Riproponiamo gli interventi dei relatori del convegno "La riforma dello Sport e le nuove competenze"…
Ddl su Biotestamento, testo contraddittorio foriero di contenzioso milionario per medici e strutture sanitarie

Un ddl irto di delicate questioni rimaste irrisolte nei lavori in Commissione, è quello in discussione alla Camera sulle «Norme in materia di consenso informato e di Dichiarazioni anticipate di trattamento», comunemente definito “legge sul biotestamento” o “testamento biologico”.
In cosa consistono le “Dichiarazioni anticipate di trattamento” (Dat)? Lo spiega l’articolo 3 del documento sottoposto all’esame di Montecitorio: “Ogni persona maggiorenne e capace di intendere e di volere – recita il primo comma –, in previsione di un’eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può, attraverso le Dat, esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari», senza eccezione. Indica anche “una persona di sua fiducia” che “lo rappresenti nelle relazioni con il medico”.
Se, prima facie, non sembrerebbero esserci motivi consistenti per sottoporre ad un vaglio critico le Dat, ad uno sguardo più attento e ponderato sorgono in realtà molteplici nodi di rilievo etico, di impostazione culturale e di ordine pratico.
Uno schema non convincente secondo il quale un soggetto “in piena salute possa prevedere cosa accadrà un giorno a seguito di un incidente, i trattamenti terapeutici cui vorrà essere sottoposto, vincolando per giunta il medico, con la redazione delle dichiarazioni anticipate”. Una redazione che, tra l’altro, non viene necessariamente elaborata assieme al medico, ma può esserla di fronte ad un notaio o ad un pubblico ufficiale.
Tra le maggiori questioni critiche del ddl in discussione alla Camera vi è proprio la “vincolatività” da accordare alle Dat.
In base al grado di vincolatività muta, infatti, anche la concezione del ruolo che l’operatore sanitario debba andare a rivestire nel rapporto con il paziente.
Se le Dat vengono intese infatti come assolutamente stringenti, il medico potrebbe trasformarsi in un mero esecutore delle volontà del paziente, sbiadendosi, fino a dissolversi il suo impegno deontologico ad agire sempre in “scienza e coscienza” e per curare il paziente. La prima (la scienza) sarebbe fortemente limitata da indicazioni troppo restrittive del paziente, mentre la seconda (la coscienza) sarebbe addirittura coartata dalla libera volontà del paziente e sottomessa ad essa.
Nel suo ragionamento, il Prof. Gambino ha sottolineato anche che non avere in Italia una legge sul c.d. testamento biologico non “significa che va tutto male”.
“La sanità italiana, pur con ombre rilevanti, è un’eccellenza mondiale, riconosciuta universalmente come tale, dotata di prassi, buone pratiche, protocolli e di un codice deontologico già capaci di risolvere gran parte dei problemi sui quali questo ddl intende ora intervenire”.
Questa legge – prosegue Gambino – sembra piuttosto voler attribuire la volontà di disporre della propria vita, fino a poter rifiutare supporti vitali quali l’idratazione e la nutrizione, con scenari concreti di eutanasia passiva, vincolando il medico, che si troverà ad affrontare casi dolorosissimi che potrebbe risolvere con normali terapie ma che non potrà adottare per le prescrizioni contenute nei biotestamenti”.
Va poi ricordato che la legge ha una funzione esemplare – ha concluso Gambino – accanto ai casi limite che vanno in Svizzera, ci sono migliaia di persone nelle corsie degli ospedali italiani che, nello stato di malattia, poca lucidità e talvolta abbandono, potrebbero diventare vittime della loro stessa presunta autodeterminazione, imboccando la strada che forse è meglio farsi da parte”.
Del delicato e attuale argomento si è anche discusso a Matera in occasione dell’evento nazionale organizzato dall’AIGA – Associazione italiana giovani avvocati – cui hanno preso parte oltre 350 giovani avvocati provenienti dalle sezioni Aiga di tutta Italia – nel corso del Convegno “Omissione di libertà’? Da Welby a Fabo diritti in cerca di una legge” (Ascolta qui l’audio del convegno di Matera).
Alla riflessione hanno partecipato Mina Welby (Presidente Onorario ass. “Luca Coscioni”), Antonio Stango (Presidente LIDU), Alberto Gambino (Direttore scientifico di Dimt – Pro – Rettore della Università Europea e Presidente di Scienza e Vita), Francesco Di Paola (Ass. “Luca Coscioni”) e Benedetta Vimercati (Docente UNIMI), coordinati da Paola Moles (consigliere avvocati di Matera).
Nell’occasione argomento di rilevante interesse è stata la constatazione dell’imponente contenzioso che conseguirà alle norme contraddittorie contenute nell’attuale formulazione del disegno di legge sul biotestamento, con cause risarcitorie milionarie nei confronti di medici e strutture sanitarie con seri rischi di mancata copertura assicurativa, che gli stessi avvocati scongiurano in nome del loro ruolo di portatori degli effettivi interessi della parti in gioco e dell’etica che contraddistingue la loro funzione sociale.
25 marzo 2017