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Big data, la Commissione Europea inaugura partnership da 2,5 miliardi
Ogni minuto il mondo genera dati per 1,7 milioni di miliardi di byte, pari a 360mila DVD: più di 6 megabyte di dati quotidiani per ognuno di noi. Le informazioni, che provengono da molte fonti diverse (persone, macchine, sensori), consistono in dati sul clima, immagini satellitari, immagini e video digitali, registrazioni di operazioni o segnali GPS. Di conseguenza il settore dei dati cresce del 40% l’anno, sette volte più velocemente del mercato generale dell’informazione e della comunicazione. Le imprese che fondano i processi decisionali sulle conoscenze generate dai dati registrano un incremento di produttività del 5‑6%. È in questo scenario che la Commissione europea e l’industria dei dati del Vecchio Continente si sono impegnati a investire 2,5 miliardi di euro in un partenariato pubblico-privato (PPP) per rafforzare il settore dei dati con l’obiettivo di porre l’Europa in prima linea nella competizione globale sulla gestione dei dati. A ratificare l’accordo tramite un memorandum d’intesa sono stati Neelie Kroes, Vicepresidente della Commissione europea, e Jan Sundelin, presidente della Big Data Value Association, per conto di società quali ATOS, Nokia Solutions and Networks, Orange, SAP, Siemens e di istituti di ricerca come il Fraunhofer e il centro di ricerca tedesco sull’intelligenza artificiale. “I dati sono il motore e il cardine dell’economia futura – ha dichiarato la Kroes – perché qualsiasi tipo di organizzazione ha bisogno di elementi costitutivi per migliorare i propri risultati, dalle aziende agricole alle fabbriche, dai laboratori alle officine”. L’Unione Europea ha già stanziato più di 500 milioni di euro di fondi del programma Horizon 2020 per 5 anni (2016-2020), cui dovrebbero corrispondere investimenti dei partner privati pari ad almeno il quadruplo (2 miliardi di euro). “Il PPP – spiega la Commissione – il cui avvio è previsto il 1 gennaio 2015, contribuirà così a incanalare gli sforzi del settore pubblico, dei privati e del mondo accademico verso la ricerca e l’innovazione a favore di idee rivoluzionarie sui megadati in settori quali l’energia, la manifattura e la salute, per offrire servizi come la medicina su misura, la logistica degli alimenti e l’analisi predittiva. Il parternariato è uno dei primi risultati della politica e del piano d’azione recenti della Commissione europea per accelerare lo sviluppo in Europa di un’economia basata sui dati”. Gestire i cosiddetti big data potrebbe significare, tra le altre cose, mettere fino al 30% del mercato mondiale dei dati a disposizione dei fornitori europei, creare 100mila nuovi posti di lavoro entro il 2020, risparmiare fino al 10% di energia, migliorare l’assistenza sanitaria e l’efficienza dei macchinari industriali. I megadati stanno già aiutando a velocizzare la diagnosi delle lesioni cerebrali o a prevedere i raccolti nei paesi in via di sviluppo, rappresentando sicuramente una grande opportunità, ma anche una sfida: gli insiemi di dati attuali sono così voluminosi e complessi da trattare che servono idee, infrastrutture e strumenti nuovi, ma occorre anche un quadro giuridico adeguato, nonché sistemi e soluzioni tecniche per garantire la privacy e la sicurezza. 14 ottobre 2014