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Convegno: il Diritto dei Beni Culturali, in memoria di Paolo Giorgio Ferri. Intervista alla Prof.ssa Barbara Cortese

La redazione di DIMT ha intervistato la Prof.ssa Barbara Cortese, promotrice dell’evento:

“Convegno il Diritto dei Beni Culturali, in memoria di Paolo Giorgio Ferri”.

La Prof.ssa Cortese è associato di Diritto romano e diritti dell’antichità, presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre. Attualmente svolge l’incarico di Direttore dell’OGiPaC, Osservatorio giuridico sulla tutela del patrimonio culturale presso Il Dipartimento di Giurisprudenza. E’ membro della Commissione paritetica del Dipartimento di Giurisprudenza e membro del Collegio di Dottorato in Discipline giuridiche.

 

 

 

In quale contesto si inserisce il convegno:“Convegno il Diritto dei Beni Culturali, in memoria di Paolo Giorgio Ferri”, a quali esigenze vuole dare risposta e da quali idee nasce?

Quale importanza è stata data ai contributi arrivati dalla Call for Papers in tema di Diritti dei Beni Culturali?

 

Il convegno si inserisce nell’ambito delle attività promosse e realizzate dall’OGiPaC – Osservatorio giuridico sulla tutela del patrimonio culturale del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli studi Roma Tre. L’evento è collegato alla call for papers in tema di Diritto dei beni culturali lanciata dall’OGiPaC e ha l’intento di promuovere una riflessione ed un dibattito sui profili giuridici della tutela e della valorizzazione dei beni culturali, i quali meritano una particolare attenzione da parte degli studiosi della materia. In quest’ottica si è privilegiato il contributo proveniente dai più giovani, sia in quanto più sensibili ad alcuni rilevanti cambiamenti che stanno investendo il diritto dei beni culturali, sia al fine di offrire loro spazi di confronto e di visibilità. Spazi che fino ad oggi sono rimasti abbastanza ristretti in un campo che, per tradizione sia accademica che istituzionale, è sempre stato concepito e/o percepito come ‘di nicchia’. E’ nostra profonda convinzione che dal dialogo non solo fra discipline giuridiche ma anche fra generazioni di studiosi non possa che derivare un arricchimento reciproco, oltre che una spinta verso un’azione di consolidamento e al contempo di apertura e ammodernamento di un certo tipo di studi.

Oltre a ciò, e non certo secondariamente, il convegno è l’occasione per onorare la memoria del Dr. Paolo Giorgio Ferri, scomparso circa un anno fa; un uomo e un professionista che ha dedicato la sua vita al traffico illegale dei beni culturali. Una persona che mancherà a tutti anche a coloro che non lo conoscevano e per i quali ha svolto un lavoro di importanza inestimabile, vigilando su quelle che sono le nostre ‘testimonianze aventi valore di civiltà’.

 

 

 

Rispetto all’attuale periodo storico è possibile fare un focus giuridico e gius-politico del settore dei beni culturali, i quali stanno acquisendo sempre più rilevanza nel panorama odierno. Nel momento strategico di rilancio economico e di evoluzione legislativa del nostro Paese, si torna a parlare nel calendario del Senato del disegno di legge di reato contro il patrimonio culturale. Si sta inoltre ridiscutendo il partenariato pubblico e privato con l’acquisizione di strumenti più agevoli e fluidi di collaborazione tra privati e Stato. Tutto questo dal punto di analisi dell’uso e della valorizzazione dei beni culturali.

A Suo avviso, quale sarà l’evoluzione legislativa in materia? Ed in quale misura e con quali strumenti saranno offerte le giuste tutele dei Beni Culturali?

 

Il dialogo fra la scienza e le istituzioni è indispensabile per un Paese che voglia garantire sia, in generale ai cittadini, le condizioni ideali per vivere in una comunità civile, sia per il progresso della civiltà stessa: la pandemia lo ha ampiamente dimostrato. Allo stesso modo, con riferimento al patrimonio culturale, l’implemento degli studi specialistici, l’interazione fra di essi e infine lo scambio con le istituzioni, soprattutto politiche, rappresentano i presupposti essenziali per promuovere la “cultura della cultura”, sia come elemento identitario, sia come risorsa. L’auspicio è che l’attenzione recentemente riservata in modo sempre più consistente al mondo della cultura, sia a livello nazionale, sia a livello internazionale, trovi adeguati sbocchi nelle differenti sedi normative, con risposte il più possibile efficaci alle molteplici istanze provenienti dai vari comparti di tale. Il compito è certo oneroso, ma probabilmente è il momento giusto per iniziarlo, o , come in alcuni casi, semplicemente riprenderlo. Va detto che l’Italia per molti aspetti ha rappresentato e rappresenta un modello, non solo per l’immensità del patrimonio culturale che connota la nostra realtà territoriale e la nostra tradizione civile, ma anche per alcune scelte politiche e legislative operate in passato alle quali è seguita l’adozione di strumenti di indiscutibile efficacia, come ad esempio la creazione di un nucleo specifico all’interno dell’Arma dei Carabinieri dedito alla Tutela del Patrimonio culturale.

 

 

Qual è, a Suo avviso, il supporto che possono dare le nuove tecnologie applicate alla tutela ed alla valorizzazione del Diritto dei Beni Culturali? Ad esempio, può parlarci meglio della relazione che intercorre nell’applicazione dello strumento Blockchain ai Beni Culturali, o del conflitto tra i commons e la tutela della proprietà intellettuale rispetto alla digitalizzazione del patrimonio culturale?

La tecnologia deve essere concepita come un insieme in evoluzione perpetua di strumenti al servizio dell’uomo; in qualunque contesto queste possano trovare applicazione.

Il settore della cultura in via generale non può che trarre benefici dagli enormi progressi tecnologici che stanno interessando la società. Tuttavia, è anche vero che è necessaria un’attività costante di regolamentazione. L’utilizzo della tecnologia non deve entrare in conflitto con la persona e le sue prerogative, prima, di essere umano e cittadino, poi. Ma che appunto ne accompagni la sua dimensione umana e civile. In questo senso lo sforzo che occorre fare, è duplice: essere vigili ed essere rapidi. Vigili perchè ogni innovazione va considerata in tutti i suoi profili e in tutte le sue ricadute, come sulle tutela del singolo e della comunità; rapidi perchè i cambiamenti avvengono in modo repentino, ed occorre che la regolamentazione citata, al fine di essere davvero efficace, sia il prodotto di un’azione sollecita, spedita,  magari condotta anche attraverso procedimenti legislativi più snelli.

In tal senso, al momento rispetto al fenomeno della digitalizzazione ci troviamo in una fase di stallo, generata dal noto dibattito fra tutele della proprietà intellettuale (copyright), liberalizzazione delle licenze (Creative commons licenses), apertura degli accessi (open Access) e via dicendo, con conflitti anche piuttosto aspri a livello normativo non solo nazionale (si pensi alle garanzie costituzionali ed alla legislazione ordinaria) ma anche comunitario (con le recenti direttive) ed internazionale.

Quanto alla tecnologia ‘blockchain’, anch’essa ha delle potenzialità enormi, come mostra l’interesse che il nostro MiC sta mostrando per questo tipo di risorsa ai fini dell’implementazione del valore delle opere d’arte: dell’individuazione dei loro dati identificativi, della loro circolazione e della loro fruizione.

Tuttavia, anche questa tecnologia va tenuta sotto osservazione e, quando necessario, contenuta. Questo per evitare che anzichè costituire uno strumento al servizio del bene, del singolo e della comunità, diventi un viatico per attività discutibili se non anche illegali. Come ad esempio la tokenizzazione, un fenomeno da monitorare con attenzione.

 

 

 

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