skip to Main Content

Il search è mobile. Numeri e dinamiche di una fase di evoluzione

Figura 1

Un miliardo di ricerche da mobile al giorno. È uno dei dati più significativi emersi dal bilancio di Facebook riferito al primo trimestre dell’anno in corso, e basta da solo a confermare come il mercato del search online sia in una intensa fase di evoluzione e che il sempre più marcato spostamento degli utenti della rete su smartphone e tablet contribuisce ad accelerare il trend. La penetrazione globale degli smartphone è ormai salita al di sopra del 60%, e le vendite di tablet dovrebbero superare quelle di computer desktop nell’anno in corso. In questo nuovo ecosistema, sette minuti di utilizzo dei telefoni cellulari su otto vengono spesi all’interno delle applicazioni, nel solo 2014 l’utilizzo delle mobile app è cresciuto del 76% e lo scorso anno le prime quattro più scaricate al mondo sono state Facebook Messenger (da poco diventata una piattaforma autonoma), Facebook stessa, WhatsApp, e Instagram, tutte appartenenti alla galassia Zuckerberg. Il direttore finanziario della compagnia, Sheryl Sandberg, ha spiegato: “Oltre un minuto su cinque spesi dagli americani su gadget mobili viene trascorso su Facebook”. Figura 1   FIGURA 3 È in questo scenario in divenire che si era arrivati all’ingresso della compagnia di Menlo Park nel mondo della ricerca con Graph Search, uno strumento a cui gli esperti attribuivano “il potenziale per diventare una nuova versione di Google, Yelp, e LinkedIn, tutti in uno”.  Lo stesso Zuckerberg non minimizzava dichiarando che “un trilione di oggetti indicizzati sono un volume maggiore che in qualsiasi altro motore di ricerca web“. Una ricerca che è presto sconfinata fuori dal walled garden del social network con il lancio, nello scorso mese di febbraio, di Product ads, col quale, chiosa il Wall Street Journal, la piattaforma si pone in concorrenza diretta con la ricerca per lo shopping di Google, “sfidando uno dei più riusciti fra i servizi di Mountain View degli ultimi anni” e consentendo agli inserzionisti di mostrare agli utenti alcuni o tutti i loro prodotti. E qui si apre un mondo che va ben al di là del rampante “social in blu” e della stessa Google. Per chi vuole comprare un prodotto è infatti molto probabile affidarsi in prima battuta ad un sito come Amazon, Ebay, Currys, MediaMarkt o Allegro (che ad esempio in Polonia calamita il 76% degli eShopper), piuttosto che ad un motore di ricerca generico o “social”. Nelle 12 settimane precedenti al dicembre 2014 una sterlina su quattro spese per videogiochi, musica fisica e video nel Regno Unito è andata ad Amazon, che ha coperto il 25,6 percento del mercato. Una ricerca del gruppo Forrester ha rilevato che quasi un terzo delle persone che cercano oggetti da comprare iniziano le loro ricerche proprio su Amazon, più del doppio del numero di utenti che, ad esempio, va direttamente su Google, un’altra dinamica che la crescita del mobile non fa che accentuare. Per ForbesZalando, con sede a Berlino, è il più grande rivenditore unico di moda online in Europa, ed è stata anche la società europea più veloce a superare un miliardo di dollari di fatturato annuo, raggiungendo il traguardo appena quattro anni dopo la sua fondazione, nel 2008″. Discorso simile per quanto attiene viaggi e vacanze: Expedia, Skyscanner e Opodo dominano nel mercato dei voli, Booking.com o Airbnb in quello di hotel o appartamenti in affitto, Hertz e Priceline nell’ambito del noleggio di auto, Money Supermarket in quello delle assicurazioni. Secondo il Washington Post, Expedia, Orbitz, Priceline e Travelocity occupano il 95% delle ricerche di viaggio online negli Stati Uniti. E una volta arrivati a destinazione sono Yelp, TripAdvisor o HolidayCheck a fornire informazioni utili, tanto che il Ceo di Yelp Jeremy Stoppelman ha affermato che il suo sito sta “diventando rapidamente il motore di ricerca local a tutti gli effetti“, e che “circa il 40% delle ricerche di Yelp sono condotte dalle nostre app per mobile”, mentre il suo omologo di TripAdvisor Stephen Kaufer ha dichiarato che il suo è oramai il “brand di viaggi più grande” del web. Anche qui con grande beneficio tratto dalla navigazione in mobilità: “TripAdvisor ha visto una crescita enorme del mobile, con quasi il 50% degli utenti che visitano il servizio via tablet e telefono”. E nel quarto trimestre del 2014 ha registrato un aumento del fatturato fino al 35%. Ancora, TripAdvisor e Booking si stanno già muovendo per intercettare le nuove possibilità aperte dagli smartwatch. Ma Amazon si sta espandendo oltre la semplice ricerca del prodotto, per fornire agli utenti risposte dirette a tutti i tipi di domande, proprio come Google o Bing; ha recentemente annunciato Echo, uno stand alone digital assistant che punta a competere nel settore della ricerca vocale. Senza contare che nell’estate del 2014, la compagnia guidata da Jeff Bezos ha annunciato il suo Fire smartphone, costruito sulla base della tecnologia Firefly, che consente agli utenti di “ritagliarsi” un search engine per tutto. L’utente può inoltre, ad esempio, puntare la fotocamera su un oggetto ed essere reindirizzato a un sito web che mostra informazioni su di esso o a una pagina di Wikipedia sulla materia. Wired l’ha chiamato “il programma segreto di Amazon”, mentre altri hanno definito Firefly la “visual search sotto steroidi”. Sulla ricerca di informazioni visually oriented va così segnalato l’exploit di Pinterest, che permette agli utenti di cercare, raccogliere e condividere le immagini. Lo scorso anno ha annunciato una nuova funzionalità denominata Guided Search per lo svolgimento delle ricerche visive, e alcuni esperti hanno commentato: “Ora assomiglia molto di più ad un motore di ricerca visuale, piuttosto che ad un sito di social-sharing”. Pinterest sta diventando dunque sempre più popolare come strumento di ricerca universale, dalla creazione di un piano di vacanza, fino ad idee per riverniciare casa, o per fare un regalo originale, e spinge più traffico agli editori di Twitter, LinkedIn, e Reddit messi insieme. In proposito, un terreno sul quale si gioca una buona fetta del business della ricerca è poi quella legata alle notizie; anche qui, i social network stanno diventando un veicolo di traffico verso le testate quasi irrinunciabile, con uno studio che ha rilevato come il traffico da Facebook per gli editori online sia aumentato del 10% nell’ultimo anno, mentre il traffico proveniente da siti di ricerca è andato giù del 4%. Le mosse di Twitter e Facebook non lasciano dubbi sul fatto che si vuole puntare su questo trend. FIGURA 2 Numeri e dinamiche di un mercato in evoluzione nel quale è piombato in maniera fragorosa l’annuncio della Commissione Europea sullo statement of objections inviato a Google e sull’apertura di una indagine focalizzata sul sistema operativo per dispositivi mobili Android. Proprio sulla grande varietà di scelta a disposizione di utenti e consumatori si è basata la contrariata reazione a caldo di Mountain View. E mentre Loek Essers su PcWorld sottolinea a quali difficoltà andrà incontro la Commissione nel provare un effettivo abuso di posizione dominante (con l’irrisolto nodo da sciogliere in merito al danno che avrebbero subito gli utenti da un tale eventuale comportamento), l’Economist chiosa in merito al reale macigno che pesa sulle imprese tecnologiche del Vecchio Continente, che pure hanno dimostrato in questi anni intraprendenza e skills di non secondario valore ma che in realtà sono in buona parte assenti dal quadro dipinto in precedenza: la mancanza di un mercato unico digitale e la conseguente differenza dell’ampiezza del mercato domestico di America ed Europa. È la stessa Commissione ad aver riconosciuto negli anni passati la grande versatilità e dinamicità dei nuovi mercati basati sulle app e sul mobile. “Per quanto riguarda i servizi di social networking – scriveva Bruxelles nell’ottobre del 2014 in merito all’acquisizione miliardaria di WhatsApp da parte di Facebook – l’indagine di mercato ha dimostrato che i loro confini sono in continua evoluzione. Il mercato delle app per le comunicazioni di massa è in rapida crescita, ed è caratterizzato da cicli di innovazione brevi in ​​cui le posizioni di mercato sono spesso rimescolate. Inoltre, il lancio di una nuova applicazione è abbastanza semplice e non richiede tempo e investimenti. Infine, i clienti possono e utilizzare più applicazioni contemporaneamente e possono facilmente passare da una all’altra”. Maggio è alle porte e con esso dovrebbe arrivare proprio la presentazione della strategia di Bruxelles sul Digital Single Market, magari condita dalla definitiva abolizione del roaming, mentre fuori dai confini “dell’Occidente” è aperta la partita per i nuovi mercati emergenti. In quelli che sono già decollati negli anni passati sono invece attivi robusti servizi locali in alternativa alle big company a stelle e strisce, basti pensare alla Cina. WeChat, una delle più popolari applicazioni social nel mondo e di proprietà del colosso cinese Tencent, ha recentemente annunciato che sta abilitando l’accesso ai suoi contenuti alla Search Engine Sogou, in competizione con Facebook Graph Search e gli altri motori di ricerca generici. L’azienda ha approfittato della svolta al mobile prima di Facebook, e “ha costruito una piattaforma, utilizzata da 355 milioni di utenti attivi, che offre tutti i servizi popolari che gli americani conoscono tra cui Facebook, Twitter, WhatsApp, e Zynga, il tutto racchiuso in una sola app”. Per i terreni ancora “vergini”, invece, chi non si nasconde è Mark Zuckerberg, che già un anno fa, rivelava l’ambizioso obiettivo della sua creatura: “Facebook diventerà l’on-ramp per i due terzi della popolazione mondiale non ancora connessa ad Internet”.  Gli ultimi sviluppi di Internet.org hanno evidenziato la determinazione della compagnia in tal senso anche a fronte delle criticità che già emergono.

Articoli correlati

2010-2015: un lustro che ha lasciato il segno sul mondo connesso “The Web is dead”, quattro anni dopo: il dominio delle app in un mondo sempre più mobile L’Asia digitale: nomi e numeri di un’espansione da record a colpi di smartphone e innovazione Startup, gli esempi di successo di un’Europa che sa innovare e attirare capitali 27 aprile 2015

Back To Top