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Come sta cambiando il ruolo della Consob nell’epoca del Fintech

Un estratto dell’intervento di Paolo Ciocca, commissario della Commissione nazionale per le società e la Borsa, intervenuto oggi all’Inaugurazione del Corso di Alta Formazione ‘Fintech e Diritto’ tenuta all’Abi

La rivoluzione che avanza abbraccia tutti i campi dell’azione della finanza: strutture di mercato, intermediari, investitori, consulenti; e tutte le funzioni connesse alle diverse fasi dell’investimento: la profilazione in fase di offerta, la consulenza, la gestione della contrattazione, le customer relations, il complesso del backoffice, le funzioni di controllo (ad es. audit e fraud detection), le investor relations, la stessa corporate governance.

Quale ruolo deve allora svolgere un’autorità indipendente di vigilanza in questo contesto di cambiamento?

Credo che l’obiettivo strategico, come in una navigazione lunga ed imprevedibile, sia mantenere saldi gli ancoraggi ai princìpi (economici) che sono alla base dell’azione di vigilanza, finanziaria in particolare: la correttezza delle azioni, la trasparenza delle condizioni, l’allineamento informativo delle parti, la lotta agli abusi. Il tutto in un quadro regolatorio definito a livello regionale e globale.


La Consob deve quindi concorrere proattivamente alla definizione del nuovo quadro regolatorio nei suoi diversi livelli (primario, europeo e nazionale; secondario; di cooperazione, multilaterale e bilaterale).

Lo deve fare con un’attenzione al corretto sviluppo del mercato, avendo a mente l’accesso dei nuovi entranti ed il level playing field con gli incumbent. Last but not least, con un occhio vigile rivolto anche al contesto competitivo che si verrà a determinare post Brexit. È questo il campo della regulation.

Allo stesso tempo,  la commissione deve stare la dove vi è un’offerta di un prodotto finanziario o di un servizio di investimento, per presidiare la trasparenza informativa e la correttezza dei comportamenti degli intermediari nei rapporti con i risparmiatori, contraenti più deboli; in questo la Commissione è supportata dai nuovi strumenti della product governance/intervention. È questo il campo dell’enforcement.

La Commissione – a legislazione data – sta intervenendo con sempre maggiore frequenza per avvertire, vietare, sanzionare le condotte irregolari. Purtroppo, come sempre accade nei momenti di innovazione, è forte la tentazione di approfittare di una (presunta) novità, per mascherare invece (vera) frode. Sono quindi necessarie ampie collaborazioni istituzionali, per i fini della deterrenza e del perseguimento delle condotte irregolari, volte a realizzare una convergenza di azione tra tutte le autorità indipendenti, l’autorità giudiziaria e le forze di polizia per accelerare la prevenzione e la reazione in questi campi.

Infine, occorre sviluppare soluzioni di cosiddetto RegTech per fornire all’autorità strumenti operativi per svolgere la propria azione di vigilanza anche nel nuovo contesto tecnologico; lo sviluppo di questi strumenti deve essere l’occasione per svolgere un ruolo di sistema, chiamando a raccolta le migliori forze del Paese, ad esempio nella ricerca operativa in campo tecnologico. Questa azione è essenziale in un mondo che sempre più vede l’innovazione emergere – in maniera libera e decentrata – dal mondo “tech”, e con il settore “fin” che verifica successivamente il trasferimento delle tecnologie ai modelli di business.

In questo senso, le autorità possono concorrere a posizionare utilmente il sistema nazionale nel panorama competitivo globale. L’innovazione tecnologica sarà infatti il fondamento della nuova piazza finanziaria.

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