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Antipirateria, oscurato DdlStorage. Fpm e Fimi: “Per la prima volta in Italia svelata relazione criminale tra portali pirata e cyberlocker di riferimento”

La Guardia di Finanza di Cagliari, nell’ambito dell’operazione Italian black out, condotta dal nucleo di polizia tributaria del capoluogo sardo in collaborazione con il nucleo speciale Frodi tecnologiche di Roma, ha inibito l’accesso dall’Italia al portale “Ddlstorage”, attraverso l’oscuramento del sito www.ddlstorage.com, piattaforma che, a detta degli inquirenti, consentiva illecitamente l’accesso a milioni di opere protette da diritto d’autore, tra cui tracce musicali, film e opere cinematografiche, serie tv sky, videogiochi e prodotti editoriali. Il cyberlocker era amministrato nel nostro Paese e composto da oltre 120 server che hanno trovato luogo inizialmente su internet service provider in Francia, per poi spostarsi su spazi olandesi gestiti da un noto fornitore di servizi della rete. La migrazione è avvenuta congiuntamente ad una “cessione” del servizio “Ddlstorage” ad una società lussemburghese, anche se il cyberlocker continuava a essere gestito da dominus italiani. Oltre ai 5 gestori del sito, sono stati individuati e denunciati dal nucleo speciale Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza e dal nucleo di Polizia tributaria cagliaritano 20 ulteriori responsabili, tecnicamente definiti uploader, nei cui confronti sono state eseguite perquisizioni, ispezioni informatiche e sequestri su tutto il territorio nazionale. L’operazione, attivata con il blocco degli accessi agli indirizzi a livello IP e DNS, ha avuto come scopo principale quello di aggredire le condotte illecite finalizzate alla violazione in materia di diritti d’autore anche quando “si cerca di mascherare tali atteggiamenti delittuosi dietro una parvenza di legalità con la costituzione di società ad hoc”. Si tratta, infatti, della prima operazione nella quale è stato possibile provare il legame diretto tra un sito vetrina già sequestrato e il cyberlocker di riferimento. “Dopo l’inibizione del sito Ddlhits, effettuata lo scorso anno – si legge in una nota delle fiamme gialle – gli investigatori si sono concentrati proprio sul veicolo tecnologico confermando i collegamenti con la società madre che aveva addirittura creato un vero e proprio sodalizio criminoso: grazie a questo sistema i gestori del sito cercavano di fidelizzare i propri utenti dietro compenso coinvolgendoli così nell’illecito affare. Ad una parte degli uploaders, infatti, venivano corrisposte somme proporzionate al numero di download ottenuto dall’illecita messa a disposizione di materiale tutelato, fino a raggiungere diverse decine di migliaia di euro l’anno”. “Tale operazione – spiega ancora la Guardia di Finanza – ha inferto per la prima volta a livello internazionale un duro colpo al primo anello della catena della pirateria creando un autentico black out che ha riguardato l’intero sistema caratterizzato dall’immissione in rete (uploaders), dalla promozione (www.ddlhits.com) e dalla distribuzione (www.ddlstorage.com) di opere tutelate, dietro la parvenza legale di una società commerciale (Ddl technologies srl di Udine). Solo per dare il senso dell’importanza dell’indagine e per avere un parametro di riferimento, basti dire che la famosa operazione svolta dall’Fbi nei confronti del noto caso Megaupload e Megavideo, si è limitata solamente all’oscuramento dei cyberlocker utilizzati per la distribuzione del materiale tutelato”. Il cyberlocker sarebbe stato capace di generare un illecito giro d’affari di oltre 1 milione e 300mila euro in poco più di un anno di attività, tramite la vendita di abbonamenti premium da parte degli utenti fruitori. Il sistema così sviluppato avrebbe generato 460 milioni download illegali di file protetti dal diritto d’autore. Sono inoltre sotto la lente degli investigatori gli introiti derivanti da contratti pubblicitari, il follow the money oggetto di un recente memorandum of understanding siglato da IAB Italia (Interactive Advertising Bureau), FPM (Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale) e FAPAV (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali). La stessa FPM, in un comunicato congiunto con la FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), accoglie “con entusiasmo” il risultato dell’operazione. “Dei tantissimi utenti presenti sulla piattaforma – si legge nel comunicato – circa il 97% era dedita alla fruizione delle opere caricate mentre solo il 3% gestiva il caricamento dei file, proprio come nella disposizione di un’offerta ben precisa verso un pubblico ampio. Di questo 3%, inoltre, lo 0,2% riceveva un compenso relativo al successo del materiale caricato: più il materiale veniva scaricato e fruito più alto poteva essere l’incentivo monetario, che è arrivato a toccare somme di 40mila euro. Lo sviluppo di uno spazio apparentemente finalizzato ad uno scambio legale di file può celare, come in questo caso, una rete ben costruita per consentire agli utenti di accedere e fruire illegalmente di opere protette da copyright tramite degli abbonamenti a pagamento”. “È fondamentale –  ha commentato Enzo Mazza, CeO FIMI – comprendere come la gestione di attività criminali di questo genere abbia un rilevante impatto sul mercato e sull’offerta legale in rete. Non si può parlare di attività di fruizione marginale in casi così sofisticati, in cui l’obiettivo diventa lo sviluppo di un mercato parallelo molto lucrativo”. Luca Vespignani, Segretario Generale FPM, ha aggiunto: “Ci troviamo di fronte ad un’importante operazione per la lotta all’antipirateria italiana: per la prima volta in Italia si attesta in modo inequivocabile il legame diretto fra cyberlocker e siti pirata. Indagare e comprendere l’organizzazione di queste strutture è determinante per poter ostacolare la pirateria e i fenomeni criminali che accoglie”. 4 luglio 2014

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