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Giustizia amministrativa e Comunicazione. Intervista al Professor Virgilio D’Antonio

In merito alla Delibera del Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa del 25marzo 2021 sull’uso dei mezzi di comunicazione elettronica e dei social media da parte dei magistrati amministrativi, la redazione di DIMT ha intervistato il Professor Virgilio D’Antonio: Ordinario di Diritto Privato Comparato e Direttore del Dipartimento di Scienze politiche e della comunicazione dell’Università di Salerno.

 

L’identificazione del magistrato, le amicizie e le connessioni, la privacy e la sicurezza, nello spazio della Rete e dei social sono tutti aspetti analizzati nella delibera del 25 marzo 2021. Sotto questi aspetti a Suo avviso, qual è il livello di consapevolezza dell’uso delle piattaforme di social media che viene richiesto ad un magistrato?

 

Partiamo da una premessa. La Giustizia Ammnistrativa ha dato prova di grande coraggio con l’adozione della delibera in questione: è la prima magistratura che adotta un simile provvedimento e lo fa, a mio avviso, con equilibrio e con una grande consapevolezza culturale, prima ancora che giuridica e tecnica. L’idea di fondo, infatti, come è ricordato nei “considerando” della stessa delibera, è che i mezzi di comunicazione sociale non vanno demonizzati e tuttavia ne va fatto un uso che presupponga la chiarezza sui rischi che l’uso di essi reca con sé. Dietro il documento sembra esservi l’eco di quella attenta dottrina che da tempo segnala il pericolo della creazione di un potere privato di controllo dei dati, e, in ultima analisi, delle scelte individuali e collettive che la società dei media sta facendo segnare. L’unica alternativa – se non è già troppo tardi – a questa situazione allarmante è che la sfera pubblica, cioè il Diritto, recuperi il proprio spazio di governo della realtà, nell’impossibilità di accettare che vi sia un’area del mondo “sottratta” al rispetto delle regole comuni. Se si può comprendere -ma non per questo accettare – che il cittadino medio, “ubriaco” di uso dei Social, non abbia la percezione di quanto stia accadendo e si faccia prendere dalla sindrome da tastiera, questo non è minimamente accettabile per il cittadino-magistrato, chiamato ad un supplemento di attenzione, conscio che la separazione tra momento privato ed istituzionale della propria vita non sempre è consentita. D’altronde è il prezzo necessario come riequilibrio dell’immenso potere che oggi hanno le sentenze nella dimensione sociale attuale. In altre parole, tale potere si giustifica, sempre nei limiti costituzionali assegnati, soltanto di fronte ad una magistratura consapevole del proprio ruolo istituzionale. Ad esempio, molto significativa è la pronunzia di pochi giorni fa con cui proprio il Consiglio di Stato, confermando altrettante decisioni del TAR Lazio, nel respingere un ricorso di Facebook in tema di Antitrust, ha segnalato che, a dispetto dell’apparente gratuità del servizio offerto, vi è una sostanziale corrispettività, consistente nella cessione di propri dati personali. Ed una simile assi condivisibile posizione sarebbe vanificata da comportamenti dei singoli magistrati che, di fronte ad una tastiera, facciano di tutto, si lascino andare a pubblicazioni indiscriminate di foto, affermazioni, “amicizie” o altri dati personali dispersi nel magma indistinto della Rete ed il cui controllo è spesso perso per sempre.

 

 

Potrebbe parlarci di quale forma di libertà hanno i magistrati amministrativi nella manifestazione del pensiero sui social media? Quali le regole di comportamento e le responsabilità nell’uso dei social media e quali i rischi e le potenzialità applicative nell’uso dei mezzi di comunicazione elettronica da parte dei magistrati?

 

La delibera non contiene alcuna limitazione della libertà di manifestazione del pensiero dei magistrati che frequentano i Social ed altri mezzi di comunicazione a potenziale diffusione indiscriminata. Vorrei dire, che, in fondo, – ed è per questo è particolarmente meritoria – la delibera pare più incentrata sul mezzo di comunicazione che non sull’utilizzatore; in altre parole, che il magistrato possa fare uso del social nell’esercizio dei propri diritti fondamentali è ovviamente fuori discussione. Ciò che viene segnalato e regolato con linee di indirizzo, innanzitutto culturali, prima che disciplinari, è che la navigazione social impone un supplemento di attenzione. Pubblicare una foto, lasciarsi andare ad un giudizio, accettare un’amicizia senza la percezione della perdita di controllo dei propri dati è un rischio che non possono correre il singolo magistrato, la magistratura nel suo insieme e la società nel suo complesso. Tra i profili significativi della Delibera ne segnalerei almeno due: l’introduzione di un principio di precauzione, inevitabilmente affidato al prudente apprezzamento di ogni magistrato utente della Rete ed il diritto/dovere di formazione sull’uso degli strumenti di comunicazione sociale. Insomma, siamo in presenza di un provvedimento davvero di novità, che fa onore ai giudici amministrativi ed al loro organo di autogoverno. Sarebbe ora che le altre magistrature seguissero la via tracciata; ma, in realtà, nella stessa direzione si muovessero tutte le pubbliche istituzioni: la fiducia nei loro confronti si recupererà innanzitutto se i loro rappresentanti saranno il principale esempio di moderazione, cautela, prudenza nella frequentazione dei Social. In definitiva, è tempo che chi ha ruoli di responsabilità sia il primo a dare testimonianza che non basta essere davanti ad un computer, magari coprendosi dietro uno pseudonimo, per sentirsi liberi di violare ogni regola o di perdere la propria dimensione di vita reale. Parafrasando Umberto Eco, un imbecille resta tale anche se si esprime mediante una tastiera, che dunque non ha alcun effetto emendativo della propria stupidità. Alla retorica della Rete come arena del “tutto è possibile e consentito”, è bene che si sottragga in primo luogo chi ha compiti e responsabilità istituzionali.

 

 

Di seguito il link per visualizzare la Delibera del 25 marzo 2021:

 

Delibera sull’uso dei mezzi di comunicazione elettronica e dei social media
da parte dei magistrati amministrativi

 

 

Approfondimenti:

 

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