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Cose da non credere 2019, la settima edizione dell’evento dell’Unione Nazionale Consumatori

Il 2 luglio si è svolto a Roma, al We-Gil, la settima edizione di Cose da non credere. L’evento, promosso dall’Unione Nazionale Consumatori, ha cambiato radicalmente paradigma: i partecipanti – addetti ai lavori, portatori di interesse, protagonisti della comunicazione, rappresentanti delle aziende – si sono messi in gioco in una vera e propria investigazione da film giallo per scoprire l’”assassino”, cioè le nuove tendenze di consumo, e delineare l’identikit del “nuovo” consumatore e i suoi stili di acquisto.

Alla fine dell’investigazione il Presidente di Unc Massimiliano Dona e il professor di marketing all’Universita Roma Tre, Carlo Alberto Pratesi, hanno svelato il volto e le caratteristiche dei quattro personaggi su cui i presenti hanno ragionato per tutta l’ora precedente: il giovane startupper italo-filippino Bryan Natavio, ideatore di un software che semplifica ai ristoratori la gestione del food delivery; la blogger Flora Pellino, appassionata di sport e moda ma con un occhio al risparmio; la manager Stefania Sammartano, donna in carriera attenta all’alimentazione che si muove in bicicletta o monopattino elettrico; l’avvocato over 60 Fabio Pulsoni, amante della buona cucina e delle auto di lusso con una predilezione per la tecnologia fuori e dentro casa.

Non è stato facile per i nostri detective scoprire chi ci fosse dietro gli indizi, e proprio questo era il senso del gioco: non esiste più un consumatore stigmatizzato dentro gli schemi (dal canale di acquisto alle marche a cui è affezionato, passando per l’utilizzo dei social network e il tipo di alimentazione), ma siamo di fronte ad una tale segmentizzazione che può capitare ad esempio che un’appassionata di shopping consideri suoi marchi di riferimento Louboutin e H&M, così come un ventenne non sia interessato ai social e un sessantenne sia entusiasta della tecnologia e dialoghi con la sua a casa attraverso l’assistente vocale di Amazon

Al professor Pratesi il compito di concludere questo pomeriggio di investigazione, di gioco, di ricerca ma anche, come consuetudine, di confronto e crescita con una relazione dal titolo Il poco che spiega il tanto: dal marketing al customering passando per gli small data.

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