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Competenze digitali, il ritardo dell’Italia nei dati dell’Istat

Nel 2017 si stima che il 64% della popolazione europea tra i 16 e i 74 anni abbia usato il computer su basi quotidiane contro il 52% dei residenti in Italia (in aumento di 11 punti rispetto al 2008). Quasi ovunque, il differenziale tra le persone di 16-24 anni e quelle di 55-74 supera i 30 punti percentuali. Inoltre, tra le persone di 55-74 anni con istruzione universitaria in Italia la quota raggiunge l’80%, in linea con la media Ue. È quanto emerge dall’edizione 2018 del Rapporto sulla conoscenza, nel quale viene sottolineato che il ritardo complessivo del nostro Paese e il ruolo centrale di età e istruzione nella diffusione delle tecnologie digitali si confermano anche per l’uso di Internet: in Italia, gli utenti regolari sono aumentati dal 37% nel 2008 al 69% nel 2016 (contro l’81% nell’Ue), quota che sale al 73,7% tra le persone laureate di 65-74 anni.

Gli utenti di Internet in Italia si concentrano in un numero relativamente ridotto di attività online, perlopiù di carattere passivo e poco avanzato: sono nella fascia bassa della graduatoria per l’invio di email (l’uso più diffuso in assoluto) e ultimi o nelle ultime posizioni per gli usi a carattere informativo (leggere giornali, documentarsi sulla salute, raccogliere informazioni su prodotti), i servizi bancari (40%), la creazione di contenuti e le vendite online. Sopra la media sono invece la visione di video condivisi da altri utenti e la partecipazione civica o politica.

Nel 2017 ha un sito web il 72% delle imprese italiane con almeno 10 addetti, valore al di sotto della media Ue (77%) ma in crescita di 11 punti rispetto al 2010. La quota di imprese che vendono via web i propri prodotti è del 10%, contro il 16% dell’Ue. Sul territorio, l’incidenza è più elevata nelle province autonome di Bolzano (oltre il 27%) e Trento, seguite dall’Umbria e da quasi tutte le regioni del Mezzogiorno, in molti casi con un progresso di 8-10 punti percentuali rispetto al 2012. Il risultato delle regioni del Mezzogiorno, anche se condizionato da una composizione favorevole delle attività, testimonia quanto sia importante la presenza in rete per le imprese operanti in aree periferiche.

L’impiego delle tecnologie dell’informazione per le attività di e-business in Italia è in rapida crescita e in linea con la media europea. In particolare, nel 2017 circa il 37% delle imprese italiane con almeno 10 addetti ha utilizzato applicativi gestionali (Erp) per condividere e integrare l’informazione all’interno dell’azienda e rendere i processi più efficienti (+15 punti rispetto al 2010). L’uso delle tecnologie digitali nelle piccole imprese appare fortemente influenzato dai livelli d’istruzione degli addetti.

A livello europeo, nel 2017 il 56% del personale delle imprese con almeno 10 addetti utilizza computer sul lavoro, contro il 50% in Italia (+12 punti rispetto al 2010). Parallelamente, una impresa europea su cinque ha realizzato attività per il miglioramento delle competenze informatiche dei dipendenti mentre in Italia la quota è del 13%.

Gli occupati in professioni Ict sono cresciuti numericamente e come incidenza sull’occupazione: nel 2016 sono più di 8 milioni nell’Ue, corrispondenti al 3,8% del totale, dal 3,1% nel 2011. In Italia sono quasi 750mila e rappresentano il 3,3% degli occupati: rispetto alla media europea la crescita è stata relativamente più lenta (2 decimi di punto percentuale) e la quota di laureati resta inferiore. D’altra parte, l’occupazione in professioni Ict ha continuato a crescere nel nostro Paese anche nel pieno della crisi e assorbe oltre il 5% del totale dei laureati occupati.

(Fonte Cyber Affairs)

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