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L’antipirateria tedesca a Youtube: “Bloccate i video, ma non ci menzionate”. E il tribunale ordina la rimozione degli avvisi

Youtubegenna

Battersi in prima linea per costringere un gigante della distribuzione dell’audiovisivo online a bloccare contenuti illeciti, ottenere i blocchi stessi, ma non voler figurare negli avvisi della piattaforma per non diventare impopolari. È in sintesi la vicenda che vede protagonista la collecting society che tutela quasi 70mila autori tedeschi Gema, la quale ha scontato una sentenza favorevole del tribunale di Monaco di Baviera. youtubegennaIn sostanza, afferma la Corte, i messaggi con i quali la piattaforma di Google informa i propri utenti che alcuni contenuti non sono raggiungibili all’interno del Paese sarebbero denigratori e diffamatori nei confronti della società, la cui reputazione avrebbe ricevuto un serio danno dall’esposizione del proprio nome in tutti i pannelli di blocco di Youtube. Quanto mostrato dalla piattaforma, infatti, sarebbe “una rappresentazione totalmente distorta della controversia legale tra le parti a scapito della Gema”. “Per quasi tre anni – ha affermato il Ceo del gruppo Harald Heker – YouTube ha fuorviato influenzato l’opinione degli utenti a danno di GEMA, sostenendo che i video non fossero disponibili solo a causa della mancata concessione dei diritti da parte nostra, un comportamento giudicato come irricevibile dalla corte di Monaco. La decisione – ha chiosato Heker – è un segnale importante e positivo per gli autori musicali: non è la GEMA che impedisce la fruizione della musica su Internet, ma è Youtube che deve dotarsi di apposite licenze come fanno gli altri portali che distribuiscono lecitamente contenuti musicali. La nostra unica preoccupazione è permettere agli autori di partecipare degli introiti che derivano dallo sfruttamento delle proprie opere, così da guadagnarsi da vivere anche in futuro”. Il contenzioso La querelle tra GEMA e Youtube ha origine nel 2009, quando le parti non riuscirono a rinnovare l’accordo che, siglato due anni prima, garantiva alla piattaforma di Google di attingere al repertorio degli autori tutelati dalla collecting tedesca. Quest’ultima, infatti, reclamava un compenso di 12 centesimi di euro per ogni contenuto che finiva in streaming sul “tubo”. Nel maggio 2010 l’impossibilità di raggiungere un accordo si tramutava in azione legale, con la GEMA che, davanti ad una corte di Amburgo, chiedeva la rimozione di tutti i titoli illecitamente messi a disposizione su Youtube, vincendo nel 2012. Da quel momento, migliaia di contenuti diventavano irraggiungibili sul territorio tedesco e accompagnati da un chiaro riferimento a GEMA e alla sua mancata concessione dei diritti di sfruttamento delle opere alla piattaforma. Una lettura della vicenda che, come sopra accennato, sarebbe contraddittoria e fuorviante, in quanto, stando a quanto affermato dal tribunale di Monaco, avrebbe molta più aderenza alla realtà un messaggio che parlasse di “mancato accordo tra GEMA e Youtube” più che di “colpa esclusiva” della collecting society. Non è ancora chiaro come Google intende affrontare lo scenario aperto dalla sentenza; di sicuro, il rischio è di ritrovarsi a pagare una multa di 250mila euro per infrazione. Immagine: Ilmitte.com 27 febbraio 2014

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