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Digital News Initiative: partnership tra testate europee e Google per il “giornalismo di qualità”. Intanto la Finanza sequestra 19 “edicole online”

Fonte: Guardia Di Finanza

“Un’alleanza creata per offrire un sostegno al giornalismo di alta qualità attraverso la tecnologia e l’innovazione”. È così che Carlo D’Asaro Biondo, Presidente della divisione Strategic Relationships di Google per l’Europa, riassume gli obiettivi della Digital News Initiative (DNI), partnership tra la compagnia di Mountain View e testate europee come La StampaFinancial TimesGuardian, Die Zeit, FAZ, El Pais, Les Echos, il gruppo NRC Media e attori come lo European Journalism Centre, il Global Editors Network, e l’International News Media Association. Un progetto che nasce come “aperto a chiunque voglia farne parte” e si modella in base ad alcune “domande legittime su come possiamo tutelare il giornalismo di alta qualità nell’era digitale”. Viene così istituito un gruppo di lavoro focalizzato sullo sviluppo di nuovi servizi e orientato a “consentire un dialogo stretto e permanente con l’obiettivo di aumentare le entrate, il traffico e la partecipazione”. Pubblicità, video, multimedialità, applicazioni e analisi saranno le parole chiave di questo working group. Ma l’innovazione non è a costo zero; nel prossimo triennio Google assegnerà così 150 milioni di euro a progetti (anche di start up e soggetti che non fanno attualmente parte di questa partnership) incentrati sulle nuove pratiche di giornalismo digitale. Da Parigi ad Amburgo passando per Londra, personale specializzato della company sarà inoltre impiegato in progetti di formazione nelle redazioni, ai quali si affiancheranno studi sui mutamenti dei media per meglio orientare la messa a punto dei nuovi strumenti. Le annose frizioni con gli editori europei che nel caso più estremo hanno portato lo scorso anno, in Spagna, ad una discussa legge sull’operato degli aggregatori di notizie, sembrano stavolta cedere il passo ad un approccio di collaborazione, per un settore considerato strategico per i player delle ricerche online, vecchi e nuovi. In quest’ultima categoria sono senza dubbio ricompresi i social netwkork, Facebook in primis, che proprio sullo sfruttamento delle news stanno investendo non poche energie. Dal lato degli editori, è chiaro da tempo come sia irrinunciabile sperimentare nuove forme di distribuzione del prodotto giornalistico in un contesto digitale che ha travolto vecchie logiche (e rendite di posizione). In ultimo, i lettori, i quali, stando agli obiettivi del progetto, si troveranno a beneficiare di strumenti che permettono ai contenuti “migliori” di emergere in un contesto spesso caratterizzato da overload informativo.

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“C’era un tempo – spiega il direttore de La Stampa Mario Calabresi – in cui i giornali combattevano tra loro ogni mattina, una battaglia per conquistare una copia in più, per avere una notizia in esclusiva, per non prendere buchi, per essere aggiornati fino a notte fonda. Oggi molto è cambiato: la battaglia che si svolge non più una volta al giorno, ma ogni minuto è un’altra, è quella per catturare l’attenzione dei lettori”.

“Gli avversari  – continua Calabresi – non sono tanto gli altri giornali, ma tutto ciò che sta dentro un telefonino, l’infinito mondo della rete e delle applicazioni: giochi, video, foto, messaggi di amici e parenti, informazioni di servizio, pettegolezzi, curiosità, previsioni del tempo che ti annunciano che tra 10 minuti pioverà e notizie. Dobbiamo essere coscienti che oggi su Internet a un solo click di distanza da un nostro articolo c’è il mondo intero, una rivoluzione rispetto ai tempi in cui tutto avveniva nel recinto del quotidiano di carta dove tutto era contenuto.  Bisogna avere il coraggio di cambiare completamente il nostro approccio per essere capaci di realizzare progetti che sfruttino al meglio le potenzialità del digitale, che rendano il nostro giornalismo più competitivo, bello e fruibile e che cerchino al tempo stesso di rendere il giornalismo sostenibile dal punto di vista economico”. Black Press Review – Intanto il Comando Unità Speciali della Guardia di Finanza ha comunicato di aver condotto una azione “rivolta al fenomeno delle numerose edicole on line, allocate su server nazionali ed esteri (tra cui Repubblica Ceca, Russia, Moldavia, Svizzera e Stati Uniti), che consentono a migliaia di utenti del web, illegalmente, sin dalle primissime ore della giornata, di avere la disponibilità, completa e gratuita, di tutti i quotidiani e periodici nazionali ed esteri, senza corrispondere alcun compenso agli editori”. Con la collaborazione della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG) e di alcune delle maggiori testate giornalistiche nazionali le Fiamme Gialle hanno identificato “alcuni hacker che, attraverso complesse procedure tecniche, acquisivano indebitamente la copia digitale del giornale appena realizzato dai vari quotidiani e non ancora mandato in stampa, per appostarlo sulle edicole illegali. Anche una società che realizza servizi di rassegna stampa risulta interessata all’indebito uso dei file digitali dei giornali rinvenuti sui siti pirata”. I Finanzieri parlano di “apposite tecniche investigative che si sono tradotte in veri e propri pedinamenti digitali, ovvero in accorgimenti idonei ad identificare il percorso della copia digitale del giornale. Su delega della Procura della Repubblica e del G.I.P. del Tribunale di Roma si è dunque provveduto, su tutto il territorio nazionale, al sequestro-oscuramento di 19 siti-edicola ed alle perquisizioni locali nei confronti dei presunti responsabili”. “Il fenomeno – chiosano le Fiamme Gialle – ha indubbi effetti negativi sul settore dell’editoria, che perde così ingenti risorse, con ricadute occupazionali, frustrando il lavoro, spesso pericoloso e duro degli operatori dell’informazione, che si vedono sottrarre, con un semplice click, il frutto del proprio impegno quotidiano sul campo da soggetti che operano, illegalmente e senza fatica, nel web”.

Fonte: Guardia di Finanza
Fonte: Guardia di Finanza
Come accaduto in altri analoghi interventi repressivi, tra cui le operazioni dello stesso Comando Unità Speciali come “Publifilm” (cinema), “Free Magazines” (editoria), “Italian Black Out” (cinema e altri contenuti protetti) e “Match Off” (diritti sportivi), anche in quest’occasione, secondo una recente impostazione investigativa, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, “si è proceduto ad effettuare indagini finanziare tese, in un’ottica di approccio trasversale ai fenomeni criminali che contraddistingue la Guardia di Finanza, a ricostruire il flusso delle risorse generate dalla pubblicità appostata sulle edicole illegali, nonché a verificare la posizione delle agenzie di raccolta pubblicitaria su internet. In merito, sono in corso interventi presso primarie aziende nazionali, che risultano aver affidato ai siti pirata la propria pubblicità”. Follow the money, insomma. “Esprimo il più profondo apprezzamento per l’operazione, un segnale importante di sensibilità per il settore dell’editoria e un impegno concreto nell’attività di protezione del diritto d’autore, a tutela della libertà di stampa e del pluralismo”, è il commento del Presidente della FIEG Maurizio Costa. “Negli ultimi anni – prosegue Costa – si è affermato un trend crescente di accesso ai contenuti illegali, con una gradualità che va da fenomeni di vera e propria pirateria, ad utilizzazioni clandestine di opere protette, alle rassegne stampa realizzate e diffuse senza l’autorizzazione dei titolari del diritto di sfruttamento delle opere riprodotte. Siamo di fronte a patologie del sistema, rispetto alle quali occorre rispondere sia ampliando e rafforzando l’offerta legale di contenuti, come nel caso del Repertorio Promopress avviato nel 2012 dagli editori di giornali, sia con strumenti di enforcement rapidi ed efficaci che offrano soluzioni tempestive, immediate e definitive nella tenuta dei risultati”. “Sono convinto – conclude Costa – che la tutela della libertà di stampa non possa prescindere dalla sistematica protezione del prodotto editoriale realizzato dalle nostre imprese: rafforzare l’effettività della tutela del diritto d’autore in Internet significa rafforzare le imprese stesse, la loro economicità e la loro capacità di sviluppare e sperimentare nuove forme di comunicazione multimediale; libertà d’espressione e rispetto dei diritti di proprietà intellettuale possono e devono convivere: è, questo, un patrimonio comune che ci accompagna sin dal secolo dei Lumi ed è ancora più importante che lo sia nell’era digitale”. 28 aprile 2015

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