skip to Main Content

Copyright, l’indirizzo IP non basta a incriminare il titolare dell’abbonamento per le violazioni

Ipv4_address

Un giudice distrettuale di Washington, nell’ambito di un procedimento per violazione massiva di diritto d’autore, ha ritenuto insufficiente l’indicazione dell’indirizzo IP dal quale sarebbero state messe in atto le infrazioni per ritenere responsabile delle stesse il titolare dell’abbonamento. Una decisione destinata ad avere ripercussioni sulle migliaia di procedimenti simili in corso negli Stati Uniti; quasi sempre, infatti, i detentori di copyright danneggiati dalle infrazioni richiedono ad un giudice di poter accedere, tramite l’Internet Service Provder di riferimento, ai dati del titolare di abbonamento associato all’indirizzo IP da loro rintracciato. Lo stesso titolare viene poi convocato dal giudice. Come riferisce TorrentFreak, tuttavia, il giudice Robert Lasnik, intervenendo nella contesa tra i produttori del film Elf-man e centinaia di utenti accusati di averne condiviso tramite BitTorrent una copia privata, ha stabilito che “i querelanti hanno dimostrato solo che gli accusati sono i titolari dell’abbonamento, ma non ci sono prove sul fatto che essi abbiano potuto vigilare affinché nessuno utilizzasse quella connessione per mettere in atto violazione. Identificare semplicemente il titolare dell’abbonamento ci dice davvero poco su chi ha realmente scaricato le copie illecite del film” (in fondo il testo della sentenza). Un principio non nuovo, in realtà, negli Stati Uniti; già nel maggio 2011 era stato un tribunale dell’Illinois a sentenziare in tal senso. L’anno successivo a ribadirlo era un giudice di New York; poche settimane dopo un nuovo duro colpo dalla California e poi una nuova conferma in ottobre. Ipv4_addressSentenze che hanno anche contribuito a gettare diverse ombre sulle pratiche di invio di lettere da parte dei titolari di copyright nei confronti di chi, proprio sulla base dell’indirizzo IP, è accusato di aver violato il diritto d’autore (lettere quasi sempre accompagnate da una richiesta di risarcimento stragiudiziale). Una dinamica che negli ultimi mesi ha visto una levata di scudi da parte degli ISP americani; nell’ottobre scorso, ad esempio, Comcast, Verizon, At&t, Time Warner e Coxhanno presentato ricorso in appello contro l’ordinanza che nel 2012 aveva loro imposto di rivelare alla casa di produzione di contenuti a luci rosse Af Holdings le informazioni relative a 1.058 utenti sospettati di aver illegalmente fruito di un film protetto da copyright. Tornando al principio che l’IP non basta ad identificare uno specifico utente, anche nel Regno Unito, nell’aprile del 2011, un  giudice stabiliva che 27 imputati per violazione di copyright non potevano essere condannati perché non era provato che avessero perpetrato in prima persona le infrazioni oggetto del procedimento. Una dinamica molto simile è quella emersa nelle ultime settimane in Germania: da un lato l’antipirateria impegnata a inviare lettere agli abbonati; dall’altra la Corte Suprema che opta per la non responsabilità del titolare di un abbonamento nel caso in cui un altro membro della famiglia utilizzi la connessione per accedere o scambiare contenuti protetti da diritto d’autore. Il dilemma su quale grado di sicurezza un abbonato debba garantire nei confronti del suo account resta comunque aperto su un fronte diverso ma contiguo, quello delle reti WiFi. Anche qui diverse sentenze in giro per il mondo propendono per la non responsabilizzazione del titolare di abbonamento. In Finlandia, nel maggio 2012, una donna veniva assolta dall’accusa di facilitazione all’infrazione di copyright per aver messo a disposizione di amici la sua connessione senza fili. Nel settembre dello stesso anno era una corte federale della California a stabilire un simile principio nel caso in cui un terzo abusi di una rete WiFi non protetta. Diverso il reato ma identica la conclusione a cui giungeva, un mese più tardi, il tribunale di Roma. LEGGIVideo in streaming e diritto d’autore: l’antipirateria tedesca chiede un risarcimento agli utenti di RedTubeLEGGIGli Isp americani ai produttori: ‘Non vi daremo i dati dei nostri utenti’ LEGGI: “AT&T brevetta un nuovo strumento per individuare i “pirati’ Immagine: Wikimedia.org 23 gennaio 2014 via Scribd

Back To Top