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Come si proteggono le notizie dagli strilloni tipo Google News?

di Alberto Gambino* Nell’ambito del rapporto fra tutela del copyright e interesse globale all’ informazione uno dei temi di cui si discute è quello relativo agli snippet, estratti di notizie aggregati da motori di ricerca (tipo Google News).

Come deve essere disciplinato questo fenomeno in relazione alle regole del diritto di autore? In nessun ordinamento democratico la notizia, in quanto tale, è coperta dal copyright. Per la legge italiana sul diritto d’ autore il valore di una notizia rileva solo quando il suo accaparramento contrasta con le norme della concorrenza.

Rispetto alle agenzie di stampa, chi con il proprio dispaccio ha dato luogo alla notizia ne rimane titolare per le prime 16 ore. Entro questo arco temporale le notizie possono essere cedute dal titolare dietro corrispettivo e lo stesso può adire l’autorità per il comportamento sleale di chi le abbia utilizzate senza pagare.

Notizia e articolo giornalistico che la contiene appartengono a genus diversi: la prima è un bene immateriale di pubblico dominio, il secondo è coperto pienamente dal copyright.

Tornando agli aggregatori, una volta che una notizia è divulgata, diventa parte del patrimonio informativo dei consociati. Si pensi allo strillone con la mazzetta dei giornali adagiata sul braccio che nel secolo scorso andava urlando «Assassinato l’ Arciduca Francesco Ferdinando d’ Asburgo!»; la notizia la dava liberamente, rinviando all’ acquisto di un quotidiano a chi ne voleva conoscere contenuti e dettagli. Lo strillone di oggi opera nel web e si chiama «aggregatore di notizie».

Non fa nient’ altro che comunicare al grande pubblico notizie già pubblicate da quotidiani, i quali peraltro, a differenza dei giornali cartacei, hanno in molti casi già reso gratuitamente accessibile agli utenti i loro articoli contenenti le notizie strillate dagli aggregatori.

Ora non si può negare che le nuove generazioni appagano la loro sete di conoscenza attingendo solo in superficie ai contenuti informativi, cosicché anche il mero «urlo» di una notizia e del suo breve estratto (snippet) non ha più l’ effetto di spingere all’ approfondimento ulteriore.

Occorre così trovare il modo di tutelare gli investimenti delle testate giornalistiche per non cadere in sacche di monopoli informativi e per non incentivare piattaforme che sfruttano, spesso indebitamente, elementi informativi prodotti da altri soggetti.

Solo quando il testo della notizia riportata da un aggregatore riecheggi l’ elaborazione e il commento originato dal lavoro intellettuale di un giornalista, esso violerà il diritto d’ autore. In questa direzione ora la posizione di Consiglio e Parlamento Ue introduce la presunzione che l’ autore di un’ opera giornalistica (e non della notizia a essa sottesa) abbia ceduto i propri diritti all’ editore, legittimandolo a perseguire quegli snippet che siano riproduttivi del singolo articolo.

Per risolvere fattispecie concrete è opportuno allora lavorare con discernimento e, nel caso degli aggregatori online, distinguere tra la comunicazione di una mera notizia accompagnata da estratti (snippet) liberamente utilizzabili in base alla normativa da informazioni frutto di veri e propri «copia e incolla» che finiscono per esautorare i contenuti scritti del giornalista/editore che ha investito sul reperimento delle notizie e, con il suo apporto professionale, le ha rese interessanti al pubblico dei lettori.

Perché l’equilibrio di un sistema complesso deve necessariamente precedere l’ ecosistema digitale e non inseguirlo. 

*docente di Diritto Privato presso l’Università Europea di Roma e presidente dell’Italian Academy of the Internet Code.

(L’articolo a firma del Prof. Alberto Gambino è apparso sull’edizione cartacea di Milano Finanza del 23 Marzo 2018 a pagina 5)

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