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L’Nsa rischia di cessare le attività? La legge in discussione al Congresso e la battaglia in tribunale alle porte

La raccolta massiva dei metadati telefonici è “l’unica strada a nostra disposizione per collegare tra loro i puntini” in chiave antiterrorismo. Così solo poche ore fa il generale Keith Alexander, numero uno della National Security Agency statunitense, ha difeso il programma di sorveglianza che dopo le rivelazioni di Edward Snowden è finito al centro di uno scandalo internazionale di inedite proporzioni. Ad ascoltarlo i senatori del Congresso che hanno in realtà tutta l’intenzione di tagliare le unghie della Nsa e mettere una parola fine ai rastrellamenti di dati. Viaggia infatti verso il voto in aula una legge soprannominata USA Freedom Act, che ha come sponsor princpale Patrick Lehay, presidente della Commissione Giustizia del Senato: “Cediamo un sacco di privacy in questo Paese – ha affermato Lehay – e francamente mi preoccupo di darne troppa”. La legge si pone come obiettivo la riforma delle autorità del Governo con l’obiettivo di restringere i loro poteri in materia di tracciamento e sorveglianza, con un argine all’utilizzo della Section 215 del Patrioct Act. Come riferisce ArsTechinca, se il teso dovesse essere approvato nella sua forma attuale si aprirebbe una guerra in tribunale. In un passaggio, infatti, si afferma che la raccolta di dati potrà essere autorizzata solo se “pertinente” al lavoro dell’intelligence all’estero. Una formulazione vaga e foriera di sicure interpretazioni di senso opposto. E alla fine potrebbe essere un giudice a riabilitare le più controverse pratiche dell’Nsa, come affermato dal Vice Procuratore generale del Dipartimento di Giustizia James Cole. Intanto il Datagate espande la sua zona d’ombra; le ultime rivelazioni di Snowden parlano dell’utilizzo operato dalla Nsa dei cookie finiti nei dispositivi degli utenti di Google, mentre un colosso delle telecomunicazioni a stelle strisce, l’AT&T, rischia grosso per aver venduto alla CIA registrazione telefoniche dei propri abbonati. L’intelligence avrebbe pagato più di 10 milioni di euro l’anno per avere accesso alle comunicazioni internazionali transitate sulle reti della telco. Ora un gruppo di associazioni dei consumatori, capitanate da Public Knowledge, ha presentato una petizione alla Federal Communications Commission nella quale si chiede che AT&T venga sanzionata per aver fatto ceduto dati relativi agli utenti senza il loro esplicito consenso. Una mossa che contribuisce a dare l’idea di un accerchiamento operato a tutti i livelli del sistema statunitense nei confronti di organismi che le rivelazioni di Snowden hanno dipinto come poteri fuori controllo. Immagine in home page: Mashable.com 12 dicembre 2013

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