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La Cina libera Twitter a Shanghai

Shangai

Il governo di Pechino ha deciso di permettere nella “Free Trade Zone” l’accesso ai social network bloccati nel Paese dal 2009: “Così gli stranieri si sentiranno a casa”. La misura tende ad attirare nuovi investimenti esteri shangaiUna piccola porta nella Grande muraglia di fuoco digitale si apre a Shanghai. Stando a quanto riportato dal quotidiano South China Morning Post, infatti, dal 29 settembre verrà concesso nella “Free Trade Zone” dell’area di Shangai  l’accesso a Facebook e Twitter, bloccati nel Paese asiatico dalla metà del 2009 a seguito delle proteste scatenatesi nello Xinjiang, oltre alle pagine online del New York Times, reso inaccessibile da circa un anno per aver denunciato le fortune accumulate dall’ex premier Wen Jiabao. I principali fornitori di connessioni cinesi, China Mobile, China Unicom e China Telecom, sarebbero già stati informati del nuovo corso. La misura sarebbe una “prova generale” per aprire a nuovi investimenti esteri e “far sentire gli stranieri come fossero a casa propria, o comunque rendere palese quanto speciale sia la Ftz di Shanghai rispetto al resto della Cina”, come dichiarato da una fonte anonima del governo al South China Morning Post. Internet nel Paese è sotto controllo praticamente da prima che diventasse una realtà globale: già nel 1994 le autorità cinesi mettevano a punto la Regulations of the People’s Republic of China for the Safety Protection of Computer Information Systems, dando avvio ad un percorso che avrebbe portato in breve tempo a rendere illegali nel cyberspazio del Paese (così come nello spazio reale) la diffusione di qualunque tipo di contenuto foriero di problemi per lo status quo sociale, politico ed economico. Il filtraggio della Grande muraglia digitale si serve, innanzitutto, di tutti i sistemi tecnologici di censura esistenti (dalle “liste nere” consegnate agli Isp fino alla deep packet inspection, passando per i blocchi imposti alle Virtual Private Network che permettono di aggirare i filtri); in secondo luogo, di una legislazione rigida e costituita da divieti talmente vaghi da risultare utilizzabili arbitrariamente e nei più svariati contesti; infine, per non ostacolare quello che viene comunque riconosciuto come settore di sviluppo economico fondamentale, si popola l’ecosistema della “socialità” in rete con piattaforme autoctone, come quella di microblogging Sina Weibo o il Facebook in mandarino Kaixinwang, letteralmente “La rete della felicità”.

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