Massimo Proto, Ordinario di Diritto privato, è di ruolo presso l’Università degli Studi Link…
La Commissione UE approva il piano dell’Italia per la banda ultralarga per il periodo 2016-2022
La Commissione europea ha stabilito che il piano nazionale italiano per la banda larga ad alta velocità, con un bilancio da circa 4 miliardi di euro, è in linea con le norme dell’Unione in materia di aiuti di Stato.
La strategia porterà l’accesso veloce a internet in aree in cui non è al momento disponibile, senza falsare indebitamente la concorrenza.
Margrethe Vestager, Commissaria responsabile della politica della concorrenza, ha dichiarato: “Il piano per la banda larga ad alta velocitàporterà internet più veloce a consumatori e imprese. Aiuterà il paese a dotarsi delle infrastrutture necessarie, contribuendo così alla creazione di un mercato unico digitale connesso nell’UE. Grazie ad una buona cooperazione con l’Italia, abbiamo potuto completare l’esame del nuovo piano con grande rapidità.”
In linea con gli obiettivi del mercato unico digitale, la strategia italiana per la banda ultralarga mira ad aumentare la copertura della banda larga ad alta velocità, contribuendo così al raggiungimento dell’obiettivo nazionale di estenderla all’85% della popolazione e a tutti gli edifici pubblici (in particolare a scuole e ospedali) con una connettività di almeno 100 Mbps.
Il piano sarà in vigore fino al 31 dicembre 2022.
Lo stato italiano finanzierà completamente la nuova infrastruttura, che resterà di proprietà pubblica, e incaricherà un concessionario della gestione della rete.
La Commissione ha valutato la misura ai sensi delle norme UE sugli aiuti di Stato, in particolare degli orientamenti sulle reti a banda larga del 2013 che mirano a garantire, tra l’altro, che il finanziamento pubblico non si sostituisca agli investimenti privati e che assicurano inoltre che altri prestatori di servizi possano utilizzare l’infrastruttura finanziata pubblicamente su base non discriminatoria proteggendo in tal modo la concorrenza effettiva, un fattore essenziale per gli investimenti e per offrire prezzi e qualità migliori ai consumatori e alle imprese.
La Commissione ha rilevato che la strategia dell’Italia:
- comporterà la spesa di denaro pubblico per aree poco servite senza escludere gli investimenti privati. Sarà previsto un sostegno solo per le aree in cui attualmente non esiste alcun accesso alle reti di nuova generazione, vale a dire le reti che possono garantire velocità superiori a 30 Mbps, o in cui non ne è prevista la realizzazione nei prossimi tre anni (le cosiddette “aree bianche”). Per individuare queste aree, l’Italia ha effettuato una mappatura dettagliata e una consultazione pubblica;
- promuoverà l’utilizzo delle infrastrutture esistenti creando una base di dati con le informazioni pertinenti che non si limiterà alle infrastrutture della comunicazione e, incoraggiando gli offerenti a utilizzare le reti esistenti il più possibile, minimizzerà l’uso di fondi statali;
- stimolerà la concorrenza tra operatori e al livello del mercato al dettaglio. L’obiettivo è garantire che la nuova infrastruttura sia aperta a tutti gli operatori interessati, a vantaggio della concorrenza e dei consumatori. L’Italia ha espresso il proprio accordo a creare punti di interconnessione neutrali invece che collegare semplicemente le nuove reti di accesso alle infrastrutture già esistenti degli operatori storici. In questo modo, tutti gli operatori dovrebbero poter raggiungere le nuove infrastrutture di accesso in condizioni di parità;
- comporterà la concessione di aiuti di Stato mediante gare di appalto aperte conformi alla normativa italiana e dell’Unione in materia di appalti pubblici e rispettose del principio della neutralità tecnologica. In altre parole, l’aiuto non sarà assegnato ad una particolare tecnologia, ma le gare d’appalto stabiliranno i criteri qualitativi in considerazione delle caratteristiche del progetto.
Sulla base di tali elementi, la Commissione ha concluso che la strategia porterà l’accesso veloce a internet in aree in cui non è al momento disponibile, senza falsare indebitamente la concorrenza.
La strategia è anche corredata di un piano di valutazione dettagliato i cui risultati saranno presentati alla Commissione entro il giugno 2022.
Nel dicembre 2012, la Commissione ha approvato il regime nazionale precedente, il “Piano digitale – Banda ultralarga”, del valore di 2,5 miliardi di euro.
Nell’ambito della strategia per il mercato unico digitale, la Commissione mira a sostenere la diffusione della banda larga soprattutto in aree poco servite per garantire un livello di connettività elevato nell’UE.
L’Italia è in ritardo rispetto alla maggior parte degli Stati membri per quanto riguarda la diffusione delle reti a banda larga (almeno 30 Mbps) che garantiscono la copertura soltanto al 44% delle famiglie (cfr. l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società).
Secondo la consultazione pubblica condotta dall’Italia nel 2015, in assenza di un intervento pubblico, nel 2018 il 26% delle famiglie si troverebbe nell’impossibilità di collegarsi ad una rete con una velocità di trasferimento dei dati superiore ai 30 Mbps.
Il prossimo autunno la Commissione presenterà una versione aggiornata delle norme UE in materia di telecomunicazioni che dovrebbe incentivare e raccogliere più investimenti privati e garantire la prevedibilità normativa e condizioni adeguate perché tutti gli operatori possano investire. Si concentrerà inoltre su un migliore coordinamento dello spettro radio e delle comunicazioni mobili 5G del futuro.
Al fine di preparare l’imminente riforma del quadro dell’UE in materia di telecomunicazioni, la proposta sulle frequenze radio presentata dalla Commissione in febbraio (comunicato stampa) dovrebbe essere adottata il prima possibile dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Gli orientamenti sulle reti a banda larga del 2013, entrati in vigore il 26 gennaio 2013, offrono un contesto stabile e certezza giuridica per gli investimenti nella banda larga. In particolare conciliano, da un lato, la necessità di incoraggiare il rapido sviluppo dell’infrastruttura della banda larga e, dall’altro, la minimizzazione del rischio di esclusione degli investimenti privati e di creazione di monopoli e vengono così ad integrare altre politiche nazionali e dell’UE in materia.
4 luglio 2016