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La tutela pubblicistica dei rapporti giuridici privati tra operatori del web

di Fabio Dell’Aversana (via federalismi.it) La struttura aperta di Internet rischia di essere seriamente compromessa da alcuni comportamenti degli operatori economici che operano sulla rete, titolari di interessi privati che potrebbero entrare in contrasto con le finalità di Internet, così come individuate dalla dottrina che si è occupata di regolazione e architettura della rete. Il problema della network neutrality — o, più semplicemente, della net neutrality— si inserisce a pieno titolo nell’ambito di questo dibattito, caratterizzato da correnti di pensiero che, pur prospettando soluzioni diametralmente opposte, sono animate, almeno in apparenza, dalla medesima intenzione: garantire che lo sviluppo di Internet prosegua in maniera armoniosa, al pari di quanto è avvenuto durante i primi anni di storia del web. La prima difficoltà che si incontra nello studio della net neutrality è di ordine definitorio: i vari studi sul tema, infatti, non sono giunti a una definizione univoca di cosa sia la net neutrality, limitandosi nella maggior parte dei casi a mettere in luce aspetti specifici, secondo uno schema che ha contribuito non poco a polarizzare il dibattito ideologico e politico. In termini generali, si può affermare che la net neutrality rimanda a un modello di gestione dei dati veicolati su Internet in cui il traffico non subisce differenziazioni in ragione del tipo, dell’origine, della destinazione o del volume. Quindi, la net neutrality rappresenta un principio di architettura rispettoso dell’idea secondo cui una rete informativa pubblica — quale è Internet — è veramente utile quando aspiri a trattare tutti i contenuti, siti, applicazioni e piattaforme senza alcuna forma di discriminazione. Da ciò discende un corollario di non poco rilievo in virtù del quale si afferma che le reti informative hanno maggior valore quando è minore la loro specializzazione (id est: quando rappresentano una piattaforma utile da impiegare per usi diversi, presenti e futuri). Pertanto, il blocco di siti e applicazioni — in termini generali: dei dati trasmessi sulla rete — è la peggiore deviazione dal paradigma della neutralità, in grado di alterare i rapporti tra gli operatori economici interessati e realizzare una distorsione della concorrenza tra le imprese sottoposte al blocco e quelle che non lo subiscono… (segue) 5 marzo 2016

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