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Il mercato delle telecomunicazioni europee: luci ed ombre nella nuova relazione della Commissione. In Italia tasso penetrazione broadband mobile doppio rispetto al 2011

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La Commissione europea ha pubblicato una relazione sullo stato del mercato e della regolamentazione delle telecomunicazioni nel Vecchio Continente nel biennio 2012-2013. Da essa si evince che le entrate del settore sono nuovamente calate nel 2013, ma che gli investimenti iniziano a crescere. In merito ai servizi di telefonia tradizionali, essi cedono sempre più il passo ai servizi VoIP, mentre il traffico dati è in rapido aumento; i costi delle chiamate vocali e dei servizi dati su reti mobili sono più alti nell’UE rispetto agli Stati Uniti, mentre l’uso dei servizi mobili è più diffuso negli USA, dove si registra di conseguenza un “ricavo medio per utente” più elevato. La relazione affronta una serie di questioni normative nel contesto degli sviluppi del mercato, della competitività e degli obiettivi fissati dall’Agenda digitale. Nel dettaglio, il focus è su regolamentazione del mercato, piani e finanziamenti per la banda larga, autorità nazionali di regolamentazione, autorizzazioni, gestione dello spettro, diritti di passaggio e accesso all’infrastruttura passiva, accesso e interconnessione, questioni relative ai consumatori, servizio universale e neutralità della rete. Dalla relazione risulta così che l’accesso a un’infrastruttura passiva di telecomunicazione è frammentato, complesso e pesante in alcuni Stati membri, tra cui Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Lussemburgo, Malta e Polonia. Esistono notevoli differenze tra gli Stati membri per quanto riguarda le tariffe all’ingrosso per la portabilità del numero, ossia il costo addebitato a un operatore concorrente per trasferire il numero di un abbonato. La maggior parte dei paesi europei ha definito piani nazionali per la banda larga, ad eccezione di Grecia, Romania e Cipro, che stanno tuttavia per finalizzarli; i progetti nazionali per la banda larga sono finanziati nei modi più disparati (ad esempio mediante fondi pubblici nazionali sotto forma di aiuti di Stato o attraverso i fondi strutturali dell’UE). broadbandpenetrationue In materia di neutralità della rete, si rileva come “gli Stati membri seguano approcci diversi , che vanno dall’autoregolamentazione a una legislazione vincolante. Tuttavia, il dibattito è principalmente concentrato sul livello di regolazione continentale”. Solo la Danimarca, la Germania, la Lettonia e Malta hanno raggiunto l’obiettivo del 2012 per l’autorizzazione di bande di frequenza specifiche, mentre 21 Stati membri sono riusciti ad arrivare al traguardo nel 2013. “Il ritardo nell’assegnazione della banda a 800 MHz – chiosa la Commissione – ha pesantemente rallentato la diffusione delle reti mobili 4G in tutta l’UE; il tempo necessario per ottenere i permessi di installare nuove reti varia da pochi giorni a diversi anni, secondo il luogo in cui si costruisce la rete. La maggior parte delle autorità tuttora non accetta la presentazione delle richieste per via elettronica”. “Il cammino verso la realizzazione di un vero mercato unico è certamente ancora lungo”, dichiara Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea. “Bisogna tagliare l’onere burocratico e occorre un’azione normativa più coerente a livello sia nazionale che unionale per costruire finalmente questo mercato unico. L’attuazione in tempi brevi della direttiva sulla riduzione dei costi della banda larga contribuirà a centrare l’obiettivo, ma bisogna fare di più”. Italia Per quanto attiene il nostro Paese, la Commissione rileva come sul fronte della banda larga NGA, a fronte di miglioramenti verso il raggiungimento degli obiettivi continentali, rimangano alcuni ritardi soprattutto in merito alla penetrazione delle connessioni a 30 mbps e alla velocità delle linee broadband già attive. Se la scarsa alfabetizzazione gioca il suo ruolo in questo quadro a tinte fosche (il 34% degli italiani dichiara di non aver mai usato Internet, il quarto dato più alto dell’Unione), è sul fronte dell’infrastruttura che la Commissione invita a concentrare gli sforzi. Diversa la situazione in ambito mobile, dove la banda larga nel gennaio di quest’anno ha raggiunto un tasso di penetrazione doppio rispetto a quello del 2011, e superiore alla media UE. Inoltre, la distribuzione e la disponibilità delle reti LTE sono rapidamente progredite (più che triplicato dal luglio 2013), sia nelle città principali così come nelle aree in digital divide. “In quest’ultimo caso – si legge nel documento – ciò è favorito dagli obblighi di copertura collegati a ciascun diritto d’uso per la banda a 800 MHz, messi a disposizione degli assegnatari a partire dal 1 gennaio 2013”. Per quanto attiene la neutralità della rete, si evidenzia come l’Italia non abbia adottato alcuna misura legislativa volta a tutelare la net neutrality; tuttavia, “L’Agcom monitora con regolarità tutte le misure di traffic management messe in atto dagli operatori fissi e mobili imponendo misure di trasparenza a molti di essi. Inoltre, agli ISP si impone di indicare non solo la velocità massima possibile per le connessioni ma anche la velocità minima garantita”. LEGGIAgcom, la Relazione annuale al Parlamento: il macrosettore delle comunicazioni è in perdita per 5,4 miliardi di euro. Cardani: ‘Avanti con una regolazione 2.0’ ” 22 luglio 2014

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