Massimo Proto, Ordinario di Diritto privato, è di ruolo presso l’Università degli Studi Link…
La proposta: le piattaforme di Sharing Economy come sostituti d’imposta
di Eduardo Meligrana Si chiama “Disciplina delle piattaforme digitali per la condivisione di beni e servizi e disposizioni per la promozione dell’economia della condivisione”. Il cuore della proposta di legge risiede nella volontà di far pagare le tasse alle piattaforme di sharing economy, diventati veri e propri colossi del web, facendoli agire da sostituti d’imposta per i redditi generati dagli utenti. Chi affitta case con Airbnb, chi organizza cene con Gnammo, chi utilizzerà Blablacar, finirà, dunque, inevitabilmente, sotto la lente d’ingrandimento del fisco. Secondo la proposta presentata dai parlamentari dell’Intergruppo Innovazione, tra i quali Tentori, Palmieri, Catalano, Basso, Boccadutri, Bonomo, Bruno Bossio, Coppola, Galgano e Quintarelli, al di sotto della soglia dei 10mila euro l’anno, l’imposizione sarà pari al 10% e il reddito derivante da sharing economy verrà qualificato come reddito da attività di economia della condivisione non professionale. Per chi riuscirà, invece, a superare la fatidica soglia dei 10mila euro, i redditi verranno considerati da lavoro dipendente e da lavoro, fatta salva una no tax area. La stima di gettito per le casse dello Stato è 150 milioni di euro per il 2016 con una proiezione pari a 3 miliari, obiettivo del 2025. Per Bruxelles la sharing economy vale già 10miliardi di euro all’anno in Europa, con tassi di incremento del 25 % all’anno. I controlli saranno effettuati dall’Autorità per la concorrenza e il mercato che vigilerà sull’attività di sharing economy. La proposta prevede, inoltre, l’istituzione di un registro nazionale elettronico delle piattaforme. Per iscriversi app e siti avranno bisogno del via libera dell’Autorità al documento con le policy aziendali, approvato anche con silenzio assenso. La stima dei firmatari è di passare dagli attuali 150 milioni di euro di gettito fiscale a 3 miliardi entro il 2025. È prevista inoltre la «completa deducibilità delle spese sostenute dai gestori e dagli utenti operatori delle piattaforme al fine dell’accrescimento delle competenze digitali». La proposta di legge verrà presto incardinata in Commissione attività produttive alla Camera per iniziare ufficialmente l’iter, mentre, fino al 31 maggio, rimarrà aperta ai commenti e alle segnalazioni sulla piattaforma dell’associazione Stati generali dell’Innovazione.