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Cardani (Agcom): “I servizi audiovisivi driver fondamentale per penetrazione della banda larga e ultra larga”. E sulla regolazione: “Il nuovo ecosistema digitale non può essere governato secondo le regole e gli schemi della realtà analogica”

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Le trasformazioni che hanno interessato il settore televisivo negli ultimi anni, connesse al potenziamento del processo di digitalizzazione, hanno influito sulla struttura della filiera economica favorendo la nascita di nuove figure di operatori e modelli di business, hanno mutato le modalità distributive, hanno arricchito l’offerta di contenuti audiovisivi e contribuito a modificare le abitudini di consumo dei telespettatori, ormai proiettati anche verso una massiccia fruizione di contenuti da dispositivi mobili. Queste le premesse con le quali Angelo Marcello Cardani, Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, è intervenuto mercoledì in un’audizione davanti alla Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, nell’ambito di un’Indagine conoscitiva sul sistema dei servizi di media audiovisivi e radiofonici. Smart Tv, on demand, set top box, e connencted Tv sono alcune delle parole chiave per descrivere una “evoluzione tecnologica e delle potenzialità dei mercati di fronte alla quale il cambiamento degli assetti strutturali segue un andamento più lento. Infatti, da un punto di vista delle risorse economiche, nonostante il suo perdurante decremento, la pubblicità rimane la principale fonte di finanziamento, pesando per oltre il 40% delle risorse complessive. La nostra indagine conoscitiva sulla raccolta pubblicitaria ha, tra l’altro, messo in luce un elevato livello di concentrazione nella raccolta pubblicitaria e l’esistenza di un sistema di relazioni triangolari tra inserzionisti, centri media e broadcaster che incide negativamente sul funzionamento efficiente del mercato. Naturalmente si tratta di una fotografia che risale al 2012, che richiede dunque un aggiornamento idoneo in particolare a fotografare il drammatico calo dei ricavi pubblicitari dell’ultimo triennio”. connectedtv2Per quanto anche in Italia si ravvisino “le prime tendenze della trasformazione in atto”, esse restano “in misura decisamente inferiore alla media dell’UE e in entrambe le direzioni verso la convergenza: da un lato il progressivo avvicinamento tra i servizi tradizionali di diffusione televisiva e i servizi offerti tramite Internet; dall’altro, il progressivo avvicinamento tra servizi tradizionali di connessione e accesso a Internet e fruizione di contenuti audiovisivi on line. Naturalmente sulla velocità dei percorsi di convergenza pesano alcune condizioni strutturali. In Italia solo un numero esiguo di famiglie è in possesso di televisori dotati o di cui utilizza la connettività, le famiglie guardano prevalentemente la tv in modo lineare e i servizi a pagamento vengono richiesti prevalentemente sulle piattaforme televisive (digitale terrestre e satellite). Occorre, inoltre, evidenziare che i servizi e gli apparecchi televisivi connessi sono soggetti a molteplici norme tecniche (radio TV, telecomunicazioni, tecnologie dell’informazione) non armonizzate a livello internazionale e non interoperabili, fattore che ne limita la diffusione anche sotto il profilo dell’offerta. Sull’altro versante, la bassa diffusione di reti di accesso a banda larga limita la penetrazione di contenuti ad alta efficienza e qualità richiesta dalla distribuzione televisiva”. Ed è qui che Cardani sottolinea l’opportunità che si aprirebbe in termini di riduzione del digital divide sul territorio nazionale proprio alla luce delle nuove abitudini di consumo: “I contenuti video e i servizi audiovisivi rappresentano un driver fondamentale per la penetrazione della banda larga e ultra larga. Nel mondo, infatti, il video è il principale utilizzatore di banda e uno dei motivi fondamentali per il quale gli utenti si connettono e chiedono piú velocità. L’utilizzo simultaneo di più devices e l’avvento del 4k e dell’ultra HD sono ulteriori fattori che aumenteranno lo spazio occupato dal video sulle reti fisse e mobili. Tutti gli istituti di ricerca prevedono che entro il 2018 il video occuperà nel mondo tra l’80 e il 90% del traffico internet mondiale. La centralità del video per la rete internet è un fenomeno di rilevanza mondiale, che può avere per l’Italia, per le sue caratteristiche socio demografiche, una importanza ancora maggiore”.

L’Accademia Italiana del Codice di Internet in audizione presso la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, il testo e il video dell’intervento

“Il principale argomento usato dalle imprese di telecomunicazione italiane a giustificazione del ritardo nei loro piani di investimento – chiosa il Presidente dell’Agcom – è la carenza di domanda di nuove connessioni e di connessioni più veloci. In effetti l’Italia è tra i paesi europei più anziani e con minore penetrazione dei personal computer. Un terzo degli italiani non ha mai usato internet, il doppio della media europea. Se analizziamo questo terzo di italiani che non hanno mai usato internet, scopriamo che coincidono con la popolazione che consuma più televisione broadcast, con punte oltre le sei ore al giorno. Il trasferimento di parte di questo consumo televisivo da broadcast a broadband, con la diffusione delle tv connesse, con una adeguata campagna di informazione e con un attraente offerta dedicata, può quindi contribuire a ridurre il digital divide a livelli europei e può superare la carenza di domanda lamentata dagli operatori di telecomunicazioni“. Cardani ha così assicurato che “le sfide poste dal cambiamento sono molteplici e non sottraggono l’Autorità alle sue tradizionali funzioni di regolamentazione e garanzia, anzi al contrario, in quanto aspetti rilevanti del sistema dei servizi dei media audiovisivi, ne amplificano il ruolo e gli ambiti di intervento, oltre che chiamarla ad un incessante lavoro di approfondimento e di analisi degli scenari in evoluzione”. Di seguito un estratto del documento pubblicato sul sito dell’Autorità. 26 febbraio 2015

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