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Safe Harbour, Jourová: “Accordo di principio con gli Stati Uniti”

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Jurova2“Esiste un accordo di principio con gli Stati Uniti in materia di Safe harbour, ma stiamo ancora discutendo su come far sì che gli impegni siano vincolanti abbastanza da soddisfare appieno le richieste delle Corte”. Ad affermarlo è il Commissario europeo alla Giustizia Věra Jourová, che a Strasburgo ha fatto il punto sui negoziati in corso con Washington a seguito della sentenza con la quale la Corte di Gisutizia europea ha invalidato, il 6 ottobre scorso, gli accordi con i quali si regolava il trasferimento di dati personali dall’Europa agli Usa, autorizzando gli Stati membri a inibire le migrazioni nel caso in cui non dovessero riscontrare garanzie “sostanzialmente equivalenti” con quelle previste sul suolo europeo. La decisione della Corte del Lussemburgo da un lato ha ricevuto un plauso da chi si batte per la tutela della privacy dei cittadini dell’Unione soprattutto a fronte delle pratiche delle agenzie americane rivelate da Edward Snowden, ma dall’altro ha subito sollevato timori per la tenuta del sistema economico che proprio sullo scambio di dati basa la sua forza. Jourová non ha indicato tempi certi entro i quali vedrà la luce il nuovo accordo, del quale peraltro si discute già da due anni, ma ha assicurato che è stata raggiunta una intesa sulla trasparenza con la quale verranno trattati i dati da parte delle aziende, su una supervisione da parte del Dipartimento del Commercio e su una annuale revisione da parte delle Autorità delle due sponde dell’Atlantico, anche per ciò che attiene le esenzioni previste per forze dell’ordine e autorità in materia di sicurezza. Avendo la Corte ribadito la legittimità di meccanismi di autocertificazione a patto che siano inseriti in un quadro di controlli più rigido, l’obiettivo, spiega il Commissario, diventa quello di “trasformare il sistema da uno di pura autoregolamentazione ad uno di sorveglianza, maggiormente reattivo nonché proattivo. Ecco perché vogliamo un ruolo più centrale per le nostre data protection authorities“.

La scorsa settimana era stato proprio il Gruppo Art. 29, che riunisce le Authority garanti per la privacy del Vecchio Continente, a rimarcare l’urgenza di un nuovo regime per il trasferimento dei dati: “Se non saranno trovate soluzioni appropriate entro la fine del gennaio 2016 – è l’avvertimento contenuto in un documento ufficiale – le Autorità intraprenderanno ogni azione necessaria e appropriata, incluse eventuali iniziative coordinate di enforcement“.

“La Commissione – ha annunciato Jourová – presto presenterà una comunicazione esplicativa sulle conseguenze della sentenza indicando orientamenti per il trasferimento internazionale di dati. Tuttavia, questo non può, e non deve, sostituire il lavoro delle Autorità di protezione dei dati nel difendere e far rispettare le regole. La Commissione continuerà a sostenere il loro lavoro per garantire che un approccio uniforme sia presa nel quadro del Gruppo dell’Art. 29”.

“La più grande sfida aperta dalla sentenza – ha concluso Jourová – è quella sull’implementazione di garanzie a fronte della raccolta generalizzata di dati, ma non mancano elementi incoraggianti in tal senso: anche negli Stati Uniti si è infatti avuto un ampio dibattito sul tema, un percorso di riforma e l’affermarsi di un nuovo approccio di sorveglianza più orientata a determinati target, così come sono state estese ai cittadini europei alcune garanzie finora riservate solo agli statunitensi”.

27 ottobre 2015

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