in una dinamica che di sicuro dovrà prevedere l’enforcement in chiave antipirateria. Una delle direttrici fondamentali dell’azione sarà il follow the money; il principio è semplice: se togli acqua ad una pianta, muore”. “A sei mesi dall’entrata in vigore del regolamento per la tutela del diritto d’autore sulle reti di comunicazione elettronica è interessante fare un bilancio”, ha esordito il presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni Angelo Marcello Cardani. “Il regolamento entrato in vigore il 31 marzo scorso ha alcuni principi di fondo: è orientato alla repressione delle violazioni massive, non coinvolge l’utente finale preservando la libertà dei singoli, non ci sono interventi d’ufficio ed è esclusa la deep packet inspection. Resta inoltre inalterata la supremazia dell’Autorità Giudiziaria. I risultati più importanti che abbiamo raggiunto sono senza dubbio quello riferito alla maggiore consapevolezza e sensibilità degli utenti rispetto a quella che è una pratica illecita ma che come tale non era percepita e quello riferito alle rimozioni spontanee di materiale illegale dalla rete. C’è stato un generale calo di accessi ai siti pirata, e particolarmente importante il calo di accesso ai siti in qualche modo coinvolti nelle nostre azioni. Inoltre, da non trascurare il fatto che l’Italia è uscita dalla watch list statunitense nella quale il nostro Paese figurava da 25 anni”. “Passando ai dati – ha proseguito Cardani – abbiamo avuto 108 istanze, forse non tantissime, ma neanche irrilevanti. Il 42% riguarda immagini e fotografie, il che si sposa con le caratteristiche di visualità proprie del Web. Venti procedimenti di enforcement sono stati avviati per i casi gravi, mentre otto casi di archiviazione del procedimento sono stati stabiliti perché si è ritenuto che la disabilitazione del sito fosse una misura sproporzionata rispetto alla violazione. Dunque, il bilancio è positivo, la procedura ha retto e c’è stato un sicuro calo dell’illecito e un aumento della sensibilizzazione, che cambia la realtà più di quanto non possano farlo le 108 segnalazioni. Il Comitato per lo sviluppo di offerta legale ha inoltre aperto una seria discussione in questo senso”. Un passaggio anche sulla recente decisione del Tar del Lazio di rinviare alla Corte Cosituzionale la normativa primaria sulla quale si fonda il regolamento: “Le ordinanze riconoscono la correttezza dell’azione dell’Agcom, che all’Autorità spetta la competenza ad adottare provvedimenti di rimozione e oscuramento, che può esistere il doppio binario amministrativo e giudiziario. Insomma, ci danno ragione, ma vanno a monte a verificare se quell’azione che abbiamo legittimamente messo a punto non sia fondata su leggi che abbiano vizi di costituzionalità, una valutazione che spetta alla Consulta. Il che è molto diverso rispetto a tutta una serie di interpretazioni che ho letto in giro in queste settimane. In ogni caso, una volta avvenuta la valutazione di costituzionalità riprenderemo ad agire a pieno regime; certo ora continuiamo nella nostra azione, ma con prudenza, solo laddove ci sia reale urgenza”. Subito dopo il Commissario Agcm Gabriella Muscolo, che ha ricordato come l’Autorità sia “intervenuta più volte sia a garanzia della struttura concorrenziale del mercato che a tutela de consumatore, e lo ha fatto soprattutto nella funzione di advocay, più ancora che nella tradizionale funzione di enforcement. Importante anche l’intervento nella gestione collettiva dei diritti d’autore. In democrazia il diritto di libera informazione, sia di informare che ad essere informati, si declina anche nella libertà di accesso all’informazione, e quindi ad Internet. La libertà di accesso ad Internet diventa così un diritto fondamentale. Una importante conclusione è che però il diritto di informazione e quello d’autore costano e quindi vanno resi effettivi, soprattutto con la conformazione giuridica del mercato su cui quel diritto va ad impattare, operazione che rende sempre necessario un bilanciamento degli interessi orientato allo sviluppo del settore. Inoltre la natura di sistema globale di Internet richiama la necessità di regole internazionali. In questo senso il Bill of Rights elaborato dalla commissione presieduta dal Professor Rodotà apre una discussione che vedrà di sicuro l’Autorità partecipare alla consultazione”. Per il Garante per la protezione dei dati personali è intervenuta al tavolo la Vice-presidente Augusta Iannini: “L’avvento della digitalizzazione di immagini e di suoni ha di fatto consentito una definitiva separazione dell’opera coperta da diritto d’autore dal suo supporto, in una diffusione rapidissima spinta e promossa anche dalla concezione sbagliata della totale gratuità dei contenuti in rete. Ed è ancora complicata la tutela nei confronti delle violazioni, anche perché i mezzi messi a disposizioni degli autori sono limitati e spesso rischiano di entrare in conflitto con la tutela dei dati personali. Il primo mezzo configura una lotta impari: il monitoraggio dei siti, perché per quante risorse umane si possano destinare a questo scopo saranno sempre sottodimensionate rispetto alla dimensione della rete. Il secondo metodo si potrebbe attuare mediante tecnologie informatiche che individuano automaticamente nei flussi di contenuti i file in violazione per poi richiederne la rimozione o il blocco dei siti in caso di violazioni massive”. “Ma se il primo metodo non viola la privacy – ha chiosato Iannini – perché destinato verso dati visibili per definizione, non si può dire altrettanto per il secondo, perché implica un quotidiano intercettamento e monitoraggio del traffico online, nel quale sono contenuti dati personali di ogni genere. Celebre il caso della casa discografica tedesca Peppermint, che a seguito del monitoraggio di una rete P2P aveva inviato lettere a singoli utenti accusandoli di aver fruito di materiale illecito; il Garante italiano si è costituito in giudizio in un procedimento nel quale la Peppermint aveva chiesto al provider la lista degli utenti coinvolti nelle violazioni, una dinamica che è stata successivamente vietata in apposita delibera dal Garante, nella quale si imponeva anche la distruzione dei dati. Due i profili che rilevano: il primo è il monitoraggio dei soggetti che si avvalgono del P2P, il secondo la richiesta agli operatori. Per il primo, è chiaro che il file intercettato da Peppermint è riconducibile al concetto di dato personale e che l’utente non ha dato consenso ad un tale trattamento. Inoltre l’articolo 122 del codice privacy vieta espressamente questo tipo di monitoraggio. Per quanto attiene la richiesta agli operatori, rilevano le finalità di conservazione dei dati disciplinate dal codice e ribadite in chiave europea, che non ricomprendono certo quelle della cessione a terzi per i motivi avanzati da Peppermint“.
“Il diritto d’autore e il contesto internazionale”
La seconda sessione è stata invece moderata da Paolo Marzano, Presidente del Comitato Consultivo permanente per il Diritto d’Autore. “Internet ha rivoluzionato il concetto di diritto d’autore e ridimensionato un settore già caratterizzato da incertezze e da un sentimento comune di insoddisfazione”, ha chiosato il Professor Pier Luigi Parcu dello European University Institute aprendo il suo intervento. “Is copyright an innovation right?” è invece il titolo dell’intervento della Prof.ssa Fiona Macmillan (Birkbeck, University of London) A chiudere la sessione il Professor Christope Geiger, Direttore Generale del CEIPI (Université de Strasbourg), con un intervento sulla promozione dell’innovazione. “Le strategie legislative del passato non sembrano proporre una risposta giuridica adeguata al problema della violazione del copyright, in particolare attraverso le reti di file sharing peer-to-peer. Per gli usi non autorizzati di massa delle opere su Internet, nuovi approcci restano da esplorare, come ad esempio un sistema di ‘limitation-based’ remuneration system, una gestione collettiva obbligatoria estesa o una combinazione di entrambi. Ulteriori studi empirici sono necessari al fine di raccogliere dati sui ricavi dei creatori nell’ambiente digitale. Emerge inoltre la necessità di facilitare il lavoro interdisciplinare sul diritto d’autore: non è solo una questione legale, ma ha bisogno di essere studiata dal punto di vista economico, filosofico, sociologico, storico e psicologico”.
“La proprietà intellettuale nel settore BioTech”
Il pomeriggio si è aperto con la sessione durante la quale è stata presentata la ricerca “Confini e fronti dell’innovazione biotecnologica” a cura dei Proff. Gustavo Olivieri, Valeria Falce ed Emanuela Arezzo (Quaderni di giurisprudenza commerciale, Giuffré 2014). A presiedere lo stesso Prof. Olivieri (Università Luiss Guido Carli). “Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti”. Con questa immagine di Bernando di Chartes ha aperto il suo intervento la Prof.ssa Falce dell’Università Europea di Roma e membro del direttivo CREDA. “È una metafora con la quale si dipingeva in modo assai felice il processo conoscitivo, un percorso cioè che è sempre frutto di scambio, collaborazione e arricchimento reciproco. Già nel XII secolo era chiaro che la direzione e gli avanzamenti della ricerca sono fortemente condizionati dal contesto e dall’ambiente circostante, perché è sul relativo bagaglio di conoscenze e saperi che una specifica linea di ricerca si innesta e ad essa attinge. Non stupisce dunque che la scelta tra i diversi modelli che si presentano oggi alle imprese per accelerare il processo innovativo e tradurne i frutti in innovazioni sul mercato sia strettamente legato al sistema di regole che governa a livello nazionale, comunitario e internazionale l’accesso, lo scambio e la rielaborazione di informazioni tecniche. Ebbene, nell’esercitare la suddetta scelta, ricercatori e imprese si trovano di fronte ad un bivio. Per un verso, l’opzione del modello aperto viene cavalcata come la più promettente ed appetibile. D’altra parte, a ridimensionarne la portata contribuiscono taluni limiti che nel mercato globale discendono da un sistema di regole eterogeneo ed incerto”. La brevettabilità delle biotecnologie è alla base dell’intervento del Professor Andrea Stazi (Università Europea di Roma e membro del direttivo CREDA): “È ormai innegabile che la tecnologia stia andando talmente veloce che finisce per arrivare prima che il diritto possa immaginare delle risposte, degli approcci e delle regole efficaci e valide. Di fronte a questo scenario, mentre la tecnologia arriva nelle nostre lenti a contatto e nei nostri orologi, la bussola, non soltanto a livello europeo, non può che essere il confronto e il dialogo transnazionale, e nel nostro caso transatlantico, nella misura in cui c’è una cultura comune nei Paesi occidentali legata a diritti fondamentali. Occorre dunque non limitarsi ad un approccio puramente tecnico ma andare a cercare costantemente punti di contatto. Laddove l’approccio tecnico del diritto non riesce a tenere il passo di certe materie, l’approccio ispirato ai diritti fondamentali, dalla dignità della persona alla libertà di iniziativa economica, è l’unica bussola, con la necessità di evitare l’oltranzismo su uno dei diritti a scapito di altri”. È stata così la volta de “Il software e le biotecnologie: far away, so close“, intervento della Prof.ssa Arezzo (Università degli Studi di Teramo). La Prof.ssa Rosaria Romano (Università G. d’Annunzio di Chieti-Pescara) ha esordito con una citazione di Luigi Einaudi del 1940: “Si domanda Einaudi: ‘forse che i medicinali sono tutelati da privative? Nessun privilegio protegge le semenze elette di frumento, le nuove varietà di fiori, gli incroci di volatili; eppure rari ingegni applicano lavoro non piccolo e non ordinario alla invenzione di nuovi prodotti agricoli o di nuovi sistemi di coltivazione, con vantaggio grande della produzione della terra’. Ebbene tutti i trovati menzionati in quel saggio sono oggi ammessi alla tutela della proprietà intellettuale”. Le conclusioni sono state curate dal Prof. Gustavo Ghidini (Università Luiss Guido Carli di Roma – Università degli Studi di Milano): “Proprio per assicurare quell’equilibrio tra giusta remunerazione per chi crea e interessi sociali e collettivi di rango costituzionale, credo sia giusto cercare prima di tutto interpretare in senso dimagrante, salvando la funzione essenziale, gli istituti, cosa che è possibile fare in diversa misura nell’uno o nell’altro caso, che sia il brevetto o il diritto d’autore. E questo anche per una ragione di economia, sia concettuale che applicativa”.
“Confini e prospettive dell’innovazione digitale”
A chiudere la giornata è stata la ricca tavola rotonda presieduta da Carole Croella (WIPO – Senior Counsellor, Copyright Law Division). Ad animare gli interventi Alessandra De Marco (Coordinatore Ufficio Tutela del diritto d’autore, proprietà intellettuale e vigilanza sulla SIAE – Presidenza del Consiglio dei Ministri), Loredana Guglielmetti (Dirigente Div. XI – Direzione Generale per la lotta alla contraffazione – UIBM ), Ferdinando Tozzi (Esperto Comitato consultivo permanente per il diritto d’autore), Paolo Agoglia (Capo Ufficio Legislativo e Rapporti Istituzionali SIAE), Piero Attanasio (Responsabile Ricerca e Sviluppo dell’Associazione Italiana Editori), Roberto Bedani (Confindustria Digitale), Andrea Franceschi (Direttore Confindustria Radio Televisioni), Mario Gallavotti (Consulente Legale ANICA), Enzo Mazza (CEO Federazione Industria Musicale Italiana), Giordano Sangiorgi (Presidente AudioCoop) e Giorgia Abeltino (Direttore Public Policy di Google). Tozzi ha posto l’attenzione sul complesso quadro che regola i file lecitamente acquistati al momento della morte dell’acquirente, alla luce del fatto che quello che si considera un acquisto è in realtà spesso una sorta di noleggio, rilanciando l’idea del Corpus Digitalis. “Il fenomeno che ha da quattro quadrimestri ha trascinato la crescita del settore musicale è lo streaming – ha invece chiosato Mazza – e questo significa che siamo di fronte ad un ampliamento dei consumi. Sento spesso dire che il diritto d’autore è vecchio, che va riformato e che è incompatibile con l’innovazione tecnologica. Spiace, ma non è vero, perché il diritto d’autore convive da sempre con l’evoluzione tecnologica. Inoltre, spesso è il mercato a trovare le sue soluzioni prima ancora che intervenga una norma. I mercati e le imprese trovano l’equilibrio all’interno della flessibilità offerta dal sistema normativo. Per un altro verso, importante l’impegno da parte di soggetti come Google, che nel momento in cui danno visibilità agli spazi legali a danno di quelli illegali contribuiscono a valorizzare gli accordi tra l’industria dei contenuti e i nuovi soggetti nati negli spazi digitali”. “Ho seguito tutti i lavori – ha commentato Abeltino – e mi è piaciuto vedere un netto cambio di approccio rispetto ad un anno e mezzo fa, perché quasi tutti i relatori hanno concordato su un punto: il digitale e la tutela del diritto d’autore non sono due elementi in contrasto fra di loro ma vanno nella stessa direzione a beneficio dell’ecosistema digitale e dei produttori di opere. È un punto importante perché partendo da questa base possiamo capire come il digitale possa essere un partner fondamentale per l’industria dei contenuti, e questo in merito a due pilastri: la tutela del diritto d’autore e lo sviluppo di modelli di business che permettano ai creatori di trovare un nuovo pubblico. Come sottolineato da Mazza, il mercato musicale, anziché fare muro contro muro, ha sperimentato modelli di business che hanno riportato l’industria alla crescita, ed in questo senso rappresenta un modello”. Era prevista anche la presenza di Diana Agosti (Capo Dipartimento per le Politiche Europee Presidenza del Consiglio dei Ministri), che impossibilitata a partecipare ha inviato un messaggio alla sala letto dalla Dott.ssa Maria Concetta Cassata del MiBACT. La conclusione dei lavori della giornata è stata curata da Rossana Rummo, Direttore Generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d’autore. Il Convegno è stato coordinato dal Professor Alberto Maria Gambino, e la direzione scientifica affidata al CREDA, il cui comitato direttivo è composto dai Proff. Valeria Falce e Andrea Stazi (Università Europea) e dalle Dott.sse Maria Concetta Cassata e Lucia Marchi (MiBACT). Dal 2012 il CREDA promuove assiduamente ogni attività connessa ad un proficuo sviluppo della conoscenza della proprietà intellettuale complessivamente intesa, e, nello specifico, del diritto dell’innovazione e del diritto d’autore, delle biotecnologie, delle comunicazioni elettroniche e dell’audiovisivo, del diritto dell’informazione e dell’informatica, della responsabilità in rete, della concorrenza e della regolazione delle industrie a rete. 30 ottobre 2014