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Charlie Gard, il Prof. Alberto Gambino: “Sentenze inglesi non precludono trasporto Charlie fuori dalla Gran Bretagna. Possibilità prevista espressamente dall’Alta Corte inglese”

“Non comprendo quali siano le motivazioni legali addotte dal Great Ormond Street Hospital di Londra per non trasportare il piccolo Charlie in Italia presso il Bambin Gesù”. Lo dichiara in una nota il prof. Alberto Gambino, giurista, ordinario di diritto privato all’Università Europea di Roma e direttore scientifico di Diritto Mercato Tecnologia.

“Agli atti processuali, infatti – prosegue il giurista – il 21° statement della decisione dell’High Court of Justice statuisce espressamente che ‘Transporting Charlie to the USA would be problematic, but possible’”.

“Ciò indica inequivocabilmente – aggiunge – che come è tecnicamente possibile il trasferimento di Charlie negli Usa, così lo può essere anche in Italia nella struttura ospedaliera Bambino Gesù”.

“Sarebbe, del resto, davvero in contrasto con lo spirito tipicamente liberale anglosassone – conclude il Prof. Gambino – privare per motivi burocratici della libertà di circolazione e di cura un essere umano malato e costringerlo a morire nel suo luogo di residenza”.

 www.farodiroma.it

Charlie, braccio di ferro.Il giurista a Metro: «motivi legali? No»

Charlie Gard, è il bambino di soli 10 mesi affetto dalla sindrome da deplezione mitocondriale, una patologia rarissima e incurabile.

Diagnostica quando il bambino aveva due mesi, da allora Charlie è ricoverato al Great Ormond Street Hospital di Londra dove è tenuto in vita grazie ai macchinari per la respirazione artificiale. Data la gravità delle sue condizioni, i medici hanno chiesto di poter interrompere le cure, per evitare inutili sofferenze al bambino che nel corso della malattia ha riportato anche gravi danni cerebrali.

Contro il loro parere si sono schierati i genitori del piccolo, Chris Gard e Connie Yates, che hanno avviato e condotto una lunga battaglia legale arrivata fino alla Corte per i diritti umani di Strasburgo dopo essere stata persa nelle sedi giudiziarie inglesi. Queste le principali tappe della vicenda.

L’11 aprile 2017, il giudice dell’Alta corte di Londra respinge il ricorso dei genitori dando ragione ai medici dell’ospedale, stabilendo che vengano staccati i macchinari che tengono in vita il piccolo.

Il 2 maggio, il padre e la madre di Charlie ricorrono in appello contro la decisione e lanciano una campagna internazionale che in poco tempo raccoglie il sostegno di decine di migliaia di persone.

La petizione raccoglie anche dei fondi perché Charlie venga trasferito in un ospedale degli Stati Uniti affinche sia sottoposto a una terapia sperimentale, ritenuta però dai medici del tutto inutile e che causerebbe, per via del lungo viaggio, ulteriori sofferenze al bambino.

Ventitre giorni dopo, il 25 maggio, la Corte d’appello conferma la sentenza dell’Alta corte. Un secondo giudizio contro il quale i genitori del piccolo presentano un ulteriore ricorso presso la Corte suprema britannica. Nel frattempo il Greet Ormond continua a garantire le cure necessarie per la sopravvivenza del bambino.

Anche il terzo grado di giudizio conferma, l’8 giugno, la decisione dell’Alta Corte e dei giudici d’Appello di interrompere la terapia e staccare la spina ai macchinari che tengono in vita il piccolo Charlie. Un parere contro il quale i coniugi Gard presenteranno un ricorso alla Corte per i diritti umani di Strasburgo.

Il 27 giugno, anche i giudici europei però rigettano l’istanza dei due genitori: una decisione scaturita dalla convinzione dei magistrati che non spetti a loro sostituirsi ai giudici nazionali. Il 30 giugno, giorno stabilito per staccare i macchinari, l’ospedale di Londra concede una proroga davanti all’ultimo disperato appello dei genitori. La successiva corsa di solidarietà è arrivata a coinvolgere anche l’Italia e gli Stati Uniti con offerte di accogliere il piccolo nei propri ospedali nazionali. Appelli per il piccolo sono arrivati anche da Papa Francesco e dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

E’ dello scorso 6 luglio il grido d’allarme dell’ associazione italiana Mitocon, secondo cui i medici del Great Ormond Street di Londra starebbero per staccargli la spina. A comunicarlo all’organizzazione sarebbe stata la stessa mamma del bimbo, Connie Yates.

Il presidente di Mitocon, Piero Santantonio, ha lanciato un appello: «Fermatevi, il protocollo scientifico di trattamento sperimentale è pronto. Oggi pomeriggio si è tenuta una riunione tra i medici e i ricercatori dell’equipe internazionale e tra poche ore sarà resa nota una posizione ufficiale rispetto alle possibilità terapeutiche percorribili per il piccolo Charlie». Charlie’s Army, però, il sito che sostiene la famiglia di Charlie, però, ha invitato alla cautela.

Le decisione delle Corti inglesi in merito al caso del piccolo Charlie. 

High Court decision on the British and Irish Legal Information Institute website.
Court of Appeal decision on the British and Irish Legal Information Institute website.
Supreme Court decision available from the UK Supreme Court’s You Tube channel.
 
 
 
 
 

 

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