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Google ti usa come testimonial nei suoi annunci. Ma puoi impedirglielo con un clic
Arrivano i “Consigli condivisi” sui servizi dell’azienda di Mountain View, che mostrerà nelle sue ads il viso di utenti che hanno espresso apprezzamento per l’oggetto delle pubblicità. Restare fuori dal circuito, tuttavia, è semplice e veloce
Pronti a fare da testimonial tra gli annunci di Google? Potrebbe essere questo il pay off per la modifica delle policy sulla privacy introdotta da Google con i “Consigli condivisi”. L’azienda californiana si è infatti auto-assegnata da venerdì il diritto di prendere le foto dei profili di GPlus e inserirle negli annunci mostrati nei suoi servizi.
“Per aiutare i tuoi amici e altre persone a trovare contenuti interessanti online – scrive Google nella sua informativa – la tua attività (recensioni, +1, persone che segui, condivisioni e così via) può essere utilizzata, insieme al tuo nome e alla tua foto, in contesti pubblicitari o promozionali”. Le immagini che corredano in forma di esempio la descrizione del nuovo corso mostrano i sorrisi di utenti che hanno espresso apprezzamento per un determinato prodotto pubblicizzato in varie sezioni.
A breve dunque uno dei nostri contatti potrebbe ritrovarsi con il nostro nome e viso che gli suggeriscono di andare a mangiare nel ristorante la cui pagina su GPlus è tra quelle che seguiamo. Un sistema che appare potenzialmente molto più esteso di quanto non lo sia quello messo a punto in precedenza da Facebook, data la natura “walled garden” del social in blu che lo contraddistingue dalla pervasività e dall’apertura che caratterizzano invece i servizi del colosso di Mountain View. Scrive Claire Cain Miller sul New York Times facendo riferimento anche alle ultime modifiche introdotte dalla piattaforma di Zuckerberg in materia di ricerca dei profili:
Google e Facebook descrivono questi cambiamenti come aggiornamenti minori, ma sono in realtà l’ultimo esempio della spinta continua da parte delle imprese del Web a raccogliere la mole di informazioni personali condivise in rete per andare a caccia di profitti. Il problema, sostengono i difensori della privacy, sorge quando le aziende fanno dei dati un utilizzo che i proprietari dei dati stessi non si sarebbero aspettati nel momento in cui li hanno condivisi”.
L’inquietante scenario viene mitigato dal fatto che viene esclusa la possibilità che vengano utilizzate nei “Consigli condivisi” le foto e le informazioni dei minori di 18 anni, ma soprattutto dalla possibilità di disattivare la funzione con un semplice clic, quello sul quadratino in fondo a questa pagina. Google rivolge tuttavia un accorato appello finale all’altruismo chi decidesse di non prestare la propria immagine al servizio: “Quando disattivi questa funzione i tuoi amici avranno meno probabilità di avvalersi dei tuoi consigli”. Leggi anche: Se Gmail legge la tua posta viola le leggi sulle intercettazioni?