skip to Main Content

Riforma Rai, il testo del Ddl: cda di sette membri, entro un anno dalla legge il decreto per la revisione del canone. Palazzo Chigi: “Trasformare il servizio pubblico da broadcaster a media company”

“Da oltre sessanta anni la Rai ha un compito: comunicare l’Italia. Deve tornare ad assolverlo in maniera decisa ed efficace”. È così che il Governo annuncia il Ddl di riforma del servizio pubblico approvato dal Consiglio dei ministri il 27 marzo scorso. “La Rai – si legge in una nota di Palazzo Chigi – ha raccontato e costruito l’identità culturale e sociale del nostro Paese, ma con gli anni la morsa della burocrazia e dei partiti ha ridotto fortemente la sua capacità di competere, soprattutto a livello internazionale, indebolendo l’azienda. Oggi occorre riannodare i fili di quell’identità. La Rai non è una municipalizzata di provincia, la prima industria culturale italiana non può sottostare a procedure cavillose chilometriche o avere l’incubo della Corte dei Conti, senza peraltro che questo l’abbia salvata da vicende poco chiare e scandali. Creatività e professionalità italiane hanno le carte in regola per gareggiare con i grandi network a livello mondiale, per entrare nei mercati internazionali delle produzioni di eccellenza, per esportare all’estero le fiction che raccontano l’Italia, ma devono essere messe nelle condizioni di farlo”. “Costruire il servizio pubblico del futuro significa porre le condizioni per una governance che accompagni la trasformazione della Rai da broadcaster a media company capace di essere presente e produrre contenuti per tutte le piattaforme, lineari e non lineari, con una particolare attenzione all’innovazione tecnologica. C’è inoltre la necessità di realizzare una piattaforma digitale che, con il completamento della digitalizzazione del prezioso archivio Rai, permetta una fruizione efficace, contribuendo ad azzerare il digital divide, valorizzando il passato audiovisivo come memoria collettiva e costituendo libraries di prodotti specifici per scuole e università. La Rai – prosegue il Governo – può e deve tornare ad essere il centro di eccellenza per la produzione di contenuti originali italiani. Serve un sistema nazionale di prodotti audiovisivi capace di promuovere la cultura italiana nel mercato internazionale, anche favorendo la crescita della produzione indipendente. Questo non solo è un obiettivo fondamentale in termini di mission strategica, ma lo è anche in termini di modello di business; la nuova Rai diventa lo strumento indispensabile per riconquistare il ruolo che spetta all’Italia nella produzione mondiale dell’audiovisivo, con la promozione della cultura italiana e del Made in Italy. Il servizio pubblico può acquisire un nuovo profilo internazionale anche attraverso la produzione di programmi in lingua inglese e la creazione di un canale culturale all’altezza dei migliori esempi europei”. “Abbiamo di fronte un percorso articolato: rinnovo della governance, riforma del canone, Contratto di servizio, scadenza della Concessione ventennale. Governo e Parlamento non possono più perdere tempo, la sfida tecnologica, produttiva e culturale non aspetta i tempi della politica italiana”. Cda – Il nuovo consiglio di amministrazione avrà 7 membri: “L’elezione – si legge nel testo del disegno di legge – avviene sulla base di una lista composta da 4 membri, eletti due dalla Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica con voto limitato, 2 membri di nomina governativa, designati dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze e un membro designato dall’assemblea dei dipendenti di RAI Spa secondo modalità che garantiscano la trasparenza e rappresentatività della designazione stessa”. La revoca dei componenti del cda “è deliberata dall’Assemblea ed acquista efficacia a seguito di valutazione favorevole della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi”. Un ampio ventaglio di poteri è assegnato all’amministratore delegato, il quale, “nominato dal consiglio di amministrazione su proposta dell’assemblea”, “rimane in carica per tre anni dall’atto di nomina, salva la revoca delle deleghe in ogni momento da parte del consiglio di amministrazione, sentita l’assemblea”. Canone – Al Governo è assegnato il compito di adottare, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, “uno o più decreti legislativi per la disciplina del finanziamento pubblico alla RAI s.p.a. sulla base dei seguenti principi e criteri direttivi: revisione della normativa vigente in materia di canone, tenendo conto della giurisprudenza delle corti superiori; efficientamento del sistema del finanziamento pubblico della RAI s.p.a. in considerazione del livello di morosità riscontrata, dell’incremento delle disdette, dell’analisi costi-benefici nel perseguimento di politiche finalizzate a perequazione sociale ed effettività della riscossione; indicazione espressa delle norme abrogate; armonizzazione del sistema di finanziamento al modello societario della RAI s.p.a”. 4 aprile 2015

Back To Top