skip to Main Content

Coronavirus, tra riconoscimento facciale e diritti fondamentali

Le discussioni di queste settimane, in italia, in Europa e, per fortuna, anche fuori dai confini del vecchio continente a proposito dell’esigenza di identificare la migliore possibile soluzione di compromesso tra l’utilizzo della tecnologia nella guerra alla pandemia e il rispetto della privacy dei cittadini ci hanno, probabilmente, consegnato l’illusione di un mondo nel quale i diritti fondamentali stanno recuperando il ruolo che meritano nella società.

Ma, a leggere la lettera che Edward J. Market ha indirizzato ieri a Hoan Ton-That, fondatore e amministratore delegato di Clearview AI, un’azienda specializzata nell’applicazione dell’intelligenza artificiale al riconoscimento facciale, questa illusione sembra destinata a sgretolarsi o, almeno, a essere straordinariamente ridimensionata.

Nella lettera, infatti, il Senatore Market chiede conto al CEO di Clearview AI di un’intervista che quest’ultimo ha rilasciato lo scorso 28 aprile alla NBC nella quale propone di utilizzare la tecnologia di riconoscimento facciale della propria azienda per tracciare i contagiati, ricostruire puntualmente i loro contatti e, naturalmente, vietare loro l’accesso a ogni genere di luogo pubblico.

Nell’intervista, peraltro – ed è questo il cuore della lettera indirizzatagli dal Senatore Market – il numero uno di Clearview AI dichiara che starebbe già dialogando con una serie di autorità pubbliche statali e federali a proposito dell’implementazione della sua idea.

Mentre, dunque, nel mondo si discute di ridurre il più vicino possibile allo zero la compressione della privacy dei cittadini nell’ambito delle tecnologie di contact tracing, c’è ancora qualcuno, non senza, probabilmente, un certo seguito – almeno se è vero quanto dichiarato da Ton-That alla NBC –  che in un Paese dalle ambizioni civili e democratiche come gli Stati uniti d’America, peraltro già travolto più e più volte da scandali che ne hanno messo in luce almeno il difficile rapporto la privacy e le Autorità pubbliche, che starebbe pensando di tracciare le persone affette da un virus addirittura usando il loro volto e i loro dati biometrici, i più preziosi e sensibili nell’universo dei dati personali.

Continua a leggere l’articolo di Guido Scorza su L’Espresso.

Back To Top